Il bello comincia adesso. Dopo che, nel corso di un’assemblea dai toni civili e molto “partecipata’, i soci della Banca di Credito Cooperativo del Tortonese a maggioranza hanno deciso di rilanciare, gettando il cuore oltre l’ostacolo, alla ricerca di altri due milioni di euro con cui raggiungere il capitale minimo necessario per dare vita effettiva al nuovo istituto di credito, secondo la nuova normativa della Banca d’Italia.
Ce la faranno? E serve davvero una banca del territorio, dopo che marchi gloriosi e ricchi di storia come la Cassa di Risparmio di Alessandria e la Cassa di Risparmio di Tortona sono letteralmente scomparsi, o si accingono a farlo?
Coloro che, ormai diversi anni fa, diedero vita al comitato promotore delle Bcc del Tortonese ne sono straconvinti, e nei prossimi mesi tenteranno il tutto per tutto. Anche se il presidente del comitato, Alessandro Scaccheri (foto in alto), è uomo prudente, più analista che tifoso insomma, e premette: “il primo passo ora è attendere il nulla osta sul piano procedurale. Abbiamo attivato alcuni esperti, all’interno del mondo delle Bcc, affinché sia sgombrato il campo da qualsiasi equivoco, rispetto alla possibilità di procedere sulla strada che ci siamo prefissi”. Questione di qualche settimana però, e il (probabile) nulla osta degli esperti arriverà. A quel punto, entro l’inizio del 2014 l’obiettivo sarà, appunto, tagliare il traguardo dei 5 milioni di euro di capitale sociale, per poter presentare a Bankitalia tutta la documentazione necessaria ad ottenere il via libera all’apertura di uno sportello tortonese. E, chissà, a quel punto magari anche di una seconda filiale nell’alessandrino.
Le radici del progetto
Ma come nasce il progetto di una Bcc del Tortonese? Era la metà degli anni Duemila, più o meno: la crisi mordeva in maniera meno “feroce” di oggi (anche se già il tessuto produttivo ne aveva le prime “avvisaglie”), e un gruppo di imprenditori, professionisti, associazioni professionali con forti relazioni con il mondo del credito cooperativo decise di provarci. Alessandro Scaccheri (dirigente nel settore delle Camere di Commercio, e un passato almeno ventennale di impegno politico sul territorio) venne chiamato, da subito, ad assumere la presidenza del comitato promotore. “Ci terrei a precisare – sottolinea – che tutti noi che, ormai da diversi anni, ci impegniamo su questo progetto lo abbiamo fatto sempre per passione e amore di questo territorio, a retribuzione zero e senza neppure un euro di rimborsi spese. Perché ci crediamo davvero, al fatto che una banca locale sia indispensabile leva di crescita, e vòlano per uno sviluppo economico a cui non dobbiamo e possiamo rinunciare, guardando oltre alle difficoltà di oggi: vogliamo pensare al territorio che lasceremo ai nostri figli, o no?”.
Non nega, Scaccheri, che col tempo un po’ di stanchezza, e magari di disillusione a fronte della “piega” presa dagli eventi, in qualcuno sia emersa, per cui “è senz’altro indispensabile procedere ad una rapida verifica su cui, all’interno del comitato promotore, se la sente di continuare ad impegnarsi. Ho proposto di creare un comitato di sostegno, costituito da persone davvero motivate, che se tutto procede come auspichiamo nei prossimi mesi dovranno muoversi in maniera capillare sul territorio, per reperire le risorse che ancora mancano al progetto”.
Sicuramente gli stessi promotori daranno il buon esempio, integrando la loro quota personale: ma rimane il vincolo di fondo, ossia il fatto che per regolamento nessun socio della banca (privato o impresa che sia) può partecipare alla formazione del capitale sociale per una quota superiore ai 50 mila euro. Una regola essenziale, affinché il principio della partecipazione “allargata” sia rispettato, e la banca non finisca sotto il controllo di pochi soggetti: “questo però significa – precisa Scaccheri – che dovremo tornare a chiedere ai 1.738 soci che se la sentono di integrare la loro quota, e naturalmente nel caso anche allargare l’ingresso ad altri soci interessati. Il momento è quello che è, lo sappiamo tutti. Ma perdere questo treno potrebbe davvero significare rinunciare ad un’opportunità che non si ripresenterebbe per lungo tempo”.
Fin qui l’ufficialità. Quel che Scaccheri e altri non dicono, ma che a Tortona e dintorni è voce ricorrente, è che il dilatarsi dei tempi del progetto, e della raccolta, un po’ di scoramento e perplessità nella base dei soci lo ha generato. Ma, soprattutto, come succede ogni volta che si cerca di mettere in campo un’operazione di ampio respiro, non è mancato chi ha cercato di “remare contro”, e di arrivare soluzioni alternative, magari “cavalcando” le difficoltà via via emerse, in parallelo con lo svilupparsi della crisi, nazionale e territoriale. Tutti lo sanno anche se nessuno lo dichiara ufficialmente: un altro istituto di credito ha nel frattempo aperto uno sportello a Tortona, andando a “bussare” alla porta di piccoli imprenditori e liberi professionisti, e cercando di convincerli a “cambiare cavallo”. Qualcuno ha deciso di accettare (legittimamente, è chiaro), magari cogliendo anche opportunità in quel momento importanti per sopravvivere. Altri, si dice, hanno scelto di alimentare in maniera costante tramite qualche media del territorio il fuoco della polemica sul progetto Bcc, per difendere propri piccoli interessi e business personali. E anche questo è umano, anche se magari poco nobile. In ogni caso, la sfida del comitato promotore della Bcc va avanti, legittimata dal voto dell’assemblea dei soci. “Quel che ci emozionato in quell’occasione – osserva Alessandro Scaccheri – è stato constatare la presenza di tanti giovani che hanno capito la prospettiva del progetto. Si figuri che c’era anche chi, mandato dal padre con il mandato di votare contro il proseguimento dell’iniziativa, ha adempiuto al mandato famigliare, salvo poi esultare quando si è reso conto che la maggioranza dei soci aveva deciso diversamente. Questo ci fa ben sperare: nei prossimi mesi ce la metteremo davvero tutta!”.
Ettore Grassano