L’entità [Il Superstite 307]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 
Nel 1981 uscì un film intitolato Entity, firmato da Sidney J. Furie e scritto da Frank De Felitta, autore anche del libro dall’identico titolo. Opera notevole con una splendida Barbara Hershey, di cui Martin Scorsese ebbe a dire che si trattava di uno dei film più spaventosi da lui mai visti. Vi si raccontava di una donna californiana aggredita sessualmente più volte all’interno della propria casa da una sorta di demone invisibile. Un horror efficace che metteva in scena le gesta di quello che in demonologia è chiamato Incubus, ma così lo chiama anche uno psicanalista freudiano di nome Ernest Jones (1879-1958).

Il fattò è che De Felitta non si è inventato quasi nulla. Il cinematografico caso di Carla Moran adombra il bizzarro avvenimento, realmente accaduto nel 1974 a Culver City, di tal Doris Bither che accusò ripetute aggressioni sessuali da parte di un essere non visibile. La Bither presentava di sicuro un vissuto a dir poco tormentato, in quanto madre di quattro figli avuti da altrettanti diversi padri, e con non poche difficoltà sul fronte del vissuto quotidiano. Quando si rivolse, poco più che trentenne, all’UCLA dell’Università di Los Angeles, affermando di essere da mesi tormentata in casa da un’entità invisibile che la picchiava e la stuprava con un bel corredo di fenomeni paranormali, medici ed esperti la presero sulle prime come il tipico caso di una persona che richiedeva attenzione dal mondo per magari lucrarci sopra.

I referti medici però non lasciavano spazio a dubbi in quanto la donna  entityrisultava piena di lividi e gli esperti dell’UCLA, una volta ottenuto l’accesso alla casa, constatarono che i presunti fenomeni metapsichici corrispondevano al vero: si registravano infatti lampi di luce, cattivi odori senza una fonte, abbassamenti inspiegabili della temperatura e persino eventi di psicocinesi. Per il caso Bither si mossero numi quasi tutelari della parapsicologia dell’epoca quali la dottoressa Thelma Moss, Barry Taff e Kerry Geynor, che con strumenti di rilevazione elettromagnetica e macchine fotografiche di vario tipo, ritennero altamente possibile che in quella casa fosse in atto un’attività paranormale dovuta a un poltergeist.

In una delle tante sedute intervenne anche Frank De Felitta che ovviamente da qui si mosse per scrivere il suo Entity. Esiste anche una foto piuttosto celebre (che vi proponiamo), ritenuta autentica dalla redazione della rivista Popular Photography, in cui si vede la Bither seduta su un letto, sormontata da una sorta di arco dorisluminoso che i testimoni nella stanza videro fluttuare nella stanza. Dopo mesi di ricerche e soprattutto dopo l’uscita del libro di De Felitta, la Bither decise di chiudere la collaborazione con i medici e di ritirarsi a vita privata. Quindi uscì il film, anche se il nome della protagonista era fittizio, il mondo venne a conoscenza della storia, anche se in pochi ovviamente prestarono fede alle avvertenze che Entity era ispirato a un evento autentico.

La Bither morì in seguito nel 1999, lasciandosi dietro il suo bel carico di dubbi e polemiche, come sempre capita per storie ai confini della realtà.

C’è però da annotare, quale che sia la verità, che moltissimi titoli del cinema gotico moderno dichiarano di derivare da casistiche autentiche realmente accadute: dallo stesso Esorcista alla lunghissima serie di Amityville Horror alle vicende dei coniugi Lorrain portate sullo schermo da James Wan (The Conjuring e The Conjuring 2 – Il caso Enfield), le storie “vere” a base di fantasmi e possessioni non mancano e aprono di certo una discreta finestra sul mistero con la “emme” maiuscola, laddove il reale riesce a essere più sconcertante della più scatenata fantasia di sceneggiatori e scrittori.

E, come ricorda Enzo Artale al sito Studio Virtuale di Psicologia , Doris Byther non è la prima donna ad affermare di essere stata violentata da un’entità ultraterrena, e neppure l’ultima, anzi, sembrerebbe che soprattutto negli Stati Uniti i casi di aggressioni fisiche verso donne da parte di entità incorporee, anche se non sempre a sfondo sessuale, siano piuttosto frequenti. Certo, occorre fare la tara di chi ci specula, di chi inventa o per scherzo o per mitomania, o più semplicemente per narcisismo patologico, ma un dato di fatto che alla fine spesso ci si trova davanti a una zona d’ombra per le quali le ipotesi semplicistiche alla CICAP non bastano. Soprattutto di fronte a fenomeni fisici vistosi con tanto di decine di testimoni.

Anni fa, per chi lo ricorda, in Italia vi fu l’incredibile caso di Carol Compton, finita in galera con l’accusa di tentato omicidio per avere appiccato il fuoco a delle stanze dove dormivano i bambini da accudire. Ovviamente nulla a che fare con donne violentate dall’invisibile, ma siamo sul fronte dell’analogia per quel che riguarda la sostanza del fenomeno. Ho avuto negli anni scorsi la possibilità di leggere un sunto degli atti – che a loro modo mi hanno ispirato il romanzo Melissa Parker e l’incendio perfetto – e se ne deduceva che la Compton fosse, suo malgrado, un’autentica firestarter, dotata di poteri pirocinetici, in grado di cioè di far scaturire dal nulla il fuoco nell’ambiente circostante. La ragazza fu assolta per insufficienza di prove: escamotage che racconta molto sull’imbarazzo di chi doveva giudicare.

Di sicuro il paradosso è più che evidente: alcuni degli horror più efficaci della storia rispecchiano vicende realmente accadute. Ovvero, rilanciano il genere come contraltare realistico a fronte di ipotesi che la scienza in genere esclude. Ma sono veramente troppi i casi in cui la scienza deve fermarsi di fronte all’inspiegabile. Per certi casi esistono l’immaginario, la letteratura e il buon cinema.