«Ius summum saepe summa est malitia»
Terenzio (Heautontimorumenos, IV, 5)
Somma giustizia equivale spesso a somma malizia, scriveva il commediografo berbero (ma di lingua latina) Publio Terenzio Afro, in una sua opera composta intorno al 160 a.C.; cento e passa anni prima del più noto “Summum ius summa iniuria”, espressione proverbiale riportata da Marco Tullio Cicerone nel suo De officiis (44 a.C.). Segno che, anche per gli antichi (quelli che secondo Tomas Milian “se magnaveno a buccia e buttavano i fichi”) la questione giustizia era spinosa e delicata.
Proviamo ora a considerare due episodi, tra i tanti, che ci possono aiutare a capire se la massima terenziana conserva ancora una sua attualità, oppure no.
Partiamo da Vincenzo De Luca, volto noto del Partito Democratico, prima bersaniano e poi renziano (dal 2013, giusto in tempo per), attuale sindaco di Salerno ed ex-sottosegretario nel governo presieduto da Enrico Letta. Malgrado una ordinanza del tribunale civile e una decisione dell’Autorità Antitrust che avevano dichiarato decaduto il nostro uomo per incompatibilità tra i ruoli di sindaco e sottosegretario, il 31 marzo 2014 il Consiglio comunale di Salerno affronta la questione (dopo soli undici mesi di rinvii e smemoratezze), prendendo atto del fatto che De Luca non è più sottosegretario e quindi può continuare a fare il sindaco. E il passato, glorioso e indelebile, da sottosegretario ai Trasporti? Svanito nel nulla… al massimo un apostrofo rosa tra le parole “ti” e “inchiappetto”.
Secondo episodio. Il 3 marzo scorso il Consiglio di Stato annulla un concorso per dirigenti scolastici in Toscana, svoltosi due anni fa. Motivo? Un errore nella procedura di sostituzione del presidente della commissione. Risultato? I 135 professori che hanno vinto il concorso dovranno rifarlo. Non solo. Di questi 135, ben 112 hanno già lavorato per due anni come presidi nelle scuole toscane, alcuni spostando definitavamente la famiglia da posti lontani, altri facendo i pendolari. E allora? Per tamponare una situazione a dir poco scabrosa, tre giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che “congela” lo stato dell’arte, consentendo ai dirigenti scolastici già nominati di rimanere fino al rinnovamento della procedura di concorso nelle sedi assegnate. Di più sembra che non si possa fare, al cospetto di una sentenza del Consiglio di Stato. Se sapete come si fa una pernacchia, questo è il vostro momento.
In tutta evidenza siamo di fronte a due esempi di prepotenza e ottusità che poco hanno a che fare con lo Ius. In entrambi i casi, la “somma giustizia” si è comportata con “somma malizia”, arrecando una somma offesa. Terenzio aveva, e ha ancora, ragione. Sarebbe buona cosa se un uomo deciso e intraprendente come Matteo Renzi si preoccupasse un po’ di più del funzionamento della italica giustizia, che di tanta attenzione (e magari anche di una mezza riformuccia) avrebbe bisogno. Ma forse certi tasti è meglio non toccarli. La “somma giustizia” non fa prigionieri.