di Enrico Sozzetti
Si chiama “Prisma”, svolge attività di ricerca ad accesso aperto e connessa al sistema imprenditoriale e punta a intercettare il mercato del Piemonte Orientale. Ufficialmente presentata mercoledì ad Alessandria, in realtà l’infrastruttura di ricerca ha visto la luce nel 2018 quando il Centro di ricerca traslazionale per le malattie allergiche e autoimmuni (Caad) e il progetto per la Piattaforma per le Risonanze Magnetiche nucleari (“Prisma”-Upo) hanno ottenuto il finanziamento regionale previsto dal Bando “Iinfra-P – Sostegno a progetti per la realizzazione, il rafforzamento e l’ampliamento delle Infrastrutture di Ricerca pubbliche”.
Grazie ai fondi europei i centri sono stati finanziati con due milioni di euro (su una spesa complessiva di 4.922.700) per il Caad e 466.000 euro (su una spesa totale di 932.000) per “Prisma”. Quest’ultimo è nato dalla collaborazione dei Dipartimenti di Scienze e innovazione tecnologica (Disit) di Alessandria e di Scienze del farmaco (Dsf) di Novara dell’Università del Piemonte Orientale (Upo). La piattaforma è dedicata alle tecniche di risonanza magnetica nucleare e mette a disposizione delle imprese le strumentazioni e il know-how, aprendo nuove opportunità di collaborazioni e progetti di ricerca e sviluppo. Sono numerosi gli ambiti di ricerca: analisi chimiche, metabolomica (scienza che studia e misura i processi cellulari dell’organismo umano), drug discovery, strutturistica in campo biologico, scienze dei materiali, rilassometria (si basa sulla misura dei tempi di rilassamento magnetico dei nuclei, in particolare dell’idrogeno). La dotazione tecnologica della sede alessandrina è particolarmente avanzata ed è stata rinnovata recentemente. «Tutte le macchine lavorano da remoto e si sfrutta totalmente il ‘tempo macchina’. Anche i locali sono stati adeguati alle nuove strumentazioni» sottolinea Claudio Cassino, tecnico del laboratorio “Prisma”.
«La Risonanza magnetica nucleare – spiega Mauro Botta, referente del laboratorio Prisma al Disit – è la tecnologia più avanzata a disposizione dei ricercatori per studiare gli aspetti strutturali delle molecole. Con questo progetto viene rafforzata l’attività di ricerca dell’Ateneo (oltre ovviamente alla didattica) nelle aree della chimica, della biologia e della medicina. Un altro obiettivo rilevante dell’infrastruttura è la promozione della ricerca interdisciplinare mediante l’utilizzo dei molteplici e sofisticati esperimenti multinucleari e multidimensionali offerti dalla tecnica. Infine abbiamo l’opportunità di mettere a disposizione della ricerca e dell’innovazione industriale un centro sperimentale all’avanguardia nella nostra regione». Ecco perché alla presentazione ufficiale, nella sede del Disit, erano presenti anche rappresentanti del mondo delle imprese e dell’industria in particolare. E non manca nemmeno un nuovo fronte, quello della sanità perché la tecnologia della risonanza magnetica nucleare apre nuovi fronti di ricerca come quello della biochimica.
Caad e “Prisma” sono strutture già accreditate e usufruiscono dei Voucher Ir (Infrastrutture di ricerca) della Regione Piemonte. L’agevolazione alle imprese sarà concessa sotto forma di contributo alla spesa, a copertura massima del 70 per cento dei costi ammissibili del servizio acquisito, da un contributo minimo di 20.000 euro fino a un contributo massimo di 200.000 (tutte le informazioni sul sito www.prisma.uniupo.it).
L’efficacia di uno «strumento condiviso» come la piattaforma “Prisma” viene ribadito da Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Upo, mentre Andrea Turolla, direttore generale dell’Ateneo, invita «aziende e gruppi di ricerca a stringere sempre di più il legame università – imprese». La multidisciplinarietà e le attività di ricerca integrate sono le chiavi di volta dei servizi avanzati che l’Università del Piemonte Orientale mette a disposizione dei territori, con particolare riferimento, ricorda Emanuele Albano, delegato alla ricerca dell’Upo, ai settori del cibo, della salute, delle biotecnologie, della scienza dei materiali e dell’economia verde.
«I laboratori di Alessandria e Novara – precisa Mauro Botta – hanno svolto un’attività dedicata principalmente all’analisi e caratterizzazione di composti chimici e di materiali. Il servizio dedicato sia all’utenza interna (personale accademico dell’Upo) che all’utenza esterna, rappresentata da imprese del settore chimico, farmaceutico, alimentare e dei materiali, che accedono regolarmente all’infrastruttura di ricerca».
Infine, c’è chi è particolarmente soddisfatto. È Cesare Emanuel, già Rettore dell’ateneo, e oggi presidente dell’Incubatore di imprese del Piemonte Orientale ‘Enne3’, nato nel 2008 a Novara e attivo dall’anno successivo. «Quello cui assistiamo oggi – commenta – è il coronamento di un progetto di incubatore di impresa che si rivolge a una parte importante del Piemonte con lo scopo di catturare il sistema imprenditoriale e delle start up». Un coronamento che non è solo quello per gli ultimi strumenti che hanno permesso di rinnovare e qualificare la piattaforma “Prisma”, ma anche per l’apertura della sede alessandrina dell’incubatore.
Annunciata ufficialmente a ottobre 2019, non è però ancora pronta. L’ufficio alessandrino aprirà, «a breve» assicura Emanuel, all’interno del Disit, mentre la Camera di Commercio ha dato la disponibilità a ospitare «uno spazio di rappresentanza nella sede dell’ente camerale». L’idea della seconda sede è stata ufficializzata nel 2015, quando l’incubatore aveva un capitale sociale di quattrocentomila euro e i soci erano l’Ateneo, Finpiemonte, i novaresi Associazione Industriale, Comune, Camera di commercio e Provincia. Dopo alcune non brillanti annate e una ripresa positiva, sia in termini economici, sia di nuovi insediamenti d’impresa, è arrivato il momento della dismissione di alcune quote societarie detenute dalle amministrazioni pubbliche. La prima è stata rilevata dalla Fondazione Bpn di Novara per il 10,2 per cento (valore 35.900 euro), mentre una quota analoga del valore di 35.000 euro è stata acquisita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria a conclusione dell’asta pubblica indetta dal Comune di Novara che doveva cedere le quote di proprietà. «Una volta definitivo il nuovo assetto,
Enne3 sarà in grado di aprire una sede anche ad Alessandria» aveva assicurato Cesare Emanuel, allora Rettore dell’università e oggi presidente dell’incubatore il cui direttore è Lorenzo Lener. I contatti con il territorio sono continuati, raccogliendo la disponibilità della Fondazione Cra, ora guidata da Luciano Mariano e all’epoca presieduta da Pier Angelo Taverna. Oggi Enne3 assiste 24 imprese incubate (di cui 11 spin-off universitari), segue sei nuovi progetti imprenditoriali con un team di cinque esperti con competenze in amministrazione e controllo, proprietà intellettuale, project management, marketing, finanza e accesso al credito. È un incubatore plurisettoriale, con un ventaglio di ambiti merceologici che comprendono Ict e agrifood, applicazioni web e scienze della salute, nuovi farmaci e servizi industriali innovativi (info su www.enne3.it).
In questi mesi sono in corso contatti con la Fondazione Slala di Alessandria per studiare un ingresso nella compagine sociale, a condizione che siano rimodulate le quote societarie con un conseguente piccolo sacrificio da parte dei soci novaresi.