Ed eccoci, ormai, in piena campagna elettorale. Con la curiosità di capire, da qui al 23 maggio (si vota domenica 25, e il 24 per legge si tace), cosa faranno i candidati dei diversi partiti e schieramenti per convincere gli italiani (e i cittadini della nostra provincia in particolare, chiamati alle urne anche per le regionali, e per rinnovare numerose amministrazioni comunali) a crederci ancora.
Il dato di partenza è scoraggiante: più o meno la metà degli aventi diritto dichiara oggi, a meno di un mese dalla data fatidica, di non aver nessuna intenzione di recarsi al voto. L’esperienza insegna che poi la percentuale dei votanti sarà un po’ più alta, ma un’astensione comunque elevata è da mettere in conto.
Così come, nonostante il patetico martellamento ‘anti Grillo’ del sistema mediatico (anzi, in buona parte anche per quello) tutti sotto sotto si attendono un autentico exploit dei 5 Stelle: tanto che uno dei principali argomenti di conversazione tra gli addetti ai lavori non è più se ‘i grillini’ andranno bene o meno, ma se supereranno alle Europee il 30% o ci arriveranno vicino, e conseguentemente cosa accadrebbe se, il 26 maggio, dovessimo scoprire che il Movimento 5 Stelle è il primo partito del Paese.
Ma questo fa già parte del gioco del post elezioni.
Ad oggi, l’aspetto più interessante, soprattutto per noi piemontesi, e alessandrini, è capire se, finalmente, i candidati cominceranno a parlarci di programmi, di obiettivi, di proposte. Fino a ieri, abbiamo assistito più che altro (anzi, la maggior parte dei lettori ha solo intuito: perché molto è avvenuto ‘sottotraccia’) a ‘scaramucce’ e colpi bassi all’interno dei singoli partiti. Il tutto per strappare, in particolare, una candidatura alle regionali: segno che il traguardo di consigliere a Palazzo Lascaris per molti è ancora meta ambìta, per quanto si parli di ridimensionamento del ruolo, sia sul piano dell’autorevolezza, che della retribuzione e dei benefit in senso lato.
Non torniamo sulle modalità che hanno portato ad annullare i risultati delle elezioni del 2010 ben quattro anni dopo. Ma chiediamo invece, questo sì, a tutti i candidati, aspiranti consiglieri regionali, di spiegarci davvero bene, da oggi al giorno delle elezioni, perchè dovremmo votare per loro: ossia cosa hanno intenzione da fare per noi, per il loro territorio, una volta eletti.
Sanità, snellimento della burocrazia (e dei suoi apparati), incentivi al mercato del lavoro, investimenti in infrastrutture, formazione professionali, politiche culturali: questi e altri i settori rispetto ai quali ci attendiamo progetti chiari e misurabili.
Poi ci sono i comuni. Si vota a Casale Monferrato, Novi Ligure, Tortona, Ovada. Ma anche in tantissime piccole, importanti realtà in cui l’idea, e il valore, di comunità ancora esiste. E in cui la credibilità dei volti che si presentano alle elezioni è facilmente ‘misurabile’, e pesa almeno tanto quanto i programmi, e forse più. E’ lì che, nonostante i tentativi di indebolimento da parte degli ultimi governi (che hanno metodicamente ridotto le risorse da destinare agli enti locali, e vedremo se Renzi continuerà sulla stessa linea), pulsa ancora quel po’ di senso civico e di orgoglio di appartenenza a cui questo Paese deve aggrapparsi, per provare a risalire la china. Buon lavoro soprattutto agli aspiranti sindaci dunque: ne avranno decisamente bisogno.
Ps: via libera, se vi va, non al tifo da stadio (cancelleremo messaggi tipo W Caio, Sempronio ladro ecc…), ma ad un’analisi della situazione, dal vostro punto di vista. Insomma: ci credete ancora, o no?