La volta che vinse il Feyenoord [Lettera 32]

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di Beppe Giuliano

 

 

Cifra tonda. Capitolo 15

 

C’è molta guerra del Vietnam e protesta statunitense, sui giornali, nei primi giorni di maggio del 1970.

Il giorno 5 si scrive che sono in corso dure battaglie in Cambogia e Nixon sospende “per ora” gli attacchi aerei sul Nord Vietnam, e anche che: “Varie dimostrazioni hanno turbato la pace (sempre inquieta) degli atenei, ma nell’Ohio è corso il sangue. Quattro studenti – due ragazzi e due ragazze – sono rimasti uccisi, sembra da colpi d’arma da fuoco, durante lunghi scontri con la ‘Guardia nazionale’. Altre quindici persone sono rimaste ferite. Scena del dramma – non ancora ricostruito nei particolari – la Kent State University”.

Su quanto successo alla Kent State scrive immediatamente una canzone Neil Young, e poche settimane dopo va in studio di registrazione con gli altri musicisti del supergruppo di cui fa parte: ‘Ohio’ di Crosby Stills Nash & Young esce il 21 dello stesso mese di maggio e diventerà famosissima tra i tanti fan di quella che all’epoca è la band più amata negli Usa (e molto apprezzata anche da noi).

I giornali che fanno riferimento ai grandi partiti della sinistra sono netti nel giudizio sui fatti di quei giorni. “Con i popoli dell’Indocina che resistono eroicamente all’aggressore americano si schiera tutta l’umanità progressista” titola ‘L’Unità’. L’editoriale di ‘Avanti!’ si intitola “Senza giustificazioni” mentre “L’internazionale socialista condanna l’intervento USA”.

Su ‘La Stampa’ si racconta, di nuovo citando la situazione americana e le morti alla Kent State, che Michelangelo Antonioni parteciperà a un dibattito milanese sul suo recente ‘Zabriskie Point’ e curiosamente alloggia “in un grande albergo dove, proprio in questo periodo, si sta svolgendo il mercato dei calciatori. Pallido, smunto, con la sua eleganza dinoccolata, in mezzo alla piccola folla di presidenti atticciati e di robusti allenatori, sembra appartenere a un’altra razza, a un’altra umanità, quella appunto dei giovani del suo ultimo film, attorniati anch’essi da uomini grevi e sanguigni”.

A Milano non si sta solo tenendo il calciomercato. La sera di mercoledì 6 maggio si giocherà anche la finale di Coppa dei Campioni. Forse.

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Infatti il martedì 5 maggio, a poco più di ventiquattr’ore dall’inizio della finale, il titolo a tutta pagina (sportiva) su ‘La Stampa’ è “Celtic-Feijenoord: il “mistero” continua (Alla vigilia della finalissima non si sa ancora se avrà luogo a Milano)”. Il problema è creato dallo sciopero dei dipendenti comunali, Roma è candidata come soluzione alternativa, si racconta del viaggio forse inutile dei tifosi.

Venendo al calcio giocato, come si dice, “Stein e il suo collega Happel tengono segrete le formazioni”. “Il Celtic, a detta dei tecnici e degli accompagnatori, ha buone speranze di affermarsi contro gli olandesi. Stein è sicuro del successo” mentre il “severo tecnico viennese” Happel che allena il Feyenoord parla di gara apertissima.

All’epoca la Coppa dei Campioni era riservata alle sole squadre vincitrici del trofeo nazionale, con l’aggiunta dei campioni uscenti, e infatti noi abbiamo al via, tra le 33 iscritte, due partecipanti.

La Fiorentina ha vinto il campionato 1968-69, il suo secondo, e a oggi l’ultimo. La allena il “petisso” Bruno Pesaola, il capitano è il centrocampista “Picchio” De Sisti che è anche titolare della nazionale che a breve giocherà la Coppa Rimet in Messico, il goleador è il giovane toscano Chiarugi mentre, dopo essere stati protagonisti del campionato vincente, deludono sia il centravanti Maraschi sia il brasiliano Amarildo, diventato famoso perché ai mondiali del Cile del 1962 vinti dal sul Brasile sostituì addirittura l’infortunato Pelé.

Il Milan invece è iscritto in quanto vincitore dell’ultima edizione, il famoso 4-1 all’Ajax (ancora giovane) nella finale del Bernabeu. L’hanno trasmessa di recente su un canale televisivo satellitare, e vedere contemporaneamente in campo Gianni Rivera e Johann Cruijff dava la sensazione di assistere a un documentario storico.

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Le nostre squadre hanno perso contro le future finaliste. Il Milan negli ottavi, dopo un 1-0 a San Siro, è andato a Rotterdam e ne ha prese due, prima dal mediano Jansen e poi dal regista van Hanegem, che saranno anche in campo nella nazionale a maggioranza “ajacide” della famosa finale del mondiale ‘74. La Fiorentina nei quarti ha patito un netto 3-0 in terra di Scozia, ed è stata inutile la vittoria per 1-0 con gol del solito Chiarugi al ritorno.

Segno dei tempi, molto diversi dagli attuali, quell’anno nelle semifinali della massima manifestazione continentale con gli scozzesi del Celtic e gli olandesi del Feyenoord vanno i polacchi del Legia Varsavia in cui gioca lo straordinario Deyna e gli inglesi del Leeds United. Glasgow e Leeds distano poco più di 200 miglia, è quasi un derby, i biancoverdi vanno a vincere 1-0 a Elland Road con un gol segnato dopo soli 45 secondi. La partita di ritorno viene spostata ad Hampden Park, casa della nazionale, stadio che all’epoca ha una grandissima capienza. Vengono infatti censiti oltre 136mila spettatori, primato tuttora imbattuto di una coppa europea. Per aggiungere immediata suspense, prima del quarto d’ora segna il capitano della squadra inglese. È un piccoletto coi capelli ricci, rossicci, si chiama Billy Bremner e, guarda caso, è scozzese. Suo padre quando era ragazzino gli ha proibito di accettare le offerte del Celtic, la squadra per cui peraltro fa il tifo, è così finito al Leeds.

Sono due reti nel secondo tempo a ribaltare il risultato e a portare alla finale gli scozzesi, favoriti anche perché hanno già vinto il trofeo tre anni prima, in un caldo pomeriggio di Lisbona, di fatto decretando la fine della grande Inter.

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Alla fine si gioca a San Siro, e di italiano c’è anche l’arbitro, il famoso Concetto Lo Bello di Siracusa. Molto sicuro di sé (in tanti direbbero: pieno di sé), sa influenzare le partite che dirige senza perdere l’imparzialità, cosa che a quel livello vedrò fare solo a Collina. È almeno poco amato dalle potenti squadre del nord, lo detesta Rivera. Poche settimane prima di quella finale ha avuto un furibondo scontro con Gigi Riva nella partita decisiva per lo scudetto del Cagliari, e ha rimediato a un errore a favore della Juventus con un rigore che proprio “Rombo-di-tuono” ha scaraventato nella porta difesa da Carmignani: 2-2, tutta un’isola in festa.

L’attore siciliano Lando Buzzanca pochi anni dopo interpreta il personaggio Carmelo Lo Cascio, chiaramente ispirato a Concetto Lo Bello, nel film ‘L’arbitro’, una commedia osé (come si diceva ai tempi) in cui la bella è Joan Collins, negli anni ottanta celeberrima perfida di Dinasty. Tra gli sceneggiatori compare Raimondo Vianello, canta la canzone dei titoli di testa Giorgione Chinaglia, il pittoresco centravanti della Lazio!

Quando “agli ordini del signor Lo Bello di Siracusa” le due squadre entrano nel San Siro, il Celtic è favorito e ripropone sette degli undici vittoriosi contro l’Inter tre anni prima, tra cui l’autore del primo gol Tommy Gemmell, che segnerà il primo gol anche in questa finale. Gemmell è comunque tacciato di essere un “voltagabbana”, lui protestante nella squadra cattolica di Glasgow. Peraltro è protestante pure il manager Jock Stein, che farà in tempo a diventare il mentore di un altro grandissimo manager scozzese, Sir Alex Ferguson, tifoso del club rivale dei Rangers.

All’epoca si diceva che la spina dorsale di una squadra fosse costituita dal portiere, dal libero e dal centravanti. Una convinzione superata proprio dal calcio totale di cui l’austriaco Happel che allena la squadra di Rotterdam è uno dei profeti. Ecco: al Feyenoord mancano sia il portiere titolare sia il centravanti Ruud Geels. Geels gioca di solito in avanti al fianco dello svedese Ove Kindvall, che nel suo paese è tuttora considerato alla stregua di Ibra.

Proprio Kindvall risolve la partita nel secondo tempo supplementare, approfittando di un errore della difesa del Celtic.

La prima squadra olandese ad alzare un grande trofeo internazionale, e ad aprire la sequenza di quattro consecutive Coppe Campioni completata dal fenomenale Ajax che tutti ricordiamo con tre trionfi, sarà quindi proprio la grande rivale degli “ajacidi”, il Feyenoord.

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