Shirley la burbera [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

 

Mark Spitz aveva i baffi. Ovviamente, questa non era l’unica cosa che lo distingueva da tutti gli altri nuotatori (sui baffi e il nuoto torniamo, vedrete). Anche l’avere vinto sette medaglie d’oro ai Giochi Olimpici di Monaco fu una distinzione non da poco.
Quattro anni dopo, gli americani si aspettavano che una “Mark Spitz in gonnella” ripetesse la stessa impresa.

Invece dalle Olimpiadi di Montreal del ’76 Shirley Babashoff portò a casa solo un oro nella staffetta, quattro argenti e la grandissima amarezza di sapere che era stata ingannata.
Lo disse, forte e chiaro, e questo le procurò il soprannome di Surly Shirley e un bel po’ di problemi. Oggi la sua storia la stanno raccontando, finalmente, i giornali americani, oltre a un libro di memorie.

Aveva quindici anni Shirley Babashoff a Monaco, nei giochi dominati da  Shirley 2Mark Spitz, solo quindici anni, e già una medaglia d’oro nella staffetta per la ragazza nata in California da una famiglia povera di origine russa. Poi altre vittorie tra cui due ori ai mondiali, sei record mondiali e tutti i nazionali dai 100 agli 800 stile libero. A Montreal però, le ragazzone della DDR nuotarono più forte di lei.

Shirley ebbe modo di vedere da vicino la Kornelia Ender, che era alta come lei ma aveva spalle larghe il doppio.
E vide la Petra Thümer, che aveva la stessa età di quando lei aveva gareggiato a Monaco, ma era sviluppata in modo tanto innaturale, e la batté perfino nella “sua” gara, in quei 400 stile libero in cui, pur arrivando seconda, aveva fatto un tempo migliore del vincitore della gara di dodici anni prima. Sì, del vincitore, perché il tempo di Shirley, quel 4 minuti 10 secondi e rotti batteva di quasi due secondi il tempo con cui vinse l’oro a Tokyo Don Schollander (un signor nuotatore). La nostra straordinaria Novella Caligaris, solo quattro anni prima, aveva vinto anche lei l’argento con un tempo di 12 (dodici!) secondi più alto.

Shirley di certo non conosceva il nome “turinabol”.
Cercatelo con Google, non è neanche difficile comprarlo illegalmente ancora adesso, quarant’anni dopo l’uso massiccio che di questo steroide anabolizzante tratto da un ormone della crescita fecero gli allenatori delle atlete e degli atleti della Germania dell’Est.
Ragazze anche minorenni (come detto Petra era quindicenne, e Kornelia diciassettenne) che, “a parte le loro voci profonde e i baffi, probabilmente stanno bene”.

Apriti cielo! Il commento di Shirley la burbera scatenò ogni tipo di reazione, in piena guerra fredda, con tanto di fiori in segno di scusa mandati alle ragazzone tedesche dalla federazione americana del nuoto e addirittura, nelle edizioni successive, corsi di comunicazione alle nuotatrici e ai nuotatori per evitare che, in caso di sconfitta, reagissero come lei.

Noi degli atleti non vediamo una cosa, molto importante. Non vediamo gli enormi sacrifici che fanno per arrivare fin lì. Credo di sapere come fossero le giornate di Shirley già da quando era bambina, e fino a Montreal: allenamenti e piscina, i capelli e la pelle rovinati dal cloro, regime e rigore. Dilettante pura, che ha investito così tutti gli anni della spensieratezza e della formazione. Con la speranza di fare come lui, come Mark Spitz, diventato una celebrità e finalmente ripagato (anche finanziariamente) per tutti quei sacrifici.

Invece, dopo tutti gli anni di sacrifici, cosa capita a una che va alle Olimpiadi da favorita e non vince (quasi) niente, oltretutto finendo nella buriana delle polemiche, etichettata come burbera?
(A casa sua, e dai suoi, oltretutto!)
Code per percepire il salario di disoccupazione, poi un figlio (da madre single) allevato con enormi sacrifici (di nuovo!) lavorando da postina.
Come aveva detto un suo compagno di squadra: “non so come possa non essere una delle persone più amareggiate al mondo”.

In realtà come detto un oro l’aveva vinto, nella staffetta, e lei era stata la protagonista dell’ultima frazione, compiendo un’impresa eccezionale, proprio battendo le ragazze con “le loro voci profonde e i baffi”. Le sue compagne l’avevano cercata, molte volte, per una rievocazione di quella staffetta vincente, ma lei si era sempre negata, “ingannata, derubata, e col cuore spezzato”.

Shirley 1Fino a quest’anno, quando ha accettato di andare alla prima del film che hanno girato, proprio su quella gara, dove ha ritrovato due delle sue compagne, solo due perché Kim la prima frazionista se l’è portata via da tanto tempo un tumore al cervello, e manco aveva trent’anni poverina.
E poi ai Trials olimpici, dove una nuova generazione di giovani nuotatrici l’ha finalmente riconosciuta per quello che è. Non Shirley la burbera. Semmai una donna coraggiosa, che non ha voltato la testa dall’altra parte, e non ha taciuto a fronte di una grande ingiustizia sportiva.
Shirley Babashoff la grandissima nuotatrice.