“La vita fugge e non si arresta un’ora…” diceva quel poeta aretino passato alla storia per aver sempre tentato di batterla a tale Monna Laura (che mai glie la mollò) e che, stanco di giochetti solitari, si recò in Veneto, ad Arquà, ove i suoi aneliti per la “Monna” si traformarono in bibliche conoscenze della “Mona”…
Anche per i Goliardi (da sempre strenui estimatori non tanto della “Monna” quanto della “Mona”) il tempo fugge e quindi si giunge al 1969+3…
Sotto l’illuminato pontificato di Hildebrandus Aracnicus la vita dell‘Ordo Goliardicus Agae Khanis prosegue sempre più brillantemente, sempre di più proiettata ad una Goliardia Nazionale che meramente locale: Feriae Matricularum in ogni contrada d’Italia, feste a gogo, diete continue nell’ambito della Confoederatio Italicae Goliardiae ed altre amenità.
(N.P. le citate “diete”, come abbiamo già avuto modo di dire, erano delle riunioni ufficiali e formali… non come quelle che oggi spietati cerusici ci impongono per la salvaguardia di ciò che resta della nostra pontificale carcassa!).
L’Ordine ha persino trovato una sede, il cui affitto sarà ovviamente a carico dei Goliardi (sono finiti i bei tempi in cui erano le amministrazioni comunali ad offrire un covile alla locale Goliardia… e qui ci fermiamo perchè sarebbe troppo facile tirare badilate di guano addosso a questa categoria di… quasi persone!).
Iniziano però, come sempre capita in ogni umano contesto, i primi screzi, le prime diversità di vedute, le prime contestazioni ad un Pontifex Maximus troppo teso ai rapporti interordini, troppo menefreghista davanti a bilanci sempre più tragici (ma chissenefrega, l’importante era divertirsi)…
Davanti a questa situazione il Pontifex Maximus decise di fare ciò che tanti anni dopo un certo piccolo Renzi non si sarebbe mai sognato di fare: rassegnò le dimissioni!
Altri fattori ci spinsero a questo atto supremo: gli esami universitari (indietro come le palle del cane), la politica (eravamo sempre Segretario della Gioventù Liberale in un periodo molto delicato), le supplenze che aumentavano esponenzialmente e, non ultima, una crisi cardiaca (scatenata da un invincibile agente eziologico chiamato Cupido!).
Demmo ancora una mano ai confratelli per organizzare l’immancabile BALLO DELLA mATRICOLA e, pochi giorni prima di questo evento, ci ritirammo.
Fu eletto un nostro successore (ma noi non partecipammo all’elezione: eravamo contrari a quell’unico candidato) a cui, obtorto collo, cedemmo il nostro Pastorale.
Al Ballo partecipammo anonimamente come uno dei tanti (la stranezza fu che le “delegazioni estere” stazionavano più al nostro tavolino che a quello pontificale) e non volemmo entrare nelle fotografie.
Nella foto “1” spiccano: Nencia da Barberino (“a“), Madre Badessa Generale dell’Ordine, Corrado (“b“) (quello che resta dei nostri asfittici neuroni non ha memorizzato il suo nome Goliardico), Principe della Corona Ferrea del Sacrum Regnum Longobardorum di Pavia ed il nobilissimo Tanino, Capo dei Mandrillacci (ex “Coppola e Lupara“) di Pavia e Principe della Corona Ferrea. Leggiadre fanciulle ingentiliscono il dagherrotipo, mentre alcuni esseri sub umani, certamente fuggiti dalla Corte dei Miracoli parigina, hanno anch’essi impressionato la pellicola.
Nella foto “2” possiamo apprezzare Attila il Cruento (“a“),che, molto degnamente, per tutto l’evento, ha fatto gli onori di casa al posto dell’ectoplasma pontificale (ci domandiamo quale sia la localizzazione delle di lui mani in questo scatto…); ancora (“b“) Nencia da Barberino e (“c“) la Miss Goliardia 1969+3. Presumiamo che l’essere contrassegnato dalla “d” sia il drudo della Miss e questo lo si evince sia dall’espressione preoccupata (coi Goliardi intorno volano sempre bassi!) che dalle sue mani (sempre che siano sue) amorevolmente protettive sulle spalle della bella!
La foto “3” è tratta dall’immancabile et immortale “IL PICCOLO” che, non ci stancheremo mai di dirlo, ha sempre dato tantissimo alla Goliardia alessandrina e mostra la Miss Goliardia 1969+3 e le sue damigelle, Tanino (“a“) dei Mandrillacci di Pavia, (“b“) Attila il Cruento, (“c“) Nencia da Barberino e (“d“) il Santo Gengis Khan. Gli enigmatici ghigni impressi sui volti di Attila e Tanino e, in special modo, la loro postura lasciano intuire l’occupazione del qui ed ora dei succitati…
In fondo alla foto “3” si nota un significativo punto interrogativo, a fianco del titolo di un altro articolo adiacente “Piangi, piangi vecchio O.G.A.K.” ma che significa?
L’articolo, integralmente riportato nella foto “4“, fu l’ultima zampata del leone (così qualcuno la chiamò), fu una dura rampogna che rivolgemmo alla Goliardia alessandrina prima del nostro volontario giubilato.
Rammentiamo come se fosse ora quando, due o tre giorni dopo il ballo, portammo il nostro articolo a “IL PICCOLO” e lo consegnammo all’indimenticabile Mario Odisio, l’allora direttore, che, meravigliato ci disse: “Ma Santità,” (lui ci chiamava così) “hanno già portato il materiale della festa…”
Vedendo la nostra espressione faceta, lo lesse, sghignazzò a sua volta e ci assicurò che sarebbe stato pubblicato integralmente proprio sotto l’articolo ufficiale sul ballo della matricola. Grande Mario!
Esuliamo, come sempre, nell’ultimo documento, dal racconto degli eventi.
Oggi è di moda nell’ambiente cabarettistico creare discorsi completi con nomi di città, di perrsonaggi famosi, di prodotti di largo consumo, ecc.
Il risultato è sicuramente comico, esilarante, però non c’è nulla di nuovo: la Goliardia ci aveva già pensato!
Ecco due esempi: il primo, foto “5” risale al 1969+2 ed è un lungo itinerario (le tappe sono numerose) verso la città di Sesso.
Lo ammettiamo, non siamo stati noi dell’O.G.A.K. ad inventare questo spermatogenico viaggio, ma, basandoci su quello che girava allora, lo rimpolpammo non poco.
Il secondo esempio, che scriveremo qui di seguito, è stato tratto dal libro di Alfredo Castelli “I canti Goliardici n. 2”.
I DETERSIVI
Era un bel giorno di SOLEX. OMO ed AVA decisero di andare in un PRAL, sotto una PALMOLIVE. Ad un tratto OMO domandò ad AVA: “Mi fai toccare la SESA?” “CAMAY!” ella rispose. Allora OMO alzò il VEL, calò il LIP, prese il TOT, le montò in KOP e… VIM! “AIAX!” gridò AVA mentre facevano SPIK & SPAN, quando improvvisamente OMO disse: “VENUS… ASBORNO!”. Dopo circa un OREAL, AVA si alzò piuttosto DURBANS. Fu solo dopo nove mesi che, in un giorno di SUNIL, nacque OMO piccolo da 85 lire.
Quante marche non esistono più, è un peccato… in compenso sono aumentate le marchette a tutti i livelli!