L’ordinaria emergenza [Controvento]

Alluvione Novidi Ettore Grassano

Qualcosa che non funziona di sicuro c’è, se con cronometrica precisione siamo in grado ormai di sapere che pioverà, a che ora, dove e quanto. Eppure regolarmente le nostre città (a Genova come a Novi o ad Alessandria, e praticamente ovunque in Italia) finiscono travolte dall’emergenza ogni volta che fanno i conti con un maltempo intenso, ma non così straordinario. Perchè, parliamoci chiaro, che piova in autunno e che nevichi in inverno non sono mica fenomeni imprevedibili ed eccezionali.

Dovrebbe essere routine, o no?  E invece siamo ormai abituati a scenari quasi apocalittici, in cui ogni livello di autorità pubblica proclama l’emergenza, che però serve ad allertare le persone, ma non certo ad evitare esondazioni, interi quartieri allagati, danni permanenti tutti da conteggiare (e da risarcire: ma da parte di chi, e con quali risorse?).

Nelle scorse settimane, a dimostrazione che il fenomeno ‘emergenza maltempo’ è ormai ben presente nella parte più consapevole della popolazione, abbiamo pubblicato diversi appelli di associazioni e privati cittadini sulla (mancata) pulizia di alvei di fiumi, fossi, caditoie, tombini. Con riferimento in particolare ad Alessandria, ma evidentemente altrove la situazione non è poi tanto diversa.

Epppure, tutte le volte sembra che ci si trovi di fronte ad un fenomeno nuovo, e a fattori naturali non prevenibili e non ‘riducibili’ a priori: come un terremoto, insomma.

Ma il rapporto con l’acqua, con i fiumi e con il territorio in cui scorrono, finoAlluvione Castelletto d'Orba appunto alla questione della pulizia delle fogne e dei tombini, è invece questione fortemente legata alla programmazione, e a scelte strategiche di chi gestisce le risorse pubbliche: dallo Stato alle Regioni, a Province e Comuni. Ora partirà il solito balletto di analisi, responsabilità, promesse legate al futuro. E, statene certi, pure le rassicurazioni sul fatto che chi ha subìto danni non sarà lasciato solo. Su questo tema, esiste però un’ampia e triste casistica a cui fare riferimento, da vent’anni a questa parte almeno. Per la quale lasciamo spazio ad alcuni nostri lettori e lettrici, che ne sanno assai più di noi.

Di sicuro, mentre si avvicina a passi da gigante il ventennale della tragica alluvione alessandrina (e piemontese) del 6 novembre 1994, spiace constatare che passi in avanti da allora sono stati fatti soltanto sul fronte (fondamentale, naturalmente) dell’allerta, del pre-avviso. Mentre il rapporto con i fiumi e la natura sembra essersi ulteriormente deteriorato, di pari passo con la manutenzione (pressoché inesistente ormai) di ponti e strade: e, in fin dei conti, oggi come allora a chi tocca tocca, e i cocci sono solo suoi.