di Piero Archenti
La Ca’ Granda, spiega Piero Angiolini, faceva parte delle proprietà delimitate dalle vie Dante e Ghilini, proprietà che a loro volta confinano, da una parte con l’attuale Cassa di Risparmio e dall’altra con la Via dei Musicisti, un tempo rappresentata dalla strettoia di via S. Dalmazzo. La via Larga citata da Angiolini altro non è che l’attuale via dei Martiri, venduta ai francesi nel 1797, e costituiva una parte importante delle proprietà della Confraternita ubicata, come già detto, principalmente all’interno della Ca’ Granda.
L’unica testimonianza che tutt’ora rimane di quel tempo lontano è rappresentato dalla chiesa di “Santa Maria Domus Magnae” situata in via Ghilini e da moltissimi anni sconsacrata. Infatti, per molti anni l’edificio fu utilizzato come garage per le Volanti della Questura di Alessandria ed attualmente in stato di evidente abbandono. L’edificio confinante invece, abbandonata la sede iniziale degli uffici della Questura in via Ghilini, da tempo trasferiti in Corso Lamarmora, è stata riconvertita in condominio.
Continuando la visita a quel che un tempo ormai lontano rappresentava la ex Ca’ Granda, diremo che tutti i locali destinati ad attività commerciali situati sotto il porticato, che originariamente segnava il confine dei quartieri di Gamondio e Marengo, attualmente risultano per lo più desolatamente abbandonati. Lo stesso non si può dire delle attività commerciali della ex Ca’ Granda poste su via Dante, infatti, a parte la desolazione del porticato che collega via Dante a via Ghilini, sembrerebbe che, tutto sommato, l’affluenza sulla via dell’Arco sia soddisfacente anche se, a giudicare dall’espressione corrucciata che mostra Giuseppe Garibaldi dall’alto della lapide a lui dedicata in via Dante, siano un po’ troppe le persiane chiuse delle finestre che un tempo mostravano uffici in attività al primo e secondo piano che si affacciano su via Dante… e certamente non sono quelle della Cassa di Risparmio!
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La Ca’ Granda
Antica è l’origine in Alessandria delle Confraternite e dei relativi Oratori; ne parla il Ghilini all’anno 1261 e ne riparla con più fondamento nel 1485. A quest’anno sicuramente già esisteva da noi una Compagnia religiosa detta della Ca’ Granda (Domus Magnae) la cui chiesa era dedicata a Santa Maria. Quale può essere l’origine del nome di Ca’ Granda? Come spesso avviene, questo titolo fu dato dal popolo stesso e va forse riferito all’importanza dell’isolato che la Confraternita allora occupava. Era infatti segnato dalle nostre attuali vie Dante e Ghilini e sebbene la chiesa fosse appoggiata a quest’ultima strada, fino al 1870 fu detta della Ca’ Granda, stava tuttavia internamente nascosta in un vasto cortile che si estendeva verso il giardino del Palazzo Ghilini, ora Cassa di Risparmio (Esattoria Civica).
La chiesa aveva la facciata rivolta verso oriente ed era unita alle due strade suddette, da un porticato che non doveva mancare di una certa grandiosità tanto da giustificare il titolo popolare di Ca’ Granda. Si vuole anche che posta com’era, sul confine di due nostri quartieri, le genti di Gamondio usavano entrare dalla parte della contrada della Fiera Vecchia (via Dante) mentre quelli di Marengo venivano dalla opposta contrada della Ca’ Granda!
Come Confraternita godeva di una certa notorietà e di ricchezza al punto da possedere anche una casa in via Larga, venduta poi ai francesi nel 1797. La notorietà era forse una conseguenza del famoso lascito dei Coniugi Scoglia per il quale nel 1642, fu aperta nella Ca’ Granda la prima nostra scuola elementare per fanciulli poveri. Lascito importante per quei tempi, e che formerà argomento per un prossimo capitolo di “Vecchia Alessandria”
Col volgere degli anni e per diverse beghe sorte tra autorità civili ed ecclesiastiche, la chiesa del Sec. XVIII decadde alquanto; fu quindi demolita e ricostruita dalle fondamenta siccome ora si vede, con la severa facciata in via Ghilini, di fronte all’ex Palazzo del Conte Mathis di Caccioria. Venne benedetta dal Vescovo De’ Rossi il 28 aprile 1769 con l’assistenza del Capitolo della Colleggiata di San Dalmazzo, parrocchia al vicino angolo da cui la Ca’ Granda religiosamente dipendeva. Parte del sedime interno fu in seguito occupato dal Palazzo Bertone di Sambuy (ora Pugliese) confinante con la nostra chiesa.
Al tempo dei francesi e più tardi ancora durante le guerre di indipendenza, la Ca’ Granda venne ripetutamente occupata militarmente: rimase così sconsacrata fino al 1879. Venti anni fa, nel 1933, il Tempietto di via Ghilini, che i nostri nonni ostinatamente dicono ancora della Ca’ Granda, mutava titolo e passava alla Confraternita della S.S. Trinità, che aveva dovuto cedere la propria Sede, sita poco più lungi, alla Cassa di Risparmio. Parte dei beni della Ca’ Granda finivano alla nuova Chiesa della Vittoria nella Pista. Così dal 1933 dell’antica Domus Magnae, rimane soltanto il lontano ricordo, caro particolarmente ai nostri vecchi.
Piero Angiolini 28-03-1953