di Piero Archenti
Senza l’intervento di Napoleone, Alessandria, e Piazza della Libertà in particolare, avrebbe un aspetto indubbiamente diverso da quello che ormai siamo abituati a vedere. Non avemmo infatti l’attuale Piazza ma, al suo posto, una grande Cattedrale con un pur ampio sagrato antistante, che avrebbe indubbiamente posto in secondo piano palazzo Ghilini (meglio di qualunque spiegazione il disegno dell’Architetto Luigi Visconti (foto 1) rivela come avrebbe potuto essere la piazza con Palazzo Ghilini in secondo piano).
Ma tant’è così decise Napoleone nel 1803, duecentodiciassette anni fa, e la distruzione della cattedrale di Alessandria rappresenta certamente una delle perdite più gravi per quanto riguarda la storia dell’antica città medievale.
I resti del Duomo furono riportati alla luce in seguito agli scavi di una campagna archeologica promossa nel dicembre 2003 dall’Amministrazione comunale di Alessandria presieduta dall’allora sindaco Mara Scagni e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Nel corso degli scavi infatti, furono portate alla luce alcune parti delle decorazioni in granito dell’antica Cattedrale di San Pietro, della Torre Civica e del corpo di guardia sommariamente sepolte all’epoca per dare seguito alla realizzazione della prima Piazza d’Armi, in seguito Piazza della Libertà, e attualmente custodite presso le Sale d’Arte di via Machiavelli (foto 2) in Alessandria.
Ma, aimè, nel 2007 il nuovo sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio, cancella ogni progetto avviato dalla Scagni (cancellato anche il progetto per la realizzazione di una pavimentazione in vetro per consentirne almeno la vista) interrompendo così anche le visite agli scavi (foto 3), che pure avevano portato alla luce interessanti reperti dell’antica Cattedrale di San Pietro, riportando in tal modo la piazza, in origine “Platea Major”, alle condizioni originarie, ossia, l’attuale parcheggio auto sulla centralissima piazza della Libertà.
La seconda piazza d’Armi fu realizzata con la demolizione della Cittadella spagnola del Milleseicento, ormai inutile, posta a baluardo di Porta Marengo. Inaugurata e benedetta il 14 aprile 1855, si stendeva da Corso Lamarmora a spalto Gamondio da una parte, e da Via Piave a Via Tortona dall’altra (foto 4). Uno dei vertici della seconda Piazza d’Armi era, ed è, occupato dalla chiesetta e dall’Istituto Suore Immacolatine (foto 5) in via Tortona.
Un’area piuttosto vasta ma, sebbene Napoleone fosse ormai passato a miglior vita nel 1821, questi, fin dal 1810 aveva provveduto a creare nell’immediata periferia alessandrina, un “poligono”, ovvero, un Campo di Tiro, per fare esercitare le sue truppe non più, o non solo, con le armi leggere ma piuttosto con armi di grosso calibro come le artiglierie.
E dove poteva essere collocata la terza Piazza d’Armi se non dove si trova attualmente il campo di volo dell’Aero Club “M. Bovone” destinato ad aerei da turismo anche se, per tutti gli alessandrini, quell’area è e continuerà ad essere nota come la “Piazza d’Armi”.
Foto 1 disegno dell’Architetto Luigi Visconti.
Foto 2 reperti custoditi presso le Sale d’Arte di via Machiavelli.
Foto 3 interesse mostrato dalla cittadinanza per le visite agli scavi.
Foto 4 disegno area occupata dalla Cittadella Spagnola e sullo sfondo l’Arco di Trionfo.
Foto 5 vecchia cartolina d’epoca
Tre Piazze d’Armi
L’altra secolare tradizione militare di Alessandria, trova ancora conferma nel secolo scorso in ben tre piazze d’armi, sorte fra il 1805 e il 1855. La prima risale a Napoleone che fece abbattere l’antica Cattedrale del 1170, per creare nel bel mezzo della città, un Campo di Marte che divenne poi la nostra bella piazza di oggi, che prese, nel giro degli anni, molti nomi diversi, anche se non tutti ufficiali.
Cominciò con “Place d’Armes” assegnatole da Napoleone e che sostituì quello secolare di Piazza della Cattedrale; in seguito si disse, volta a volta, Piazza Grande del Municipio, del Comando, della Prefettura, di Rattazzi (dal monumento che oggi non c’è più) e della Luna (titolo caro ai forestieri ammirati dal lunario dell’orologio municipale!) Intitolata a V.E.II, il popolo la chiamò invece Piazza Reale; poi nel 1843 divenne Piazza Italia ed ora Piazza della Libertà.
Anche la seconda Piazza d’Armi che il popolo disse “Vecchia” quando era sorta quella nuova, risale al tempo di Napoleone e precisamente allorchè i francesi demolirono la ormai inutile Cittadella spagnola del 1600, soppiantata dalla formidabile (in allora) Cittadella oltre Tanaro di Vittoro Emanuele II, tutt’ora esistente. La Cittadella spagnola era un Arsenale assai vasto che si stendeva dal rondò di via Dante sino ai bastioni di Porta Marengo (linea Grignolio – Mulino); il Portale d’ingresso si apriva dopo l’Arco Trionfale che gli faceva da ornamento.
L’Arco stesso, sopravvissuto alla distruzione della Cittadella, divenne poi l’ingresso della Piazza d’Armi, piazza che occupò tutto lo spazio della demolizione. I nostri anziani certo ricordano il vasto campo (taluno forse vi avrà passato anche qualche Rivista militare!), i magnifici viali a doppio filare che lo delimitavano e lo sfondo della Porta Marengo che all’uscita aveva un ponte levatoio sul canale C. Alberto. Di allora rimane soltanto il casotto Daziario di via Tortona che segnava uno degli angoli della Piazza d’Armi Vecchia.
Dopo la prima guerra mondiale, cessata la servitù militare e caduti i bastioni, venne ideata la piazza attuale che diede impulso alle nuove costruzioni (anche allora si sentiva la crisi degli alloggi!). Sorse così l’odierna Piazza Matteotti che dapprima si disse Genova (per i vecchi è ancora e sempre Piazza d’Armi) poi Crispi e poi ancora Birago. Ed eccoci ancora alla terza Piazza d’Armi subito detta “Nuova” in quanto ancora esisteva la “Vecchia”. In capo alla via Mazzini vi era un Torrione detto di Porta Ravanale, dal nome di un Governatore spagnolo.
Era sorto sull’antica Porta Rezolia o Arzola, sulla strada per gli Orti; appena al di là, oltre ai bastioni, Napoleone aveva creato nel 1810 un “Poligono” (Campo di Tiro) che serviva anche per le esercitazioni di artiglieria. Vastissimo campo che più tardi fu diviso tra il primo nostro Cimitero urbano, quale oggi vediamo, benedetto il 15 agosto 1855; e il campo militare come al tempo di Napoleone, che fu detto Piazza d’Armi Nuova. Venne subito delimitato da grandi alberi che furono distrutti nel 1946 alla fine della seconda guerra. La benedizione della nuova Piazza d’Armi avvenne precisamente un secolo fa il 14 aprile 1855.
Piero Angiolini 05-03-1955