Conduttore radiofonico e televisivo, direttore di rete, esperto di comunicazione, giornalista ed ex-europarlamentare, Ettore Andenna da diversi anni si è stabilito con la moglie Diana e i quattro figli in una bella cascina del nostro Monferrato, tra Asti e Casale. Golfista per prescrizione medica, Andenna coltiva personalmente peperoncini piccantissimi di cui è ghiotto e, oltre ad essere un fanatico del web, gioca da più di dieci anni ad un vecchio gioco di strategia militare sul Pc, insieme ad innumerevoli appassionati in giro per il mondo. Laureato in Scienza delle Comunicazioni e New Media, parla molto bene sia l’inglese che il francese.
1) Ettore, la tua carriera è iniziata con la radio, nella mitica Radio Montecarlo, per poi proseguire in televisione, sia in Rai che nelle tv private. Qual è stata l’esperienza più bella, e che cosa invece, con gli occhi dell’oggi, non rifaresti più?
E’ sempre stata tutta un’esperienza fantastica ed irripetibile. Inventarsi la prima radio “privata” in Italia, anche se era pochi chilometri oltre il confine, partecipare al cambiamento del modo di fare tv in Italia con le prime televisioni locali e poi diventare quello che ha presentato il maggior numero di puntate della trasmissione di giochi internazionale per eccellenza… no, non c’è alcunché che non rifarei!!!
2) Il tuo nome è associato indelebilmente a due programmi che ancora oggi molti ricordano: Giochi Senza Frontiere e La Bustarella. Quel tipo di tivù, a tuo avviso, potrebbe essere riproposta con successo anche oggi, o appartiene ormai al passato?
Con le nuove tecnologie ed adeguandosi all’interattività, che permette una partecipazione diretta del pubblico, sarebbe assolutamente una riproposizione che funzionerebbe, secondo me. Lo dimostra il fatto che in Italia si stanno diffondendo, soprattutto nel periodo estivo, sfide di giochi fra vari comuni da nord a sud, che fanno i pienoni e di partecipanti e di pubblico. La gente ha voglia di partecipare e di giocare!
3) Parliamo un po’ di politica. Nei tuoi anni da europarlamentare, dal 1986 al 1989, sei stato artefice di settantuno proposte di legge e di due leggi che portano il tuo nome. Malgrado questo “curriculum” non ti sei più ricandidato. Perché?
Perché la Rai mi propose un contratto di tre anni con la condizione di non ricandidarmi, feci un esame di coscienza ed optai per il lavoro che avevo fatto per vent’anni, con il senno di poi forse è stato un errore, ma gli anni di Giochi senza frontiere dal ’90 al ’96 non ci sarebbero stati, quindi il dubbio mi resta tuttora.
4) Tu, milanese doc, da diverso tempo ti sei stabilito con la famiglia nel nostro Monferrato. Che cosa ti ha convinto a fare questa scelta?
Dopo trent’anni in giro per il mondo cercavo un posto tranquillo dove vivere e crescere i miei figli. Anche mia moglie Diana, con lo spirito della veneta giramondo, cercava un luogo dove mettere radici. L’abbiamo trovato in questo borgo di 14 abitanti dove viviamo. Noi siamo in sette, quindi metà della popolazione residente. Ma non sono sicuro che sia definitivo, da qualche tempo “mordo un po’ il freno”, come si dice…
5) Ultima domanda. È da un po’ di tempo che non ti si vede in tv… hai davvero appeso il microfono al chiodo, o ci stai preparando qualche sorpresa?
No, non ho appeso al chiodo alcunché. Ogni tanto faccio ancora qualche serata e mi diverto molto, oltre a rendermi conto che mi ricordo ancora come si fa. Diciamo che mi sono impigrito un po’, anche perché oggi è più difficile trovare interlocutori con cui creare qualche cosa. Recentemente, nemo propheta in patria, una società straniera mi ha chiesto se volevo collaborare per ricreare una trasmissione di respiro internazionale ed ho risposto di sì. Ci sto lavorando ed è molto stimolante… ma per ora resta cosa segreta!