“E’ stato il vicesindaco in persona, giovedì scorso in consiglio comunale, ad invitarmi a rivolgermi in Procura per avere ulteriori chiarimenti sul Pisu, e nei prossimi giorni lo farò. Se poi sia normale che la maggioranza si comporti in questo modo, e dia queste risposte anzichè fornire dati e trasparenza, lo decidano gli alessandrini”. E ancora, riguardo alla (vera o finta, chissà) ‘querelle’ tra sindaco e dirigenti di 10 giorni fa: “Fra il partito del sindaco e quello dei dirigenti, mi pare che gli unici ad uscirne con le ossa rotte siano i dipendenti di Palazzo Rosso: maltrattati a mezzo stampa dal capo del personale, e difesi da nessuno. Eppure posso assicurare che lì dentro ci sono professionalità eccellenti: spesso mortificate da un centro sinistra e da una dirigenza entrambe mediocri, ma ci sono”.
E chi lo ferma più, Emanuele Locci. Da tre anni autentica ‘spina nel fianco’ della giunta Rossa, l’attuale presidente della commissione Controllo di Gestione di Palazzo Rosso non perde un colpo, e dichiara senza mezzi termini di essere impegnato, in prima persona e in prima fila, nel tentativo di mettere a punto una proposta politica “basata su pochi elementi di grande concretezza” per poter dire agli alessandrini nella primavera del 2017 “ora basta, aiutateci a voltare davvero pagina, e a dare ad Alessandria e agli alessandrini un futuro di speranza, e di ottimismo basato su progetti”. Sarà candidato sindaco, Emanuele Locci, e appoggiato da chi? Se glielo chiedi sorride: “E’ presto: prima confrontiamoci su un progetto. Sono un uomo di centro destra, ma questo è il momento del confronto con tutti coloro che hanno idee e la voglia di realizzarle, liberando questa città da gruppi di potere che hanno mostrato davvero di essere al capolinea, e ci stanno portando su un binario morto”. Organizzazione di Palazzo Rosso, Pisu, partecipate, cave e ambiente. Locci è scatenato, anche se non perde il suo ‘aplomb’ e il suo modo di esprimersi pacato e documentato, “parlano i fatti, i numeri, i dati, almeno quando ce li lasciano consultare: perché la tendenza ad occultare, a non raccontare ai cittadini e agli stessi dipendenti del comune e delle partecipate come stanno davvero le cose è la vera cifra di questi tre anni di amministrazione Rossa”.
Locci, se l’ultimatum del sindaco ai dirigenti non era un bluff, tra pochissimi giorni a Palazzo Rosso vedrà la luce il nuovo modello organizzativo. Chi vince e chi perde, secondo lei?
Chi perde glielo metto per iscritto se vuole: i cittadini, e i dipendenti del comune. Questi ultimi non sono tutti lazzaroni o incapaci, come si evince da certe recenti interviste dei loro dirigenti. Semmai male utilizzati, e per nulla incentivati a fare. Ma quello non è proprio il compito dei dirigenti? Potrei farle numerosi esempi concreti, ma non sarebbe corretto nei confronti degli stessi dipendenti, che rischierebbero addirittura ritorsioni. Comunque sappiamo bene qual è la questione: il sindaco punta al massimo controllo, e vorrebbe portare a Palazzo una persona di sua fiducia, una sorta di super coordinatore dei dirigenti, che si chiama Gianni Mogni ed è oggi direttore generale della Provincia. I dirigenti che si sono almeno formalmente ribellati, invece, vorrebbero accrescere il proprio ruolo e potere personale, con prebende annesse. La soluzione che li farà felici entrambi c’è, e si chiama modello Guerci, lo scriva pure: bisogna ormai chiamare le cose col loro nome, e ribadire anche agli alessandrini quel che tutti gli addetti ai lavori sanno da sempre. Vogliono arrivare ad una drastica riduzione delle direzioni, con ridimensionamento dei dirigenti, si dice quattro, meno graditi al centro sinistra. Costoro verranno ridimensionati, per ruolo e retribuzione: e speriamo non si ripeta il caso dell’avvocatura, che pure mi pare un precedente da non ignorare.
Sul fronte dipendenti, il ragioniere capo (e capo del personale) Antonello Zaccone ha dichiarato che nuove assunzioni a Palazzo Rosso sono comunque impossibili, perché il comune è rientrato nel patto di stabilità, ma non rispetta i parametri per il pagamento dei fornitori….
Ho letto, e forse Zaccone, che come spesso ama ricordare ha due lauree, forse dovrebbe prenderne una terza, per evitare certi svarioni: ai sensi del D.L.78 del 19 giugno 2015 infatti le cose non stanno esattamente così, e oggi il comune di Alessandria potrebbe anche assumere, in teoria. Ma qui la questione è un’altra: valorizzare le competenze che ci sono, anziché svilirle e mortificarle.
Lei, intanto, procede come un martello pneumatico, inarrestabile: davvero per avere accesso ai dati del Pisu si rivolgerà alla magistratura?
Certo che lo farò: me lo ha pubblicamente consigliato lo stesso vice sindaco Cattaneo in consiglio comunale. Che altro dovrei o potrei fare? Del resto, nonostante sia stato lo stesso segretario generale, da me sollecitato, a chiederlo esplicitamente al dirigente preposto, che è l’ingegner Neri, nessun dato di dettaglio è stato sin qui fornito, fino alla provocazione finale di Cattaneo. E che in un comune, oltretutto capoluogo di provincia, un dirigente possa decidere di non consentire al presidente della commissione Controllo di Gestione l’accesso ai conti su un progetto così rilevante è gravissimo. Quel che sappiamo è che ad oggi sono arrivati solo 2,6 milioni di euro sui 12 previsti, e che il progetto doveva essere chiuso a fine 2014. Neri dice che il rendiconto è complicato, e lo fornirà alla fine. Oggi la situazione la conosce solo lui, e forse il sindaco, o almeno spero. Ma c’è dell’altro…
Ossia?
Sia da parte mia, che da parte dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, ci fu in passato la richiesta di poter fare proposte migliorative rispetto a diversi aspetti del Pisu. La risposta di Neri, avallata dal sindaco, fu: “impossibile, ormai il progetto è chiuso”. Peccato che da allora modifiche ne siano state apportate, eccome. Ma senza mai minimamente interpellare il consiglio comunale. Succede solo ad Alessandria, mi creda. Comunque, quel poco che ho potuto verificare finora ha fatto emergere situazioni quanto meno discutibili, come le spese per i vasi di via Dossena o il corso di italiano per stranieri. Gocce, temo, rispetto alla situazione complessiva: siamo nelle mani di Neri però, e deciderà lui quando gli alessandrini potranno conoscere come sono stati spese le risorse del Pisu. A questo punto, la Procura diventa un passaggio obbligato.
Parliamo di ambiente e inquinamento Locci: sembra una priorità per tutti, nelle agende politiche. Poi però di concreto si fa ben poco, se non in termini peggiorativi…
La questione cave alessandrine messe a disposizione per accogliere i materiali del Terzo Valico è un esempio lampante. Qui non si tratta di essere No Tav. La questione è semplicemente che l’alessandrino, per la grave situazione ambientale in cui versa (pensiamo alla Fraschetta, e non solo), e per i seri sospetti di inquinamento pregresso delle suddette cave (al Cristo, ad esempio) non è in condizione di esporti ad altri seri rischi e complicazioni. Oltretutto, con falde acquifere a così breve distanza dalle cave stesse. Ma quando si tratta di ordini di scuderia, il sindaco di Alessandria non dice mai no. E non meno seria è la questione legata alla filiera dei rifiuti, e delle partecipate nel loro insieme….
Lei Locci è contrario anche alla cosiddetta Grande Amag?
Penso che l’idea di una multiutility in grado di ottimizzare e migliorare l’erogazione di molti servizi pubblici sia corretta. E’ sul come si sta procedendo che dissento completamente: qui si sta pensando di cedere importanti pezzi di sovranità, aprendo le porte, anzi spalancandole a soggetti che con il mercato c’entrano poco, e che invece hanno molto a che fare con il Pd, o meglio con qualche sua cordata interna. E anche su questo sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli alessandrini…
Altro tema caldissimo Locci: commercio e viabilità. Lei è pro o contro Ztl per il centro?
Io dico che impedire alle auto di accedere al centro ha senso solo se prima costruisci una rete di servizi (a partire dai parcheggi e dai trasporti con autobus piccoli e non inquinanti) funzionanti, e che consentano agli alessandrini di muoversi agevolmente. Se non si parte da lì, e invece si pretende di chiudere il centro punto e basta, si moltiplica solo il disagio, e non solo ai commercianti. Con i rappresentanti del commercio poi, come con tante altre categorie professionali, dov’è il confronto sui progetti, il percorso collaborativo che il centro sinistra aveva annunciato in campagna elettorale? Siamo di fronte a tre anni di nulla, e i risultati purtroppo i commercianti alessandrini li misurano sulla loro pelle.
Facciamo un’ipotesi estiva di fantapolitica Locci: lei da domani è sindaco di Alessandria. Che fa come primo passo?
Progetto, e metodo per applicarlo: questi sono i due elementi essenziali. Da un lato un approccio di tipo strategico: sapere dove si vuole andare, quali sono gli obiettivi. Dall’altro un controllo direzione, in itinere, che consenta di capire a che punto si è arrivati, e se serve anche di correggere la rotta. Perché per un ente comunale non è solo importante il rispetto formale delle norme, ma anche una misurazione dell’efficienza. Insomma, tutto quello che oggi a Palazzo Rosso non si fa.
Ma da dove partirebbe?
Dalla partecipazione, coinvolgendo cittadini e stakeholder, ossia i portatori di interesse collettivo: associazioni professionali e di categoria, associazioni e così via. Un coinvolgimento reale che è possibile, ma qui da noi è sempre rimasto ‘lettera morta’, al più dichiarazione di intenti, per poi decidere tutto in quattro, in stanze più o meno segrete, come tuttora succede. C’è un documento comunque, il Piano Strategico messo a punto durante il quinquennio della giunta Fabbio, che va certamente aggiornato in certi aspetti, ma contiene un’analisi puntuale della situazione, e molti spunti progettuali. Perché non utilizzarlo?
Il progetto di governo di una città in ogni caso deve essere condiviso con la cittadinanza, e quando serve anche modificato. I primi 6/12 mesi di mandato sono essenziali per mettersi in reale sintonia con la città. E poi è assurdo che il comune approvi il proprio bilancio preventivo verso fine anno, come succede ora: ma che previsione è, se già tutto è successo? Il bilancio preventivo va fatto ad inizio anno, e deve essere chiaro e trasparente.
Non teme di infilarsi in un ginepraio da incubo?
(sorride, ndr) Ma quando sarò sindaco io dal ginepraio usciremo rapidamente, con poche scelte essenziali, a partire appunto da certe figure apicali. Però, al di là delle battute, la situazione è molto seria ad Alessandria, e molto grave. E a me in questa fase interessa confrontarmi, sia pur da uomo di centro destra quale sono, con tutti coloro che hanno idee, proposte, capacità. Poi sceglieremo, insieme, il candidato sindaco. Penso alla Lega, in particolare: sono stato di recente alla loro festa a Fubine, con Salvini, ed è stata una serata splendida, zanzare a parte: c’era davvero tanta gente comune che ha voglia di partecipare, che si è stancata di farsi prendere in giro da chi ci governa, a Roma come ad Alessandria. Ma penso a tutto il centro destra, e anche al mondo dell’associazionismo e del volontariato, che ad Alessandria è una ricchezza straordinaria, e spesso trascurata.
E con Barosini come farete? Lui pure aspira alla candidatura da sindaco, pare….
(sorride, ndr) L’ultima risposta gliela dò in politichese: mi auguro che Barosini mantenga da qui al 2017 la sua attuale posizione alternativa a quella di Rita Rossa, e che sia disponibile a lavorare per la città. Se così sarà, ci sarà modo di confrontarsi anche con lui.
Ettore Grassano