Its head of finance in 2006 «spoke very limited English such that he could not possibly have been expected to read and understand the complex agreements which he was executing».
Agenzia di stampa Bloomberg, 5 luglio 2013.
“Non parlava bene l’inglese, e quindi non poteva capire che cosa stava firmando”. Sarebbe questa la linea di difesa adottata dai legali della Regione Piemonte nella causa che vede l’ente pubblico schierato (a Londra) contro le banche Dexia e Intesa Sanpaolo, colpevoli di aver rifilato costosissimi derivati scritti in inglese a qualche dirigente (o assessore) abituato a leggere la Busiarda in ufficio conversando amabilmente di Toro e Juve nella lingua di Macario.
Inquadriamo la vicenda. Nel 2006 la giunta di centrosinistra di Mercedes Bresso decide di emettere sul mercato 1,8 miliardi di obbligazioni. Per tutelarsi -ironia della sorte- da variazioni eccessive dei tassi di interesse, la Regione sottoscrive con le banche Merrill Lynch, Dexia e Intesa Sanpaolo alcuni contratti di derivati, scritti nella lingua della perfida Albione.
A un certo punto, purtroppo, questi derivati “esplodono” (non solo da noi, d’altronde) e le banche cominciano a incassare interessi molto alti, oltre i limiti del buon senso e della sostenibilità. Da gennaio 2012 il Piemonte s’incazza e non paga più.
Fermiamoci qui, per il momento. Aspettiamo che da questa ridda di voci non smentite emergano le verità vere, i nomi e i cognomi di chi ha firmato e di chi ha fatto firmare (circolano nomi grossi del bel mondo della finanza piemontese). Ma, soprattutto, auguriamoci che qualcuno in Regione impari bene l’inglese. Anche solo per evitare brutte figure all’estero…
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