Monferrato magico, ma senza un progetto di ‘sistema’ [Controvento]

Lanati nuovadi Ettore Grassano

 
Il Barbera esporta 51 milioni di bottiglie ma non è è riferimento di nulla. Il Barolo esporta 9 milioni di bottiglie, ma lo è eccome”. In questo dato c’è tutta la differenza tra un territorio, le Langhe, che ha saputo fare sistema, e creare un brand riconoscibile, e un altro, il Monferrato, che ancora faticosamente ci sta provando.

Questa e molte altre le riflessioni emerse durante un bel pomeriggio di lavoro ad Enosis Meraviglia, la cascina laboratorio tra Fubine e Cuccaro che rappresenta una vera eccellenza del nostro territorio, e di cui ogni volta che possiamo ci fa piacere ricordare la qualità e il valore.

Di fronte ad un uditorio particolarmente attento, interrativo e curioso come il gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria, l’enologo scienziato Donato Lanati non si è risparmiato, e ha regalato numerosi spunti di riflessione sui mercati internazionali del mondo del vino, e sulle prospettive del Monferrato.

Appena rientrato da una settimana fra Georgia e Kazakistan, e di prossimaEnosis Meravigliaripartenza, Lanati quando parla del Monferrato si inorgoglisce (“questo è un posto unico, in cui tutti possono vivere bene, e provare piacere”), e al tempo stesso non può non constatarne i tanti limiti che, fino ad oggi, ne hanno frenato il decollo. Non solo la mediocrità della classe politica (“Vi assicuro che, se oggi il Kazakistan è rinato, e i suoi vini sono pronti a conquistare grandi mercati esteri, è perchè c’è stato un circuito virtuoso fra politica e imprenditori: da noi sappiamo bene quale sia la situazione”), ma anche una certa tendenza a pensare ‘in piccolo’, e a vivere di piccole invidie, anzichè di progettualità ampie e condivise.

Se quindi le potenzialità del nostro territorio dal punto di vista enologico (e certamente non solo lì) sono rilevanti, dall’altra è sul fronte delle strategie di sviluppo che regolarmente ci si incaglia.

Secondo Lanati (e appare difficile dargli torto) ‘il motore’ del turismo è stato fino ad oggi utilizzato al minimo dei giri, e con il freno a mano tirato. E indubbiamente puntare su un grande vino fortemente ‘identificato’ con un territorio anche a livello di brand (Barolo o Chianti docent) sarebbe una scelta strategica lungimirante. Non a caso l’unico vino delle nostre parti che è davvero conosciuto sui mercati esteri è il Gavi.

“Ma attenti”, ammonisce Lanati, “a pensare che si possa fare un grande vino senza un fortissimo legame con il territorio di cui lo stesso deve essere ambasciatore, e senza vera cultura: il vino deve sempre raccontare una storia, e farlo con sincerità, attraverso i profumi, il colore, le sensazioni”.

MonferratoNon solo: il Monferrato, per poter crescere e offrire prospettive concrete nel comparto del vino dovrebbe trovare dei leader riconosciuti, e anche sapersi inventare iniziative di marketing, legate magari ad un grande film o evento: non basta il riconoscimento Unesco, non bastano gli infernot, se poi non si trova il modo di fare ‘sistema’, e di attrarre capitali, investitori, turisti.

Impossibile, ascoltando la passione che Donati Lanati mette nelle sue riflessioni, non esserne ‘rapiti’, e non pensare che davvero un simile talento, apprezzato in tutto il mondo, andrebbe ‘sfruttato’ in maniera decisamente più incisiva, all’interno di un progetto complessivo di economia del territorio che ancora latita.

Emozionante anche la degustazione di vini kazaki, con Lanati che haLanati vini mostrato la semplice complessità (o complicata semplicità) con cui è necessario ‘accostarsi’ ad un calice di vino, per assaporarne a fondo aroma, profumo, gusto e ‘memoria’: “Non pretendete nulla da un vino, lasciate che sia lui a raccontarsi a voi, ad accompagnarvi nel suo mondo, nella cultura che lo ha prodotto”.

Chissà che alcuni dei giovani imprenditori presenti alla lectio magistralis di Lanati non ne trarranno preziosi insegnamenti, e magari la voglia di investire nelle vigne del Monferrato (“prima che qui attorno sulle colline ci siano solo nocciole”, direbbe Lanati).