Dancelli ha mangiato? [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

Questa settimana ci sono due momenti a due ruote che riguardano la nostra provincia.

Intanto mercoledì 16 si terrà in città la punzonatura della Gran Corsa di Primavera da Milano a Sanremo, rievocazione ciclo-storica della classica, e viene presentata la mostra “Alessandria città delle biciclette” che aprirà ad aprile.

Sabato, e quest’anno nella data canonica del 19 marzo, passa la Milano-Sanremo, che torna al giorno di San Giuseppe di quando era festa.
La classicissima di primavera, come la si definiva, è la più lunga delle grandi corse ciclistiche, quasi 300 chilometri dal fine inverno padano al bel tempo (si spera) ligure. Una volta, quando la dominava Costante Girardengo (sei vittorie, dovrà arrivare il cannibale Merckx per superarlo), la selezione la faceva spesso il passo del Turchino. Poi è diventata un esercizio per velocisti, nonostante l’introduzione del Poggio, nel ’60, durante l’interminabile dominio degli stranieri, dopo la vittoria bis di Loretto Petrucci, primo al tradizionale traguardo di via Roma nel 1953.

Lo dico subito, questo post è un po’ ombelicale, perché il passaggio della Sanremo èMilano Sanremo 1 stato per me, per molti anni, una sorta di festa familiare, con mio papà che ci portava (anche certe volte sotto un diluvio d’acqua), sempre immortalando la corsa con fotografie che sono diventate, ormai, d’epoca (ne vedete qui qualcuna del ’70).

La corsa del 1970 è una di quelle sparigliate da una fuga iniziata tra Lombardia e Piemonte, che il gruppo lascia andare via un po’ pigramente, in quel caso nonostante la presenza tra i battistrada di buoni (e ottimi, come De Vlaeminck e il vecchio Van Looy, i nostri Bitossi, Zilioli, Aldo Moser...) corridori.

Già in Liguria, ma quando mancano ancora una settantina di chilometri, scappa da solo Michele Dancelli, bresciano che corre per la squadra del commendator Molteni, uno che spesso rischia fughe coraggiose e scapestrate.

Infatti, da lì a Sanremo, il dubbio di tutti è lo stesso: arriverà fino al traguardo o, come spesso gli succede, gli caleranno gli zuccheri e verrà ripreso. Lo sintetizza per i telespettatori Adriano De Zan, la voce del ciclismo: Dancelli ha mangiato?

Milano Sanremo 2Nonostante il Poggio i velocisti, salvo rare eccezioni, continuano a farla da padroni, così nel 1982 venne aggiunta la salita della Cipressa. Quella fu un’altra edizione eccezionale, in un clima da tregenda, decisa da una “fuga bidone” che alla fine lasciò da soli due carneadi francesi. Scendendo a Sanremo Bondue scivolò sulla strada bagnata, così vinse un Marc Gomez, nel suo giorno di gloria.

“Sedici anni di astinenza e si sciolgono le campane. ‘Din don Dancelli’ titola Tuttosport. Dancelli è un corridore brillantissimo, capace di tutto quando lo sostiene la forma. Anche di andare in fuga solitaria e di arrivare in lacrime sul traguardo di via Roma. Anche di fare le nozze di sangue con una zingara, taglietto sul polso e via.” (Gianni Mura)

E, sì, il 19 marzo 1970 fu il grande giorno di gloria di Michele Dancelli, cheMilano Sanremo 3 evidentemente aveva mangiato a sufficienza per arrivare da solo, a braccia alzate, piangendo a dirotto, di nuovo un italiano vincitore dopo ben 17 anni.

Ora siamo nella seconda serie più lunga senza un tricolore primo a Sanremo, l’ultimo successo è quello del 2006 di Filippo Pozzato. Speriamo in un successo italiano, il giorno di San Giuseppe, magari con una fuga iniziata dalle nostre parti. Chissà, fotografata da qualche bambino che tanti anni dopo ne scriverà la storia, ormai lontana.