Fantasmi d’amore [Il Superstite 286]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 

Con Edo Rosati poco tempo fa siamo stati a Borgo Basso di Pavia per una presentazione, quanto mai suggestiva, di un nostro lavoro all’interno della sede galleggiante dei Vogatori Pavesi, un barcone adibito a centro culturale.
Borgo Basso è location fantastica, in riva al Ticino, con osterie e luoghi di ritrovo, ma soprattutto pregno di quell’atmosfera tipica, nebbiosa, delle zone lungo il fiume, in questo caso il Ticino.

Potete non crederci – ma scritto da me non ha tanto senso… – ma Borgo Basso “sa” di fantasmi. Magari, mentre ci cammini, li intravedi ed è tutto normale.

Poi quella sera lì – era fine novembre – l’argomento era proprio quello. Noi sul Km 98barcone parlavamo di Melissa e del km 98 (e durante la presentazione si sentivano misteriosi e forti colpi sotto la chiglia), ma soprattutto era presente Giorgio Rambaldi, uno studioso appassionato di spiritismo, che pure è un famoso fotografo di apparizioni ectoplasmatiche. Ma lo è sul serio e sull’argomento è serissimo. Così, dopo Melissa abbiamo potuto guardare inquietanti videoproiezioni, catturate nell’hinterland pavese, con parecchie fotografie che qualche brivido lungo la schiena lo regalano sul serio, ma soprattutto aprono interrogativi. Ve ne allego un paio, giusto per farsene un’idea.

Perché in ogni caso Pavia e i suoi dintorni, sovente nebbiosi come quelli alessandrini, sono terre di fantasmi, al tempo stesso genuini brandelli di folclore contadino e residui terrori dell’infanzia.

Ghost 2Lo ricorda l’immenso Mino Milani con il romanzo Fantasma d’amore da cui Dino Risi ricavò nel 1981 il film omonimo in cui lo splendido fantasma di Romy Schneider ricompariva, tra le nebbie periferiche, per riaccendere la passione di un maturo commerciante, Marcello Mastroianni, che l’aveva amata in gioventù. Un fantasma che di volta in volta si porgeva alla vista dell’uomo che la percepiva, in età diverse come se da quell’altra parte i trapassati disponessero del potere di apparire in forme a loro piacimento. Una storia struggente e malinconica che ha più di un punto in comune con uno dei più celebri miti gotici della campagna pavese e che vi riporto per sommi capi.

Alcuni anni fa, un architetto milanese ricevette l’incarico di effettuare una ristrutturazione in una villa sul confine tra le province di Pavia e Alessandria. Da qualche tempo l’architetto era ossessionato da uno strano sogno che gli si presentava quasi tutte le notti, con protagonista una bellissima donna che appariva in un paesaggio agreste con sullo sfondo un’antica villa. Quando ricevette l’invito per telefono, l’uomo non si stupì poi molto e considerò quell’offerta di lavoro come un segno inevitabile del destino. Quando giunse al posto indicato, riconobbe subito la villa del sogno. Un vecchio custode, che abitava non molto distante, gli venne incontro e gli diede le chiavi e una piantina della casa. Così l’architetto iniziò distrattamente a girare per gli antichi corridoi, odorosi di muffa e di chiuso. A un certo punto, in una grande sala, il suo sguardo fu attratto da un dipinto nel quale stava sorridendo la donna del sogno. Il volto dai lineamenti regolari, incorniciato da capelli corvini e illuminato da un conturbante sorriso, era quello di una donna, raffigurata a grandezza naturale, che indossava un vestito di broccato verde, lasciando scorgere bellissime e tornite gambe. L’anonimo pittore era riuscito con quell’opera, dai colori metafisici ma nello stesso tempo riposanti, a cogliere la forza espressiva ed erotica della donna, dalla quale sembrava sprigionarsi un’irresistibile carica magnetica.
L’uomo, ammirando la figura femminile del ritratto, provava una sensazione mai sperimentata. Gli sembrava che i neri occhi della sconosciuta volessero entrargli nell’anima e influenzare il suo comportamento. Lui vedeva la sua stessa espressione mutare, il sorriso che si accentuava o che si ritraeva dando a quel volto un aspetto tenero e sognante in un gioco sottile della fisionomia. L’architetto non si era mai considerato un tipo impressionabile, ma dovette convenire che la creatura immortalata sulla tela esercitava una suggestione assolutamente fuori dell’ordinario.

Alla sera l’uomo si era ritirato presto in una camera messa a disposizione dalla Ghost 1proprietà, quando d’ un tratto, mentre tentava invano di prendere sonno, ebbe la sensazione che la porta si aprisse. Alla debole luce lunare filtrante dalla finestra, vide una figura avvicinarsi al letto quasi fluttuando e riconobbe in quella la donna del quadro. Una luce lattiginosa sottolineava la bellezza del viso e del corpo, di cui si scorgeva il candore, mentre un leggero penetrante fumo si spandeva per tutta la camera. L’uomo guardò a lungo quella creatura di sogno, poi, in preda a una spinta insostenibile, la strinse a sé e avvertì sotto le sue braccia non una forma inconsistente, ma un corpo caldo e palpitante.
La amò come se lei fosse stata viva e ne scoprì il nome, Tiziana. Lei era vissuta nella villa alla fine del 1700 e, per tutto il periodo dei restauri durante il quale l’architetto soggiornò sul posto, si rivelò essere una preziosa collaboratrice, facendo persino scoprire dei recessi segreti e un sotterraneo di fuga sotto l’edificio.

Riferiscono Maria e Alberto Fenoglio, che hanno riportato la storia nel libro Guida ai fantasmi d’Italia che ancora negli anni Ottanta, evento veramente fuori del normale, il fantasma di Tiziana compariva, nei momenti di difficoltà, nello studio dell’architetto e lo aiutava con suggerimenti accorti a risolvere problemi costruttivi o ad impostare arditi progetti.
Le similitudini tra la storia appena riportata della “donna del ritratto” e quella del “fantasma d’amore” del romanzo di Milani appaiono più che evidenti, e ci ricordano come un’apparente quieta, brumosa e malinconica campagna, il fantasma altro non sia, spesso e volentieri, che un rimpianto al quale poter dare, per un’ultima volta, la concretezza di una vita sfuggente.