Eike Schmidt, il direttore tedesco della Galleria degli Uffizi di Firenze da poco più di due anni sta contribuendo a risanare le casse della cultura italiana.
Le sue parole nel corso di un’intervista mi hanno suscitato – alla luce anche di recenti accadimenti – alcune semplici considerazioni.
Un’opera d’arte richiede molto tempo per la sua realizzazione. Viene pensata, rielaborata, progettata e quindi realizzata.
Un’opera d’arte è qualcosa che prima non c’era ed ora c’è grazie all’ingegno di qualcuno, pittore, scultore, architetto o falegname che sia.
Ci vogliono da settimane a decenni ma infine è lì.
Poi un giorno, per un gesto inconsulto, un evento improvviso e inevitabile, in un battito d’ali l’opera d’arte viene distrutta, non è più.
Tutto per mano dell’uomo, la creazione e la distruzione.
Basta davvero poco per distruggere.
Basta una parola per distruggere la fiducia che un adolescente sta costruendosi a fatica, contro tutto e tutti.
Un adulto ha il ruolo di infondere dubbi e rassicurare, alternatamente e con misura equa: un dubbio troppo profondo o una protezione eccessiva possono entrambi provocare danni irreversibili.
I casi degli insegnanti malmenati sono – probabilmente – frutto di delinquenza comune, facile rivalsa dell’ignoranza sulla buona educazione e sulla professionalità.
Probabilmente.
È possibile però che non sia solo quello.
Ho assistito personalmente a parole di scarso raziocinio rivolte a studenti indifesi e ho provato a denunciare la reiterazione dell’atto di per sé vile e ignobile; normalmente ho trovato molto buon senso solo da parte della famiglia, quando la famiglia c’è e ha buon senso.
Con ciò, quindi, credo che non sia possibile generalizzare, non si può parlare di allarme sociale e farne un caso al limite del ridicolo. Insegnanti d’Italia: rilassiamoci!
La fragilità delle cose è un valore aggiunto, si può rafforzare solo con la conoscenza e il rispetto.
Vogliamo che arrivi un altro tedesco ad insegnarci anche questo?