Le antiche cartoline inducono – a volte – a fare dei ragionamenti molto interessanti.
Come ho avuto modo di raccontare in precedenti scritti, già sapete che amo curiosare fra le vecchie corrispondenze. In questo modo si possono scoprire curiosità anche molto interessanti su luoghi e persone ma soprattutto ci si può tuffare nei pensieri di chi ci ha preceduto.
Alla fine di questo mio scritto il lettore potrà tirare le somme sull’evoluzione di alcuni aspetti dell’animo e dei comportamenti umani.
Intanto andiamo a leggere il contenuto della cartolina spedita da Roma il 27 dicembre 1909, ricevuta dal signor Carlo Giacometti, residente in Via San Donato 21 bis a Torino.
“Roma 27. 12. 09
Carissimo Carlo,
Ringrazioti del tuo buon ricordo e ti contraccambio i più cordiali saluti a te ed i miei rispetti alla tua signora. Mi scuserai se non ti ho scritto prima perché soltanto il 24 sera ho letto la tua cartolina essendo stato fuori di Roma per servizio. Figli per adesso nulla, speriamo. Facilmente verso la fine del mese di Gennaio farò una scappatina a Torino così passeremo una giornata insieme. Una stretta di mano e buone feste. Tuo aff.mo Nino.”
La prima considerazione che viene in mente è che la cartolina – in generale – fosse l’alternativa dell’epoca ad una nostra telefonata o – peggio – ad un nostro sms, il consueto messaggino…
Sicuramente il testo di una di queste diavolerie elettroniche moderne sarebbe molto più stringato e certamente racchiuderebbe una dose di sentimento di gran lunga inferiore. Poi tra abbreviazioni e moderne sottigliezze semantiche risulterebbe completamente svuotato di ogni barlume di umanità.
Altra cosa di non poca importanza: riusciranno i nostri SMS a durare nel tempo come è riuscito a fare un rettangolo di cartoncino con una immagine e una scritta? (107 anni fino a questo momento). Ho qualche dubbio. Il mare di internet, che permette contatti vivaci e veloci in ogni istante e con qualunque parte del globo è allo stesso tempo veicolo e tomba dei nostri pensieri. I ricordi e le nostre testimonianze si perdono così, vengono inghiottite dal nulla e con una certa sicurezza di questi non resterà traccia.
È una grande emozione riuscire a leggere pensieri di affetto di coloro che ci hanno preceduto. Non solo. Oltre alle parole che racchiudono un significato profondo si riesce con una certa facilità a carpire il pensiero che va oltre le indicazioni fornite dallo scrivente. Emergono certamente una grande amicizia reciproca, affetti e generosità di animo che oggi dubito siano ancora così radicati nel cuore dei nostri contemporanei.
Come già dissi anche la grafia – e non soltanto il senso delle frasi – sarebbe un punto di partenza per studi e analisi sul carattere della persona che scrive.
È ora venuto il tempo di dare un’occhiata alla fotografia, per poter esprimere in proposito un giudizio.
È raffigurato lo scorcio di una vecchia cascina che pare prospera di vita, seppure i soggetti presenti siano soltanto delle galline. Una lunga scala a pioli di fattura evidentemente artigianale è appoggiata per rendere possibile l’accesso al fienile. In complesso la fotografia – gradevole ma senza eccessi di arte – mostra un ambiente rustico e di una certa gradevolezza. Il lavoro e i lenti ritmi della vita contadina di quel tempo sono appena intuiti. Ritengo che chiunque, osservando questo quadretto d’altri tempi, resti affascinato e provi un poco di nostalgia per diversi motivi.
Una cosa non è molto chiara.
Non sono riuscito a trovare dettagli che facciano pensare con sicurezza ad una produzione in serie di questa veduta o rilevare elementi tali che permettano di capire con certezza che l’oggetto qui descritto sia unico. Non una scritta a stampa, né un numero di serie…
Soltanto una sorta di rilievo nel cartoncino dà evidenza alla grande cornice bianca e suggerisce che la cartolina non sia un unicum ma che – probabilmente – di questo soggetto ne sia stato stampato un discreto numero di esemplari.