di Piero Archenti
Tempi duri per i cronisti…oggi come sempre! Nel racconto sotto pubblicato, datato 13-10-1951, ne fece le spese anche il nostro pur bravo Piero Angiolini, da tempo passato a miglior vita, il quale venne contestato in merito ad una esposizione dei fatti per nulla gradita dall’avvocato Ettore Porrati incaricato di curare gli interessi di Randolfo Pavese e Palmina Pavese.
L’oggetto del contendere fu la “chiesetta dell’Assunta” situata all’incrocio fra via Guasco, via Canefri, via Plana e via Boidi, in Alessandria. Se non che un qualche cavillo burocratico ostacolava ai contendenti la legittima proprietà, peraltro successivamente chiarita in favore dei Pozzi – Campanella e, presumiamo, anche con piena soddisfazione di Piero Angiolini.
La storia della chiesetta in oggetto, restaurata nel 2015, risale all’inizio del 1600 e venne edificata in seguito ad una tremenda pestilenza che ne falcidiò i residentti. Nel 1618 ricevette una visita pastorale ricordata come “de Mandrinorum” ossia appartenente alla famiglia Mandrini che evidentemente abitando nei pressi, se ne prendeva cura.
Fu acquistata nel 1750 dall’avvocato dei poveri, conte Francesco Saverio Agosti, il quale, nel 1788, la fece riedificare sin dalle fondamenta su progetto dell’architetto Giuseppe Zani il quale la dedicò alla Beata Vergine Assunta. L’edificio passò in proprietà a Francesco Melazzi Agosti che nel 1850 la fece abbellire erigendovi il campanile. Alla fine degli anni ’70 fu acquistata dai coniugi Pozzi – Campanella (antenati degli attuali proprietari).
Risale quindi al 22 agosto 1888 la visita di Monsignor Pietro Giocondo Salvai Vescovo di Alessandria in occasione del restauro attuato questa volta dai nuovi proprietari.
Il 13 maggio 1998 la vedova Pozzi Caterina Campanella, stipulò l’atto di acquisto anche della casa adiacente collegando definitivamente la Chiesa a quella che ora viene chiamata Casa del Canonico anch’essa settecentesca.
Fino al giugno del 2005 la Chiesa è rimasta giornalmente aperta al culto. Nel 2007 fu costituita l’Associazione Amici della Chiesetta e Casa del Canonico. Risale al 15 agosto 2013 la collaborazione tra le famiglie proprietarie e il FAI.
Per la verità, ci fu un altro articolo, questa volta di contestazione rivolto ad Angiolini, datato 29-09-1951, che riguardava effettivamente la stessa chiesetta dell’Assunta, anche questo riportato dallo stesso Angiolini. Nell’articolo infatti, il cronista, raccogliendo la proposta di un avvocato di Milano che dichiarava essere un appassionato di urbanistica, concorda sulla ” necessità di dare maggior spazio al breve largo di via dei Guasco, di fronte al grattacielo, ricostruendo altrove la chiesetta dell’Assunta, oggi rimpicciolita e soffocata dall’alta mole del nuovo edificio”
L’articolo (piuttosto corposo di Angiolini) infatti, si conclude ponendo una domanda a chi di dovere: “Vorrà il Comune interessarsi alla faccenda? O meglio ancora, potrà questo benedetto piano regolatore che da un decennio occupa e preoccupa tanta gente, sistemare in un prossimo domani, una zona così centrale, già malfamata, il cui risanamento servirà altresì a cancellare un triste ricordo del passato? Ai nostri figli l’ardua risposta”.
Risposta evidentemente non pervenuta se, come appare ormai evidente, la stessa Chiesetta della Beata Vergine dell’Annunziata a tutt’oggi resiste e persiste fin dal 1600…
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Contestata la proprietà della chiesetta dell’Assunta.
Mi sia permesso dall’amico Angiolini di rettificare la piccola inesattezza riscontrata nella sua cronistoria relativa alla chiesetta dell’Assunta, pubblicata due numeri or sono ne “Il Piccolo”.
Si tratta di particolari venuti in luce da una contestazione insorta proprio in questi giorni tra alcuni interessati, particolari che non potevano quindi essere noti all’erudito scrittore delle vecchie cronache alessandrine.
Sta bene che la chiesetta di cui trattasi era pervenuta dalla casa dei Mandrini alla famiglia Agosti, ma per la morte della contessa Donna Francesca Agosti ved. Melazzi, ne rimasero eredi per una metà il marchese Don Cesare Cuttica di Cassine e per l’altra metà le damigelle Amalia, Emilia e Lucrezia, sorelle Coredro di Montezemolo, i quali a loro volta con atto 2 aprile 1868 a rogito Lanzavecchia, vendettero le loro ragioni di proprietà al sig. Guglielmo Pozzi.
Nella vendita si dichiara esplicitamente che era compresa ogni ragione o diritto di proprietà e di uso già spettanti alla famiglia Agosti sulla cappella vicina alla casa in capo all’isolato fra la contradadella Gambarina (ora via Canefri) e del Carmine (ora via Guasco).
I detti beni per testamento del Guglielmo Pozzi 2 luglio 1885, rogito Badò, passarono ai suoi nipoti eredi universali Giuseppe e Luigi Pozzi fu Sebastiano, mentre alla moglie Caterina Campanella fu lasciato solo l’usufrutto ed alcuni fondi ben designati a titolo di legato.
Detti stabili pervennero poi in parti uguali ai viventi Randolfo Pavese e Palmina Pavese, per testamento 4 agosto 1915 del Giuseppe Pozzi e per atto di acquisto 3 dicembre 1919 rogito Viazzi, dal Luigi Pozzi.
Il Randolfo Pavese e la Palmina, contestano quindi ogni diritto agli eredi Campanella sulla chiesetta in questione per quanto essi nel 1947 l’abbiano fatta intestare arbitrariamente e senza alcun titolo a loro capo all’ufficio catastale.
Ora il Randolfo Pavese e Palmina intendono far valere quelli che essi ritengono i loro diritti legittimi sulla proprietà della chiesa; hanno iniziato causa col patrocinio del sottoscritto contro gli eredi Campanella e la prima udienza è fissata per il giorno 12 dicembre p.v. (non dice di quale anno).
In attesa quindi che la questione sia dipanata dal Magistrato, è bene che i dati di fatto vengano accertati e riferiti nella loro esattezza come risultano dai titoli e da documenti, affinché nessuna delle parti sia pregiudicata.
Avv. Ettore Porrati.
Anche un altro articolo di Piero Angiolini sulla stesso argomento non fu gradito da un avvocato milanese che intervenne. Entrambi gli articoli, come già scritto, sono stati postati dallo stesso Angiolini il 13-10-1951.
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Lasciamola stare dov’è ci scrivono da Milano
Dal dott. Alfredo Colarossi di Milano riceviamo:
Mi permetto di elevare la mia ferma protesta circa l’articolo di recente comparso sul Piccolo, sulla chiesetta dell’Assunta in via dei Guasco, in cui il cronista, firmatosi Angiolini, sullo spunto precedente di un concittadino che si dice “appassionato di urbanistica” (mentre io gli direi appassionato di incompetenza) fa una specie di cronistoria, definirei inutile.
Che male può fare l’umile, semplice chiesetta dell’Assunta, che se ne sta lì a due passi dal nuovo fabbricato civile – di dubbio gusto e stonante con le case vicine-?
Da fastidio la piccooa chiesetta antica? Come se abbattendola ne risultasse una piazza larga come piazza Garibaldi o della Libertà. A Milano, la piccola chiesa di S. Babila, nel cuore della città, attorniata da veri grattacieli, sta lì discreta ed amata e non stona per niente. Così deve essere della piccola chiesetta dell’Assunta, che tutti i veri e puri alessandrini di nascita e di sentimento amano come una cara cosa piccola ed umile,come una buona nonnetta che non fa male a nessuno ed è indulgente con tutti.
Il concittdino “appassionato di urbanistica” ed il cronista Angiolini sono pregati di rivedere con un pò più di sentimento le loro concordi opinioni. La chiesetta dell’Assunta ha diritto anche essa a vivere ed a mettere una nota di sicura poesia in mezzo alla prosa brutale del cemento armato arido e freddo.
dott. Alfredo Colarossi