1) Al sindaco di Cassine, Gianfranco Baldi. Il ruolo di un sindaco sta nella cura degli interessi nella comunità dove è stato eletto, e non nel curare interessi particolari di “altri”. Il Sindaco Baldi di Cassine nel 2014 è entrato a far parte del Consiglio della ex Provincia di Alessandria e nei giorni scorsi pare abbia deciso di dimettersi da tale incarico a causa della vicenda “discarica di Sezzadio” con la motivazione: “La presidenta Rita Rossa ha approvato l’autorizzazione senza informare nessuno, nemmeno chi, come sindaco siede in Consiglio Provinciale in rappresentanza del territorio dell’acquese che si oppone a tale progetto in maniera compatta, con ben 24 comuni. A questo punto la carica di consigliere non serve a nulla”. Come dargli torto! In questo Paese a partire dal governo nazionale a scendere si nota sempre di più una forma quasi sfacciata di potere impositivo a senso unico: “io sono al comando e decido”. Ma al comando di che dico io: se non fosse che a noi italiani, piemontesi, alessandrini ci si è ‘fragilizzata’ la spina dorsale sarebbe da rimandarli a cercarsi un lavoro, altro che fare i prepotenti. Per informare chi si è perso quanto sopra, cito “La Stampa” del 02.04.2016 – pag.41 sulle dimissioni da consigliere provinciale del sindaco Baldi: “discarica Cascina Borio sulla falda acquifera che alimenta gli acquedotti. In questa cava “gentilmente concessa” dalla presidenta della ex provincia, 1,7 metri cubi di materiale di scavo in cui si prospetta di smaltire 700 mila metri di smarino del Terzo Valico a rischio amianto. Si legge anche di un progetto di richiesta di autorizzazione a lavorare acqua e fanghi da depurare oltre le terre contaminate della centrale Enel di Brindisi”. Il Sindaco Gianfranco Baldi e i suoi colleghi lottano perché la Valle Bormida non diventi un’altra “terra dei fuochi” legalizzata, e neppure la pattumiera del Piemonte. A questo sindaco e consigliere va la mia ammirazione per il gesto che ha fatto, sono questi i sindaci di cui le nostre comunità hanno bisogno.
Voto: 10
2) Alla sanità nazionale e regionale con buona pace dei responsabili preposti. La notizia: Raffaele Cantone: “Sanità scorribanda di delinquenti di ogni risma”. Certe informazioni appaiono e come comete spariscono poi vengono dimenticate. Alcune meritano di rivivere ancora una volta, e la Sanità che ci riguarda tutti merita ancora attenzione. La notizia della pesante dichiarazione di Cantone è stata battuta da grandi testate nel web mercoledì 6 aprile. Leggendo tutto quello che mi si è apparso davanti mi sono posta un dubbio: a chi si sta riferendo Cantone? Ai cittadini ritenuti dai politicanti approfittatori, ingordi di medicine, amanti di ogni tipo di esami e analisi, e che preferiscono passare ore in attesa in un Pronto Soccorso invece di dedicarsi alla visita ad un museo o ad uno spettacolo? Ce l’ha con i cittadini che scelgo l’albergo ospedaliero per farci una vacanza? Oppure si riferisce a chi gestisce la sanità, a partire dai governi nazionali e regionali? Perché mi sono posta tale dubbio? Perché a suo tempo “l’inidonea” a fare la ministra alla sanità Lorenzin in una intervista TV, si era permessa di accusare il popolo di aver abusato. Ad integrazione, in diverse trasmissioni politiche TV, diverse ‘quote rosa’ rampanti renziane hanno criticato l’abuso che della sanità pubblica farebbero molti cittadini. Eliminato un senso di colpa improvviso e personale come ‘usufruttrice’ della pubblica sanità chiedo: ma chi si stupisce di tale notizia? Delegare alle Regioni la sanità sipensava trasformasse le regioni dai luoghi più corrotti ai luoghi più virtuosi? A ottobre 2015 la ministra Lorenzin si ravvedeva sulle colpe agli utilizzatori della sanità e dichiarava: “Per me la Sanità delegata alle Regioni è stata un errore fatale, perché alla fine il risultato lo vediamo”. L’articolo continuava: “La sanità regionalizzata è diventata il principale centro di costi e di sprechi, il regno del clientelismo politico, terreno di “scontri fra bande” per ottenere primariati, vice primariati, dirigenze di dipartimenti, direzioni sanitarie e quant’altro. Le Regioni hanno avuto carta bianca nella gestione delle aziende sanitarie, un privilegio che difficilmente vorranno perdere visto che proprio la sanità è ritenuta la principale “macchina del consenso”. Un consenso che in alcune regioni è stato costruito anche sulla pelle degli utenti visto che i bilanci delle aziende sono andati in dissesto con gravi ripercussioni sull’efficienza delle prestazioni e la qualità dei servizi”. Le lunghe attese e il conseguente ricorrere a visite a pagamento pongono una riflessione: “ perché e per chi paghiamo la sanità? Per mantenere il “circo” dello spreco?”
Voto: 2
3) Riprende con una nuova puntata la vicenda dell’Imposta Comunale Pubblicità e dell’accertamento e riscossione di tale tassa per gli esercizi commerciali alessandrini. Puntate precedenti in breve.
A luglio 2015 con una gara europea il Comune di Alessandria consegna l’incarico per raccogliere le tasse sulla pubblicità, occupazione suolo pubblico etc, per anni a cura di ASPAL. A dicembre 2015 a molti esercenti arriva una “strenna” supplementare alle già onerose gabelle dovute a Stato, Regione, Comune in un periodo di grave crisi per l’economia: la raccomandata di I.C.A. con al posto degli auguri di buone feste natalizie le sanzioni per le imposte di pubblicità relative alle scritte saldi e simili dei mesi precedenti. Si sollevano giuste proteste, intervengono le associazioni di categoria, scendono in campo politici locali, anche la sindaca pur difendendo la società organizza il “tavolo” per calmare gli animi e il senatore Fornaro dichiara che scendendo a Roma cercherà di far umanizzare la Legge in ambito, molto complessa. A febbraio il presidente Barosini della Commissione Bilancio convoca la società I.C.A. e l’Assessore Abonante per un’ audizione, ma i due convocati non si presentano. Siamo ad aprile e la vicenda è piuttosto complicata e non ha ancora trovato conclusione. Finalmente nei giorni scorsi c’è stata l’audizione politico/istituzionale. L’I.C.A. ha informato che per molti anni l’ASPAL ha eseguito con poca solerzia il suo compito. Che deve essere l’esercente ad autodenunciare le esposizioni pubblicitarie e insegne. Che non è vero che le Associazioni di categoria non erano informate. Per finire assolve e difende l’operato dell’ amministrazione.
Domanda: le associazioni di categoria hanno avuto in agosto incontri con I.C.A. oppure no? Erano informate della metodologia di lavoro di questa società, magari facendo qualche “ricerca” mirata nel web, senza arrivare a dicembre?
Concludo con anticipazioni sulle prossime puntate della “soap”: è in arrivo la riscossione della Cosap, il canone di occupazione suolo pubblico. Qui si attende altra grana.
Voto: 2