Corso XX Settembre #2 [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

Per molti alessandrini una cartolina dell’Alessandria del tempo che fu è un’emozione unica. Emozione per i molteplici significati che la cartolina racchiude in sé. Può mostrare uno scorcio completamente diverso da quello che si può osservare oggi, può lasciar rivedere l’Alessandria che si è conosciuta da bambini, la casa in cui si è stati per una vita… o mostrare persone che ci hanno preceduto, magari anche un vecchio conoscente o addirittura un parente.

Per chi colleziona cartoline, oltre a tutte le caratteristiche appena accennate, la visione di un nuovo soggetto può far gola in quanto è un pezzo mancante in collezione, o per il motivo che si ha la soddisfazione di scoprire una veduta di cui si ignorava l’esistenza o semplicemente può trasmettere la  gioia di poter rivedere una cartolina che già si conosceva; soddisfazione condivisa con chi questa città la vive, la abita, la ama.

Personalmente posso affermare che la cartolina che presento oggi racchiude qualcosa in più oltre a tutte le particolarità che ho appena elencato.

Proprio in uno dei palazzi raffigurati in questo soggetto abitava un grande alessandrino scomparso negli anni scorsi, un amico, il mio amico Antonio Silvani.

Per parlare ancora di lui – e lo rifarò tante altre volte in futuro – ho pensato di pubblicare anche nella rubrica di oggi proprio questo scorcio di Corso XX Settembre. Cartolina anni ’20.

Questa strada, come tutti sanno, appartiene al quartiere Pista, luogo tanto amato dall’amico Antonio.

Come si può osservare per confronto diretto con la situazione attuale, la città ci ha guadagnato in numero di abitazioni ma appare evidente anche all’occhio dell’osservatore più sprovveduto e più superficiale come la bellezza del ‘900 architettonico alessandrino sia stato bellamente annientato con la costruzione di un osceno scatolone in cemento armato. E purtroppo di costruzioni analoghe ne sono sorte moltissime altre in tutto il quartiere. Troppe.

XX_settembre_oggiNon me ne vogliano gli abitanti di questo palazzo (e di moltissimi altri) ma ritengo che sacrificare la bellezza architettonica e artistica di questo quartiere non sia stata una scelta degna di appassionati alessandrini e dei buongustai del bello, bensì di biechi speculatori. Condanno sicuramente i committenti ma in primo luogo i politici e i tecnici preposti che a suo tempo hanno dato il via libera a questo abominio. E non aggiungo altro in quanto i lettori non hanno bisogno di altre spiegazioni in merito o di motivazioni.

Nell’alloggio di una di queste case (uno dei più antichi palazzi del Corso, risalenti ad un secolo fa) ha concluso la propria esistenza Antonio Silvani, alias S. E. Hildebrandus Aracnicus I°, l’ultimo Pontefice Massimo della Goliardia alessandrina; in quella sua abitazione spesse volte ospitava amici – come il sottoscritto – che amava intrattenere in allegre serate.

Per molti lettori questa cartolina può dire tante cose e per altri, come me, può raccontare anche qualcosa di più.

Una delle finestre che si affacciano sul Corso spesse volte la notte era illuminata e in quell’ambiente Antonio con Alfio (predecessore di Antonio come Pontifex della Goliardia alessandrina – in anni ancor più lontani – con il nome di battaglia Attila il Cruento) ed il sottoscritto si intrattenevano raccontando cose interessanti del passato e memorie divertenti, scambiandosi pareri e inoltre organizzando serate di spettacoli e di poesie dialettali. Molte di quelle sere trascorrevano nell’organizzazione del Concorso di poesia dialettale FozziLocardi.