Alessandria, la qualità della vita, l’indagine del ‘Sole’ e i risultati che si fa finta di non vedere [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Rapporto 2019 del “Sole 24 Ore” sulla qualità della vita. Novara sale al posto numero 38. Alessandria precipita al numero 83. Siamo sempre in Piemonte, ma in provincia di Alessandria c’è qualcosa che non va. Una indagine statistica non sarà il vangelo, certo, però fotografa delle tendenze. Che sono preoccupanti. Anche perché le altre città si fermano in punti meno critici, anche se in alcuni casi comunque non molto brillanti, della classifica: Asti è al posto numero 66, Torino al 33, Cuneo al 21, Biella al 55, Verbano Cusio Ossola al 68, Vercelli al 62. Nel 1990 la prima indagine del “Sole” ha visto Alessandria collocarsi al 59° posto, il migliore piazzamento, al posto 40, risale al 1993, il peggiore è quello di quest’anno.

Il primo posto, per il secondo anno, è occupato da Milano che celebra così i 30 anni dell’indagine del “Sole 24 Ore” che misura «il benessere nelle province e nelle città metropolitane italiane con novanta indicatori». Ma grazie a quali performance la capitale lombarda ha conquistato nuovamente la vetta? Il quotidiano economico lo spiega così: «Il risultato è il frutto dell’andamento controcorrente dal punto di vista demografico, con un aumento dei residenti che continua costantemente dal 2012, ma anche dello stile di vita sempre più verde e sempre più smart (la città è prima nell’ICityRank, l’indice di ForumPa che valuta le città intelligenti). E, ancora: l’offerta culturale particolarmente nutrita, i piani  di sviluppo della periferia e la locomotiva imprenditoriale che in città genera lavoro e ricchezza, tanto da attirare nuovi abitanti. Unico neo: la sicurezza, complice l’alto numero di reati denunciati».

Così la Milano del traffico caotico, della tangenziale sempre intasata, della presenza di una criminalità anche diffusa in ambienti insospettabili e delle gang di quartiere, non condiziona, in base agli indicatori del “Sole”, la qualità di vita, per la quale gli aspetti negativi sono ampiamente compensati da altri, visto che per ricchezza e consumi è al secondo posto, al quinto ambiente e servizi, prima per affari e lavoro, nona per demografia e società, terza per cultura e tempo libera, al 107° posto per giustizia e sicurezza.

In tre decenni, Alessandria non è mai salita sul podio oppure è entrata nelle classifiche di settore, mentre nel 2017 e nel 2019 è ultima per ambiente e servizi. Per la precisione quest’anno si colloca per ricchezza e consumi al 17° posto, al 107° per ambiente e servizi, al 70° posto per affari e lavoro, 104° per demografia e società, 54° per cultura e tempo libera, al 52° posto per giustizia e sicurezza.

Allora va proprio tutto così male? In realtà l’indagine del “Sole”, benché utilizzi novanta indicatori e sia molto cambiata negli anni per essere sempre più capace di fotografare la realtà, non emette una sentenza definitiva e inappellabile. Infatti, come spiega sempre il quotidiano, la classifica finale «cerca di mettere in luce le località “dove si vive meglio” e quelle dove, invece, si concentrano le maggiori criticità. Come in tutte le classifiche, il risultato finale non riesce a esprimere tutta la complessità dei territori, con situazioni ben diverse tra le best practice e i record negativi. Mettere in graduatoria le performance delle varie province, però, consente di accendere i riflettori, o addirittura dei campanelli di allarme, sulle situazioni più estreme». Questo è il senso dello strumento di analisi: focalizzare l’attenzione su ciò che funziona e ciò che non gira nel verso giusto e mettere le comunità locali di “leggere” meglio quello che avviene sui territori.

Certo non possiamo dire che Alessandria stia benissimo. Ma nemmeno forse così male. Però per Alessandria cosa intendiamo? Il capoluogo? Il resto del territorio? E sì, perché in provincia non mancano le eccellenze, dall’industria all’enogastronomia passando per la varietà di un ambiente quasi unico che è uno straordinario potenziale volano per l’economia del turismo. Molte delle criticità sono invece concentrate proprio nella città capoluogo. E pensare che nel tempo non sono mancati momenti di riflessione collettiva come il Piano strategico 2018 messo a punto dal Comune, le tre edizioni del Forum Ambrosetti promosso da Fondazione Pittatore e Cra, gli Stati generali dell’economia, la prima (e rimasta unica) Conferenza provinciale del turismo che ha analizzato i punti di forza e debolezza e indagato a fondo le mille complessità del sistema alessandrino. Il fatto è che una volta completate queste analisi, le conclusioni sono state prese dalla classe dirigente e messe in un cassetto. Il nodo è questo. Fare finta di niente per conservare una sorta di status quo che peraltro oggi rischia di non rappresentare nemmeno più se stesso.