Ha una stretta di mano vigorosa, e un sorriso simpatico e ottimista. Il che non guasta, dati i tempi che il comparto sta attraversando. L’ingegner Roberto Mutti, tortonese, è presidente provinciale del Collegio Costruttori solo da un mese, ma la situazione del comparto la conosce “a menadito”, e la vive sulla propria pelle come imprenditore edile da sempre: “è forse il momento più difficile per il settore, da quando ho cominciato a lavorarci: ma noi addetti ai lavori siamo determinatissimi ad uscirne. Certo, bisogna che anche la politica e il sistema del credito facciano fino in fondo la loro parte”. E vediamoli allora nel dettaglio, i dati della crisi e la strategia per cercare di fronteggiare questa vera emergenza.
Presidente Mutti: partiamo da qualche numero, per inquadrare la situazione?
Eccone alcuni essenziali, che ormai conosco a memoria: dal 2008 a fine 2012 il comparto edile, a livello nazionale, ha avuto una contrazione del 26%, in termini di imprese attive, e del 34% in ore lavorate. Il che, tradotto in occupazione, significa che si sono persi circa 360 posti di lavoro, che arrivano a 550 mila considerando tutta la filiera. In pratica, un’ecatombe.
E su scala provinciale? E’ banale dirlo, ma nell’alessandrino l’edilizia è sempre stata una delle spine dorsali del territorio…
E’ così, e la nostra situazione oggi non è tanto diversa dal resto del Paese: si pensi, come dato ultimo, che abbiamo registrato una regressione, in termini occupazionali, di un ulteriore 15% a marzo 2013, rispetto a marzo 2012. Ma naturalmente la flessione è cominciata diversi anni fa: nel 2008 il comparto dava lavoro nella nostra provincia a più di 8 mila persone. Ora siamo a circa 3.800. E non va meglio sul fronte delle imprese iscritte alle casse edili, che solo due anni fa arrivavano ancora a quasi 1.500, e oggi sono poco più di 1.000. Teniamo pure conto che questi sono dati invernali, e alcune imprese stagionali probabilmente si staranno aggiungendo in queste settimane. Ma rimarremo di sicuro sotto le 1.200. Ad agosto avremo dati più aggiornati: e speriamo di poter annunciare, prima o poi, che la discesa è terminata, e che si ricomincia a parlare di crescita, e di sviluppo.
Appunto: per arrivarci cosa serve? Il nuovo governo può dare una mano in questo senso?
Certamente ogni tipo di incentivo in termini di sgravi fiscali è benvenuto e farà bene, così come è necessaria una certa stabilità a livello politico, perché il sistema Italia ricominci a credere in se stesso, nell’edilizia come altrove. Ma attenzione: questo non basterà, se non si interverrà pesantemente sul sistema del credito, facendo in modo che le banche tornino a dare fiducia alle imprese, e ai privati.
Però anche le banche, che tutti ormai siamo abituati ad additare come imputati, hanno le loro regole, che impongono di non prestare denaro oltre certi parametri di rischio…
Ci rendiamo conto talmente bene della situazione, che a livello provinciale stiamo provando a farci promotori di un’iniziativa che ci sembra molto innovativa. Ossia abbiamo chiesto ai soggetti più forti che ci sono sul territorio, dalla Camera di Commercio alle Fondazioni, di dar vita insieme a noi, e a chiunque ci voglia stare, ad un vero e proprio fondo di garanzia. Proprio per poter dire alle banche: ecco, la copertura c’è, ora voi fate il vostro mestiere. Il percorso è avviato, speriamo che si concretizzi presto: tempo da perdere davvero non ce n’è più.
Come sta andando, invece, il programma Ristruttura, che avete lanciato a fine 2012?
E’ un’altra leva su cui puntiamo molto, e che si basa su una semplice constatazione: sul nostro territorio, in questo momento, puntare in maniera massiccia sull’edilizia di nuova costruzione è impensabile, dato il numero di alloggi sfitti, o invenduti. Però c’è un vasto patrimonio edilizio, privato e pubblico, che necessita di interventi strutturali importanti, da realizzare in linea con le nuove proposte sul fronte ecologico, ad esempio. E poi c’è la necessità di mettere a disposizione dei proprietari di case (singoli, imprese ecc) tutta la normativa aggiornata: le regole, ma anche le opportunità, legate ad una normativa vasta, estesa e a volte dispersiva. Il programma Ristruttura, promosso da Ance insieme a diversi altri soggetti, ordini professionali e non solo, si propone proprio di fare chiarezza su questo fronte, e di stimolare a cogliere tutte le occasioni offerte dal mercato, combattendo le formule elusive, e combattendo il “nero” in ogni sua forma.
In effetti, con i dati sulla disoccupazione del settore che ci ha fornito, la domanda che uno si pone immediatamente è: che fine hanno fatto quei 4.200 addetti rimasti senza lavoro in pochi anni, in provincia?
Certamente, superata la fase della tutela degli ammortizzatori, si genera un grave allarme sociale, che spesso viene sottovalutato da tanti. Se chiude una fabbrica da 1.000 operai il dramma è evidente, così come le difficoltà dell’impiego pubblico locale sono tutti i giorni al centro del dibattito dei media. Ai lavoratori edili si presta meno attenzione, ed è grave. Per questo noi, come Collegio Costruttori, ci battiamo perché il comparto possa ripartire, e farlo nelle condizioni di assoluta trasparenza e legalità: no al lavoro nero insomma, in nessuna forma.
Presidente, c’è un’altra “tegola” che immagino non vi aiuti: e sono le tasse sugli immobili. Ici, Imu o come si chiamerà la prossima….
Quella è una vera palla al piede per il nostro settore, un macigno. Speriamo che alcuni interventi migliorativi siano possibili, ma la preoccupazione è grande. Le pare possibile che si paghi l’Imu anche sulle case invendute? Eppure è così: se un costruttore ha ‘ferma’ una palazzina da 12 o 16 alloggi, e ne ha magari venduto solo uno o due, deve pagare le imposte su tutti quelli vuoti. Così si va a rotoli: abbiamo presentato come Ance un ricorso amministrativa alla Commissione Europea, vedremo quale sarà il responso.
Lei vive le dinamiche del settore ‘sul campo’ per così dire: qual è la ricetta per cercare di stare a galla, in una fase così difficile per l’intera economia?
Sono titolare, con mio fratello, di un’impresa con 31 dipendenti, e che nel tortonese è da sempre molto radicata. Ma le difficoltà si sentono, eccome, tanto che è possibile che anche noi si debba far ricorso agli ammortizzatori sociali, che finora siamo riusciti ad evitare. Segreti per resistere non ce ne sono, se non continuare a fare il proprio lavoro con onestà e trasparenza: e naturalmente, questo sì, cercare sempre di scegliere committenti affidabili e solvibili. Oggi l’ansia, pur legittima, di lavorare a tutti costi (e far lavorare i propri dipendenti) può spingere ad accettare contratti capestro, o a lavorare per soggetti scarsamente affidabili sul fronte dei pagamenti: è un errore da evitare assolutamente.
L’ultima riflessione non può che essere per il Palazzo dell’Edilizia, fatto progettare a suo tempo ad una ‘archistar’ come l’architetto statunitense Daniel Libeskind: l’opera si farà mai, o alle porte di Alessandria rimarrà un’altra incompiuta cattedrale nel deserto?
Chiariamo: si tratta di un’opera voluta e finanziata dal Sistema edile (ossia Cassa edile, Scuola edile e Comitato paritetico territoriale): il Collegio Costruttori non è coinvolto direttamente, e noi in ogni caso resteremo qui, nella nostra attuale sede. Ma non mi sottraggo alla domanda: ci sono stati diverti intoppi, sia di cambiamento di normative, sia sul fronte della costruzione dell’opera: c’è un contenzioso in corso, con un arbitrato che dovrà dirimere la questione nei prossimi mesi, credo al massimo entro fine anno. Ma aggiungo: nel frattempo, in qualche anno, lo scenario è davvero cambiato in maniera radicale. Forse, approfittando di questo stop forzato, sarebbe opportuno ripensare tutta l’opera: che certamente serve, e si farà. Ma che dovrà rispondere ad esigenze davvero mutate: per cui il progetto stesso potrebbe essere oggetto di modifiche sostanziali.
Ettore Grassano