«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!»
(Matteo 10,34)
Raqqa è stata la prima provincia siriana sfuggita al controllo politico, sociale e militare del regime di Assad, passando nel 2013 ad un gruppo estremista islamico denominato ISIS («Stato Islamico del Levante e dell’Iraq»).
Oggi, in quella regione della Siria vengono imposti con inimmaginabile brutalità usi, costumi, conversioni e tasse. Chi non ci sta, come gli ultimi cristiani rimasti, rischia la crocifissione.
Il destino di questi poveri uomini, accomunati a Cristo dallo stesso tipo di supplizio e di morte, dovrebbe farci riflettere. Potremmo, la dico grossa, provare a reagire anche semplicemente parlandone.
Ma noi, comodi e pasciuti occidentali, ormai lasciamo fare, convinti come siamo che tanto qui certe efferatezze non arriveranno mai. Di che cosa dovremmo preoccuparci, in fondo? Di una croce con un uomo appeso, e di un bimbo -forse il figlio- che lo guarda incredulo?