Davide Valsecchi, patron del Gelo Club, è un imprenditore a dir poco anomalo. Genovese doc, a un certo punto della sua vita decide di abbandonare la carriera da chef per fare il pescivendolo, aprendo un punto vendita anche ad Alessandria.
Davide, lo si capisce subito, non è un pescivendolo come tutti gli altri. Con coraggio e intelligenza è riuscito a trasformare il suo mestiere in qualcosa di nuovo, al punto da diventare un vero e proprio “fenomeno”, sia imprenditoriale che mediatico. Proviamo allora a conoscere meglio una persona che ha investito (e sta investendo) nelle potenzialità della nostra città.
Partiamo subito con una domanda facile… Chi è Davide Valsecchi?
Davide Valsecchi arriva da Genova, dove 23 anni fa ha interrotto il suo percorso culinario (venendo dalla scuola alberghiera), per fare qualcosa di diverso.
Racconta, racconta…
Nel 1993 ho aperto con Riccardo Sini, mio socio “storico”, una pescheria a Genova, con l’idea di abbinare il pesce venduto al consiglio su come cucinarlo. E’ stata una formula vincente, e da lì mi sono per così dire allargato. Nel ’98 ho aperto a Novi Ligure e nel 2003 è stata la volta di Alessandria. Tre pescherie diverse dal solito, tutte e tre rigorosamente “Gelo Club”!
Come sei arrivato ad Alessandria?
Qui c’è l’amore mio, mia figlia, nata proprio ad Alessandria. E dunque ho fatto di tutto per avvicinarmi a lei.
Mi spieghi meglio la tua “formula”?
L’idea di proporre ai clienti il pesce insieme alla ricetta per cucinarlo è stato l’elemento che mi ha contraddistinto in tutti questi anni. Pensa che da questa particolarità è nata anche la mia esperienza televisiva. Una mia cliente, la signora Varvello, mi ha segnalato alla figlia Caterina, giornalista, che in quel momento collaborava con Benedetta Parodi. Così sono stato chiamato a fare una puntata come ospite nel programma “I menù di Benedetta”.
E com’è andata?
E’ andata molto bene, direi. In tv ho fatto quello che faccio normalmente in negozio tutti i giorni. Ho servito a un banco facendo una ricetta e “spiegando” allo stesso tempo il prodotto. Credo che in televisione ci sia troppa cucina e poca cultura sulla materia prima. Io invece sono interessato a quello che vendo prima di trasformarlo, perché senza il prodotto idoneo anche la ricetta migliore perde di qualità. Gli autori del programma si sono innamorati di questo concetto e hanno visto che televisivamente funzionavo bene. Da qui è nato un anno intero di trasmissioni a fianco di Benedetta.
Adesso che progetti hai?
Quest’anno c’è stato un approccio con Real Time prima e con RaiDue dopo, insieme a Caterina Balivo. Ma soprattutto c’è stato il passaggio dalla tv al libro, e per questo devo ringraziare ancora una volta Caterina Varvello, che ha avuto l’idea di “Che pesci pigliare”, edito da Vallardi. Direi che è certamente un libro di cucina, ma con una parte dedicata all’educazione all’acquisto. In tutto questo c’è ancora una cosa da dire, una “chicca” in esclusiva per CorriereAl…
Spara…
“Che pesci pigliare consigliato da Davide Valsecchi” adesso è anche un marchio registrato nel mondo, un sigillo di qualità dei prodotti ittici a tutela del consumatore. L’idea è che un’azienda che lavora bene il pesce possa farsi conoscere e apprezzare ancora di più passando attraverso il sottoscritto. Il marchio indicherà i migliori prodotti ittici sul mercato, secondo Davide Valsecchi. Ho realizzato e messo online anche un sito, dedicato sia al pubblico che alle aziende, per spiegare meglio di che cosa si tratta.
Tu sei un caso imprenditoriale molto particolare per Alessandria. Di solito, qui da noi, chi ha una buona idea se ne va… tu hai fatto il contrario!
Sì, è così (sorride)… ma vedi, io sono convinto che ci siano persone con una marcia in più, e credo che questo dono debba essere usato a vantaggio di tutti. In questo momento il commercio qui ad Alessandria sta soffrendo tantissimo, soprattutto in centro. Ma sono convinto che una città che vuole rinascere deve ripartire proprio dal suo centro storico. Noi abbiamo disabituato le persone a venire da noi, perché non diamo il “servizio di comodità”, ossia il parcheggio. Penso a diversi esercizi commerciali approdati in centro, che successivamente si sono trovati in grande difficoltà e si sono spostati… anch’io mi sto guardando intorno, per cercare un locale più comodo da raggiungere per i miei clienti.
Che cosa faresti allora per risollevare il centro di Alessandria?
Credo occorra un progetto, ma prima ancora è indispensabile avere una data. Recentemente mi sono trovato a discutere di commercio e viabilità con gli assessori Barrera e Ferralasco, e davanti a loro ho ribadito questo concetto: noi dobbiamo avere una data. Se sapessimo con certezza che nel 2017, tanto per dire, verrà fatto un certo tipo di intervento, come per esempio un grande parcheggio per il centro insieme ad un’area verde pedonalizzata, ecco che allora potremmo investire con fiducia sul nostro futuro, sopportando eventuali disagi dovuti ai lavori. Ma senza una data e senza un progetto, non si può essere certi di nulla.
Ma tu dove lo faresti il parcheggio? Al posto del mercato di piazza Garibaldi?
Il mercato di piazza Garibaldi è molto importante, per noi e per tutta la città, perché crea movimento e porta gente. Però io vorrei che la gente potesse andarci al mercato, e adesso oggettivamente è difficile perché non si sa dove mettere la macchina…
Quindi, a tuo avviso il parcheggio è indispensabile…
Guarda, un’area attrezzata per il parcheggio noi ce l’avevamo, ed è stato un errore non sfruttarla. Mi riferisco all’ex-mercato coperto, che avrebbe potuto essere la nostra Famagosta (ndr: parcheggio a pagamento alle porte di Milano). Ma non se ne è fatto nulla… Un’occasione sprecata, secondo me. Mi piaceva anche l’ipotesi del parcheggio sotterraneo in piazza Garibaldi, con sopra il mercato. Certo, questo avrebbe voluto dire dover sopportare qualche anno di disagi, ma con un progetto serio avremmo anche avuto una data certa. Ora dico: cerchiamo uno spazio adatto e comodo per il centro, e partiamo. Non è impossibile, credo. E insieme al parcheggio vorrei un centro storico chiuso alle automobili. Il centro cittadino deve vivere, perché un centro senza vita è molto, molto pericoloso.
Che cosa ti piace di più di Alessandria?
Tutto! Alessandria mi ha dato tutto. Io sono genovese, il mio cuore rimarrà sempre a Genova, nel mare… però io mi sono formato qui, in questa città che mi ha sempre dato soddisfazioni immense. Alessandria è in una posizione strategica felice, vicina alle grandi città del nord, e qui ci sono persone eccezionali, con grandi capacità. Non capisco proprio perché non si riesca a uscire da questa situazione di crisi…
Che consiglio daresti allora ad un giovane imprenditore alessandrino?
Gli suggerirei di fare come ho fatto io: capire di che cosa la gente ha bisogno, e darglielo. E poi gli direi di crederci, di essere ambizioso. Io sono vent’anni che ci credo… ho avuto e ho ancora adesso l’ambizione di vedere dove può arrivare un pescivendolo. Ho trasformato il mio mestiere, riuscendo anche a creare nel mio piccolo qualche imprenditore. Penso per esempio ai miei dipendenti che hanno rilevato da me la gastronomia ittica in via Bergamo, o a quelli del negozio al Cristo… sono diventati essi stessi imprenditori. Guarda, io lo dico sempre a chi lavora con me: abbiate coraggio. E imparate da me, che ne ho avuto tanto.
Andrea Antonuccio