Il Presidente della Repubblica ha promulgato il decreto IRPEF che il parlamento dovrà convertire in legge entro 60 giorni, che contiene uno sgravio fiscale per le imprese con un taglio del 10% dell’IRAP e prevede il bonus di 80 euro a 10 milioni di lavoratori con redditi fra gli 8 mila e i 24 mila euro. Come riporta un noto quotidiano nazionale, nel decreto in oggetto all’art. 33, c’è anche un anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti dei comuni che hanno deliberato il dissesto (fra i quali Alessandria), che perciò dovrebbe ricevere tra i 30 e i 40 milioni euro, ma non solo, all’art. 31 si prevede una cifra di 2 miliardi di euro per consentire agli stessi di pagare i debiti nei confronti delle società partecipate.
A livello locale l’anno zero ormai è alle spalle, dopo il raggiungimento del pareggio di bilancio, grazie a questi due provvedimenti che consentiranno al Comune di pagare in buona parte i debiti nei confronti dei creditori e delle partecipate, si potrà dare concretamente avvio alla seconda fase di rilancio di Alessandria, con con tutte le ricadute positive del caso. A livello nazionale va detto che indubbiamente è la prima volta che un Governo vara un provvedimento di questo tipo, che rappresenta una boccata di ossigeno per l’asfittico mondo del lavoro e che speriamo sia utile per dare avvio ad una iniziale ripresa dei consumi e quindi dell’economia. Peccato che almeno per ora non si riescano a trovare i fondi per un intervento simile anche per i pensionati al minimo, oggi più che mai in difficoltà, che non possono essere considerati cittadini di serie B. solo perchè non sono più produttivi, ma che non va dimenticato restano comunque dei consumatori.
La copertura di questi provvedimenti, per mantenere l’equilibrio di bilancio, viene reperita da un taglio della spesa pubblica anche con interventi sugli enti locali, i quali dovrebbero recuperare le riduzioni ottimizzando i costi negli acquisti a fronte di pagamenti più rapidi rispetto al passato, e da un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie degli investitori (escluso i titoli di Stato). Anche in questo caso è la prima volta che con un piccolo contributo, il mondo finanziario sosterrà le imprese che creano lavoro e occupazione. Questo provvedimento (anche se pienamente condivisibile) in tempi brevi non potrà mettere in secondo piano la questione lavoro che per gli italiani resta la preoccupazione principale, come dimostra un indagine di Confcommercio-Censis sul primo semestre 2014, dalla quale emerge che otto famiglie su dieci vivono una sensazione di precarietà e instabilità, conseguentemente al fatto che nel nostro paese ci sono diversi milioni di cittadini, fra disoccupati (in particolare i giovani) e precari senza garanzie, ma anche chi attualmente il lavoro c’e l’ha, ma rischia di perderlo in quanto si trova ad operare in imprese da tempo in difficoltà un po ovunque sul territorio nazionale.
Perciò a questo punto, visto che lo Stato ha finalmente iniziato a fare la propria parte, anche se in seguito dovrà fare di più (ad esempio aumentando gli investimenti in ricerca, sviluppo e valorizzazione del patrimonio artistico, ecc.) tocca ora alle imprese e alle banche che diversamente dagli ultimi anni dovranno aprire i cordoni della borsa per finanziarle, fare maggiori investimenti finalizzati a dare il loro determinante contributo per rilanciare l’economia e quindi l’occupazione, innescando così un circolo virtuoso che consenta al paese di uscire dalla stagnazione, per non dire recessione, nel quale ormai da troppo tempo si trova.
Infine è indispensabile adottare provvedimenti per incidere maggiormente sull’evasione fiscale, dando concretamente avvio all’operazione ”Pagare tutti per pagare meno tasse”, sarebbe un ulteriore e determinante contributo al perseguimento degli obiettivi sopra citati e anche in questo caso sarebbe la prima volta che un Governo attiva un iniziativa simile, ma visto che Matteo Renzi ha iniziato perchè non sperare che continui?
Pier Carlo Lava – Alessandria