D’Ascenzi: “Tre multiutility per la provincia di Alessandria: ma i tempi delle gare non saranno brevi”

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FESTIVAL DELL'ACQUA, MAI TANTA ATTENZIONE“Da che mondo è mondo il gatto deve prendere il topo: e lo giudichi in base al risultato. Il resto sono chiacchiere”. C’è poco da fare: Mauro D’Ascenzi è un unicum sul nostro territorio, perché che si parli di politica, di gestione di aziende o di letteratura riesce sempre a sorprenderti con analisi dirette e concrete, e che vanno al sodo: il gatto, nella fattispecie, sono le società a partecipazione pubblica, a cui abbiamo deciso di dedicare un’attenzione approfondita. E, per farlo, un incontro con D’Ascenzi è d’obbligo, nella sua doppia veste di amministratore delegato di Acos spa (la multiutility di gas, acqua, rifiuti ed energia del basso Piemonte, con sede a Novi Ligure), ma anche di vice presidente di FederUtility, la federazione nazionale delle imprese energetiche e idriche: un po’ la Confindustria del comparto, per intenderci.

D’Ascenzi lo incontrammo circa un anno fa, e già allora segnalava come, sul fronte delle gare del gas, il ritardo nell’applicazione della normativa fosse in realtà già di alcuni anni. E oggi, a distanza di 12 mesi, prevede “potrei sbagliarmi, ma anche se già il mese prossimo qualcosa dovrebbe muoversi, prima di vedere uno scenario pienamente definito serviranno ancora almeno due anni, ad andarci cauti”. Tempi biblici dunque, o semplicemente all’italiana: e chissà se basterà il nuovo ‘passo’ che il premier Renzi afferma di voler imporre alla burocrazia per snellire procedure e ‘tappe’ del processo. Ma, concretamente, cosa potrebbe cambiare per il nostro territorio, nel risiko dell’aggregazione e della gestione delle partecipate, molte delle quali (ma non è il caso di Acos, come vedremo) in seria difficoltà? E i cittadini, devono attendersi delle novità, e quali? E, ancora, a fronte di eventi alluvionali come quelli che hanno colpito di recente il basso Piemonte, sarebbe necessaria una diversa politica, ad esempio sul fronte della gestione delle infrastrutture e degli acquedotti?

D’Ascenzi, partiamo dal quadro nazionale delle aziende a partecipazione03-risparmi partecipate.eps pubblica: è realistico passare in un triennio da 8 mila a poco più di mille società, o il premier Renzi si è fatto un po’ prendere dall’entusiasmo?
A me pare assolutamente realistico, anzi forze mille sono pure troppe. Nel senso che già oggi, fra quelle 8 mila che rappresentano l’universo di riferimento, quante sono le aziende a valenza industriale, includendo acqua, gas, rifiuti e pure trasporti? Probabilmente non più di un migliaio: il resto è un ginepraio di aziende create per i motivi più vari, talora anche fantasiosi: oppure, tipicamente, si tratta di tentativi dei comuni di aggirare il patto di stabilità. Quindi secondo me non saranno necessarie manovre traumatiche nelle aziende che erogano i servizi che abbiamo citato. Anche se questo non significa che tutto rimarrà com’è, naturalmente.

Gas distribuzioneParliamo del gas allora: a che punto è la vicenda delle gare per l’assegnazione del servizio? L’impressione è che un anno dopo, si sia al punto di partenza…
Mettiamola così: già il mese prossimo qualcosa si dovrebbe smuovere, ma perché le gare siano davvero espletate, e il processo possa dirsi compiuto, passerà ancora qualche anno. Non meno di due, considerando in maniera pragmatica che non mancheranno querelle, ricorsi e altre complicazioni. L’obiettivo finale però è fissato: alla fin del processo gli ambiti di gestione sul territorio nazionale saranno 160, e considerato che ci saranno aziende che opteranno per uscire dal settore previa indennizzo, e altre che punteranno a gestire più ambiti, alla fine gli operatori potrebbero anche scendere a 70-80. Comunque non più di un centinaio.

Stessa dinamica è prevista anche per l’acqua, e per i rifiuti?
Sono due percorsi completamente diversi. Oggi gli ambiti per la gestione dell’acqua sono circa 90, e con la stessa logica di cui abbiamo detto per il gas, gli operatori alla fine del percorso potrebbero essere anche soltanto una cinquantina. Ma i tempi saranno decisamente più lunghi credo, e con scaglioni temporali legati alla scadenza degli attuali contratti. Qui a Novi, ad esempio, la scadenza è fissata tra sette anni.

E i rifiuti?
Lì c’è una legge regionale che stabilisce la nascita di nuovi ambiti, ma dubito che laRifiuti urbani riorganizzazione possa essere pienamente affrontata già nel 2015: più probabile che per il momento ci si continui ad affidare ai vecchi consorzi, magari in una logica di aggregazione.

Però, D’Ascenzi, ci faccia capire qual è la ratio complessiva: perché grande è bello, e si ragiona in termini di necessità di soggetti più grandi? Per risparmiare? Perché lo impone l’Europa?
La logica di fondo è quella della maggior competitività, e della razionalizzazione dei costi, con delle economie di scala. Il che mi convince, ma a patto di chiarirci bene: l’aggregazione fra diverse realtà funziona, a mio avviso, se c’è davvero alle spalle un piano industriale ben ponderato, e radicato ad un certo territorio. Troppo spesso, invece, c’è la tendenza a ragionare in termini di finanza: ci aggreghiamo, o ci fondiamo, così possiamo far crescere il nostro valore sulla carta, e magari quotarci in Borsa. A me la logica finanziaria lascia perplesso: le aggregazioni che funzionano sono quelle che si muovono in una logica di radicamento territoriale, di crescita del numero dei clienti in una determinata area, per offrire servizi migliori, a prezzi più competitivi. E senza l’ossessione di chi deve detenere il 51%, e quindi comandare, decidendo magari le quotazioni in Borsa di cui sopra.

AcosParliamo di Acos spa: già oggi una multiutility, che opera sostanzialmente in mezza provincia di Alessandria, dal tortonese all’acquese, passando naturalmente per Novi e Ovada. Attraverso le gare punterete a crescere, a confermarvi nelle vostre attività attuali o addirittura magari pensate a qualche ‘uscita’ ben remunerata…..
In termini complessivi, certamente a crescere, come è successo costantemente dal 1991, quando sono arrivato nel gruppo, ad oggi. Come, e in che direzione, lo stiamo valutando. Intanto sia un gruppo sano, con un fatturato che si aggira attorno ai 130 milioni di euro e un indebitamento intorno ai 10 milioni di euro, ossia bassissimo in base ai parametri di mercato. Abbiamo circa 350 dipendenti tra diretti e indiretti, e un utile lordo piuttosto stabile tra i 5 i 7 milioni di euro. Direi un buon punto di partenza, che ci consentirà di fare scelte strategiche senza affanno, e sempre ricordando che siamo sì un’azienda che deve rispondere a logiche di mercato, ma i nostri soci sono pubblici, e quindi c’è nella nostra mission anche una finalità di tipo sociale, collettivo. Che è nel nostro dna da sempre, e ne siamo orgogliosi.

Lo scenario delle partecipate degli enti locali però è in evoluzione, anche a casaPalazzo Ghilini nostra. Di recente il neo presidente della Provincia, Rita Rossa, ci ha parlato di Palazzo Ghilini come luogo di elaborazione di progetti innovativi sul fronte dei servizi pubblici, facendo specifico riferimento alle eccellenze novesi. Prove di alleanza?
(sorride, ndr) Le dico come immagino io l’evoluzione del comparto a casa nostra: credo che si andrà verso una riorganizzazione/aggregazione di alcuni servizi, che sono poi gas, acqua, energia, rifiuti, mantenendo però forte l’identità, e il rapporto col territorio. Prevedo, almeno in una prima fase, una provincia di Alessandria (che è molto vasta) divisa in tre: la parte sud, del basso Piemonte, dove opera Acos, l’alessandrino, e il casalese. In ognuno di questi territori ci sarà un soggetto forte, che naturalmente dialogherà con gli operatori degli altri territori, provando ad immaginare anche nuovi percorsi di collaborazione. Oltre per il momento mi sembra prematuro andare. Anche se, glielo dico con sincerità, ogni tanto un po’ chi opera ad Alessandria lo invidio: sa quanto è più facile distribuire il gas in una città di pianura da 90 mila abitanti, piuttosto che in tanti piccoli centri sparsi, magari in collina?

Alluvione Castelletto d'OrbaPer non parlare delle emergenze alluvionali costanti: ne avete appena superata una,  e già si parla di nuova allerta….(l’intervista è stata realizzata nei giorni scorsi, prima delle piogge di ieri e oggi, ndr)
L’emergenza nel basso Piemonte è stata affrontata con grandissima professionalità, ma deve anche essere l’occasione per una riflessione sugli errori che sono stati fatti finora, in termini di politica dell’acqua. E mi spiego: per affrontare situazioni climatiche sempre più estreme (da un lato le cosiddette ‘bombe d’acqua’, ma dall’altro anche la siccità) servono interventi infrastrutturali seri, che costano. E se permane l’ideologia dell’acqua distribuita a prezzo politico non se ne esce. Poi c’è un secondo aspetto, ossia una visione di tutela ambientale intesa come ‘non si fa nulla, non si tocca nulla’. Vuole un esempio molto concreto?

Assolutamente sì..
Anni fa come Acos avevamo un progetto sullo Scrivia, una ‘briglia’ che avrebbe consentito di immagazzinare, in caso di forti piogge, una scorta d’acqua importante, da utilizzare poi nei mesi di siccità. Contribuendo al contempo, in caso di quelle che oggi chiamiamo ‘bombe d’acqua’, ad incanalarla e attenuare i danni. Avevamo anche trovato le risorse, ma non c’è stato niente da fare, e sa perché? Perché ci hanno detto che i pesci così non avrebbero più potuto risalire lo Scrivia. Abbiamo provato a replicare che avremmo potuto prevedere dei corridoi, dei passaggi, ma niente, hanno detto no: forse se avessimo proposto un semaforo, chissà….Seriamente però; il naturalismo indiscriminato e ideologico spesso provoca danni, senza rendersene conto.

Ora però, D’Ascenzi, con Renzi al potere l’Italia cambierà passo e verso no? Lei, cheRenzi nuova 2 politica l’ha sempre fatta dai tempi del Pci, ci crede davvero?
Sì, sto con Renzi al 100%: non perché mi stia simpatico, ma perché secondo me rappresenta l’ultima occasione per la sinistra italiana di modernizzarsi, di mettersi al passo con la società di oggi, che non è più quella degli anni Settanta, e neppure degli Ottanta o Novanta. La battaglia che si sta consumando oggi tra Renzi e alcune forze della conservazione, fuori e dentro il Pd, in altri Paesi europei c’è stata da tempo, e infatti noi siamo assolutamente indietro. Renzi è l’ultimo treno, e l’occasione per dare a questo Paese un assetto moderno, adeguato ai tempi.

Ci dia un aggiornamento finale anche sul D’Ascenzi romanziere: cosa sta preparando?
Un progetto nel cassetto c’è, e pure un titolo, Il cuoco provvisorio. E’ una storia ambientata in una trattoria dell’entroterra toscano, con personaggi molto forti e ben definiti. E’ il tempo per scrivere che manca.

Ettore Grassano