Quasi per caso ho avuto modo di partecipare al convegno organizzato da Confindustria e Comune di Valenza sul futuro del distretto orafo. Un articolo sulla Stampa lo annunciava ma per la città nulla. Neppure fuori del teatro Sociale dove si sarebbe svolto non si sono viste locandine fino ad un paio di ore prima dell’inizio. Forse non sarei neppure potuto entrare: se l’ho fatto è stato grazie ad un amico di Confindustria che mi ha visto indeciso all’ingresso e mi ha invitato.
Un maggior coinvolgimento da parte dell’ Ente pubblico a cui spettavano, tra l’altro, gli onori di casa, non avrebbe certo guastato e il Sindaco, visto che ama spesso iniziare i suoi interventi citando, oltre a Borsalino, anche il mio bisnonno Vincenzo Melchiorre, avrebbe potuto disturbarsi ad allargare un poco di più la platea non solo ai diretti discendenti del Melchiorre, ma anche a quanti per diversi motivi vivono ancora la realtà economica e sociale di Valenza.
Poco male visto che se, come ha dichiarato il sindaco Barbero, “.. l’arte orafa di Valenza ha un passato lungo 170 anni ..e ne avrà ancora 170 …” ci sarà sicuramente tempo in futuro. Almeno secondo i suoi calcoli. Perchè secondo me i calcoli, giusti o sbagliati che siano, sono stati fatti senza tutti gli addendi.
Il giorno seguente (cfr. La Stampa 14 dicembre) sintetizzando la giornata il Sindaco Barbero dichiara “credo che sia la formazione il punto cruciale emerso dal convegno…” e qui gli dò pienamente ragione e più di un relatore ha toccato proprio questo tema.
Peccato che ne lui ne nessuno dei relatori abbia rilevato che una buona fetta della formazione orafa a Valenza è erogata da un consorzio pubblico privato, il Foral, formato, tra gli altri, da Comune di Valenza e da Confindustria (oltre che dalla AOV) e nessuno abbia rilevato che il conto economico di questo consorzio presenti da tempo disequilibri e che negli ultimi anni sia ricorso più volte alla cassa integrazione del proprio personale.
E peccato che non abbia invece posto all’attenzione il fatto che la formazione che in molti chiedono per il distretto Valenzano, il Foral l’abbia fornita nel 2016 a Cinesi e Giordani, che addirittura prevedono di formare formatori per l’area Medio Orientale, e questo con i migliori auspici del Comune che ne ha facilitato al massimo l’operazione.
Un relatore, Guido Damiani (Gruppo Damiani), ha detto espressamente “Abbiamo un knowhow fortissimo. Questo tesoro va mantenuto come nei paesi arabi si preserva il petrolio” e il Comune di Valenza, Giunta in resta, attraverso una sua partecipata va ad organizzare corsi di gioielleria in Giordania e in Cina.
Un altro relatore, Francesco Barberis (presidente AOV) espressamente dice che tra i rischi del territorio “c’è quello della desertificazione della manodopera” e il Comune di Valenza va a formare maestranze che faranno concorrenza ad artigiani e terzisti valenzani con prezzi più bassi.
Quindi con che speranza si può ipotizzare di rendere appetibile il mestiere dell’orafo e abbassare l’età media degli addetti se la prospettiva è quella di competere con maestranze formate e attive in paesi dove la forza lavoro è pagata 1/10 rispetto all’Italia? Con che coraggio si può consigliare un giovane di intraprendere una specializzazione che vedrà si un aumento in volume e fatturato ma che non si sa a chi porterà beneficio?
Stefania Trenti (ufficio studi e ricerche Istituto San Paolo) dice che “il futuro sembra essere comunque positivo perché lo scenario macroeconomico evidenzia punti di miglioramento e accelerazione rispetto al 2016. Quest’anno le esportazioni in USA, Regno Unito e Giordania sono state buone”.
Peccato che in un mondo globalizzato anche nella produzione questo non vuole dire in automatico lavoro e reddito per i residenti a Valenza. Prova ne è che per la Città si vedono decine di strutture e laboratori vuoti e quindi avrei voluto porre la domanda agli intervenuti circa i loro volumi e previsioni di produzione all’interno del distretto che non sembrano in assoluto allineamento con la gravissima realtà economica.
Questa domanda avrebbe potuto farla il Sindaco ponendo domande sulle previsioni di produzione che andranno create direttamente nel distretto di Valenza ma ha preferito scommettere sul fatto che questo distretto ci sarà ancora tra 170 anni.
Nessuno di noi potrà vedere quel futuro ma temo che presto anche qui ci saranno sempre più sedi parziali di realtà imprenditoriali con sedi fiscali legali e produttive estremamente diversificate e quasi mai coincidenti. Il contrario di quello che è stato il distretto nel massimo della sua gloria e splendore … e questo non è cool per un ragazzo che, fatti i suoi conti, farà sempre meglio a dedicarsi alla cucina che all’oreficeria.
P.S. da Rassegna economica della provincia di Alessandria 2016/ Camera di Commercio di Alessandria Valenza ha il reddito pro capite più basso di tutti gli altri centri zona della provincia (€ 17.703)