Ciao bella gente… bella gente… si fa per dire… potreste anche essere repellenti, vomitevoli, orripilanti (come in realtà lo siete), ma io continuerò imperterrito a chiamarvi “bella gente”!
Ma perchè?
Per captatio benevolentiae nei vostri confronti? Non mi serve, le cose, sia quelle piacevoli che spiacevoli, le ho sempre dette in faccia al popolo!
Per bontà d’animo? Per me esiste solo la bontà del corpo… femminile!
Per prendervi per il culo? Bravi! Indovinato!
E allora “Ciao bella gente”… eccoci di nuovo qui, in questo secondo appuntamento con Santa Madre Goliardia.
Per essere coerente (ma io sono sempre coerente!) con quanto ho detto la volta scorsa, continuiamo a parlare della sfilata dei carri Goliardici in quel di Pavia.
Siamo nello “ano zero” (i culendari Goliardici non diranno mai anno, bensì il più sostanzioso ano) del ventesimo secolo.
Ma perchè “ano zero”?
Quale sia il valore di 1969, o, meglio, il valore delle sue due ultime cifre, quale sia l’importanza di questo magico numero che simboleggia la kamasutriana posizione dei testa-coda, lo sanno anche i neonati.
Il 1969 è dunque riconosciuto, per lo meno fino al 2069 (che ne prenderà il posto), come l’ano zero del culendario Goliardico ed è per fare un esempio esplicativo (molte delle vostre teste che starebbero bene in un paio di slip hanno bisogno di un esempio) il corrente anno 2014 Goliardicamente viene espresso come ano 1969+45.
Parlerò, nel prosieguo di questi incontri, anche di altre datazioni del culendario Goliardico.
Dicevo, siamo a Pavia, nell’ano zero e ci troviamo nel pieno della sfilata dei carri Goliardici.
Ogni Gruppo del Sacrum Regnum Longobardorum, l’Ordine Goliardico imperante in quel tempo in Pavia, aveva preparato il suo carro e le foto allegate descrivono il, carro del Gruppo Augustus, di cui indegnamente facevo parte.
Nella foto “1” si apprezza il Gruppo Augustus durante la sfilata (siamo, mi sembra, in Strada Nuova, all’altezza del tribunale): una merdosissima matricola (ovviamente vestita di sacco), affiancata da un severo anziano, porta il cartello con l’aquila, il simbolo dell’Augustus e, pochi metri dopo, ecco il carro dell’Augustus che trasporta un enorme “bugiùrlu” detto in dialetto alessandrino o, in italica espressione, un enorme buco del culo, da cui, in intervalli regolari, fuoriescono a fatica delle matricole rigorosamente vestite di marrone.
Purtroppo non ci sono foto che immortalino questi romantici ultimi atti della peristalsi intestinale.
Un gruppo di Goliardi sta sul carro, mentre non tanto comodamente assisa sul cavallo se ne sta una matricola sui cui documenti è specificato che sia di genere femminile (le merdose matricole non hanno sesso, sono solo “minus quam merda“!).
Anche in questo caso non ci sono foto in cui, ero io a decidere il momento, la matricola si trasformava in carciofo.
Una spiegazione per i filistei (vale a dire i non Goliardi): ma che cos’è il carciofo?
Si prendeva una matricola femmina dotata di maxigonna, le si tirava su la gonna fino alla testa e in questa foggia si legava l’indumento, dopodichè si faceva passeggiare, tenendolo sottobraccio, questo carciofo in carne ed ossa.
La matricola nella foto, una volta trasformata in carciofo, non passeggiava, ma continuava a restare assisa sul nobile quadrupede.
I personaggi vestiti di sacco e con in testa degli assurdi copricapi a fungo, che camminavano a fianco del carro, erano delle merdose matricole.
La foto “A” descrive un’altra caratteristica che aveva il carro dell’Augustus: due capaci bombole caricate a CO2 scaricavano sulla folla filistea, che incautamente voleva assistere alla sfilata, getti di anidride carbonica (nella foto si può apprezzare l’algida nuvola) che raggelava per qualche istante la maramaglia.
Come ci eravamo procurati queste bombole ed i giusti ugelli di uscita? Bastava “chiederli in prestito” in un qualunque laboratorio universitario…
Purtroppo non esistono foto di un altro regalo che l’Augustus aveva preparato per gli incauti filistei: sul carro erano presenti due capaci sacchi pieni di pula di riso che, a badilate, finiva sul pubblico… da cui i conseguenti attacchi di pruriti, colpi di tosse, sternuti parossistici!
Sempre in questa foto si apprezzano le merdose matricole accanto al carro e la matricola a cavallo che, essendosi già levata il copricapo, stava per essere trasformata in carciofo.
Il personaggio indicato dal punto “a” è il sottoscritto, il mio nome Goliardico era già Hildebrandus Aracnicus (e qui mi commuovo): ero fagiolo (iscritto al secondo anno) e non avevo ancora compiuto i 21 anni! Come si evince avevo la faccia del bravo ragazzo…
Il punto “b” indica un anziano dell’Augustus, prossimo alla laurea in medicina e chirurgia, il suo nome Goliardico era Gesù per una certa somiglianza, ma solo fisica!
Gli altri due punti indicano due cari amici, anche loro fagioli come me: Dino (“c”), divenuto avvocato e Giorgio (“d”), medico anestesista. Con entrambi ho fatto i più osceni casini (continuo ad asciugarmi gli occhi…)!
Dalla foto “B” possiamo apprezzare un momento simpatico della sfilata: un pezzo grosso della Goliardia pavese, forse addirittura il Re Alboino I, assisteva alla Goliardica processione, da cui l’ordine perentorio, di Gesù e mio, alle matricole di prosternarsi.
Intanto il popolo filisteo non sembrava apprezzare la nuovola di CO2 (vedi i sorrisi un poco forzati).
Per la cronaca S.M. Alboino I, verso la fine della sfilata, mi proclamò coram populo Cavaliere per meriti Goliardici ed io posso vantarmi di essere stato il primo Cavaliere della Corona Ferrea del Sacrum Regnum Longobardorum.
Pace e pene a tutti… la prossima settimana, ovviamente se mi sfagiola, ci sposteremo in territorio alessandrino.