La storia del Galletto, sottratto ai casalesi nel 1215 come “trofeo” [Lisòndria tra Tani e Burmia]

Deleghi smentiai-j, Ispetùr fantasma e 'l Bursalén an serca d'ün gestur, e nujatér...spiciuma![ Lissòndria tra Tani e Burmia] CorriereAldi Piero Archenti

 

 

La storia del “Galletto” che dal lontano 1215, fa da girandola al vento – scriveva nel gennaio 1954 Piero Angiolini – prima sul Duomo vecchio, ed ora sull’alto del Municipio, da qualche tempo in qua ritorna spesso sulle nostre gazzette e da ultimo ne ha parlato su queste stesse colonne, il signor Sindaco.

E’ una storia che ricorda le cosidette lotte di “campanile” e che non abbisogna certo di commento alcuno; una storia che, caso strano rimase ignorata per lunghi secoli agli stessi casalesi, interessati alla vicenda, quei casalesi che pur seppero nel 1403 ripagarsi abbondantemente dei danni subiti nel 1215. Poiché è bene saperlo, l’episodio del “galletto” ebbe un seguito, troppo poco noto, e personaggi ne furono ancora gli stessi antagonisti di prima.

Nel 1215 (siamo ancora al tempo dei Comuni) gli alessandrini, alquanto bellicosi, avversi a Federico II, nipote del Barbarossa, gli muovono guerra e unitisi ai vercellesi, assaltano Casale e fanno scempio della misera Città. Entrati in Duomo si prendono tre Corpi di Santi, ivi custoditi, e saliti così per bravata, sulle più alte guglie tolgono anche un galletto in ottone e un angelo pure in ottone, che recano in Alessandria come trofei, tosto collocati su due pinnacoli della nostra Cattedrale.

Era Capitano degli alessandrini quel Tommaso di Savoia che le cronache del tempo registrano quale primo esempio di Condottiero italiano, seguito poi da altri famosi. Passano due secoli ed eccoci al seguito della vicenda del “galletto”. L’anno 1396 Teodoro di Monferrato, che stava in Casale, decide, d’accordo coi Visconti, di muovere guerra ai Savoia: Condottiero sarà ancora un Italiano, già al servizio dei Savoia stessi, Facino Cane, che per quella guerra prende con sè i ghibellini di Alessandria!

Avviene però che in quel tarmbusto gli alessandrini si ribellano ai Visconti e nel 1403 innalzano le insegne delle antiche libertà comunali, mai dimenticate. Ne trae subito profitto il casalese Facino che il 21 settembre si presenta alle porte di Alessandria per ricondurre la Città all’obbedienza; i Guasco ed il popolo tentano la resistenza chiudendosi in Borgoglio, ma sono sopraffatti ed il nostro povero Comune è messo a sacco in ogni suo quartiere per ben otto giorni.

Nessuna pietà ebbe Facino Cane e le cronache dicono che in quei tristi giorni ogni nefandezza fu compiuta ai danni nostri. Alla notizia Casale esulta perché vede vendicate o meglio, ricambiate, le giornate del 1215; si affretta quindi a chiedere al suo Facino la restituzione dei tre Corpi dei Santi: Facino vi aggiunge anche due Crocefissi di gran valore che toglie dal Duomo stesso.

Sappiamo poi che le Reliquie dei Santi e i due Crocefissi, caricati su appositi carri riccamente addobbati, furono recati con grandi onori in Casale, quivi ricevuti con esultanza da tutto il popolo che si era mosso in processione per incontrarli sino alle porte di Borgo San Martino.

Completamente trascurati furono invece sia il galletto e l’angelo, che rimasero indisturbati al loro posto; segno evidente che per i casalesi non avevano importanza alcuna e che di essi si era perduta ogni qualsiasi memoria anche se in bella mostra sull’alto del nostro vecchio Duomo. Oggi possiamo ben dire che al “Galletto” di Alessandria fa giusto riscontro in Casale uno dei due Crocefissi che tutt’ora è esposto nel Duomo di quella Città.