Una settimana, quella appena trascorsa, che invita a una serie di riflessioni. E non certo di carattere tecnico tattico perché chi mi legge con attenzione può, se solo lo vuole, regalarsi tutte le risposte in merito alla situazione precaria nella quale versano i Grigi, soprattutto dopo il rovescio casalingo contro l’Arezzo.
Parto così con una domanda provocatoria: ma è mai possibile che questa piazza calcistica sia sempre considerata dal sistema calcio come quella dove si spende di più e non si vince mai niente? A tal proposito vorrei ricordare, ad esempio, i soldi che sono costati a Gianni Bianchi e soci i tre anni passati nel purgatorio della Serie D prima di approdare in C2.
Inoltre vorrei citare una notiziola apparsa qualche giorno addietro, e trascurata dai più, la quale ci informa che il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Alessandria dispone che Veltroni (ex patron dei Grigi, foto sotto) non, ripeto, non è stato truffato da coloro i quali avevano letteralmente salvato in extremis l’Alessandria dalla sparizione, assumendosi l’onere di pagare tutti i debiti contratti dall’aretino in questione, cosa poi avvenuta grazie ad un intervento “pesante“ in tutti i sensi da parte della politica mandrogna.
Sicuramente in questa vicenda sono stati bravi i professionisti che hanno seguito passo passo la compravendita della Società, cito per tutti il Notaio Mariano e l’Avvocato Triggiani, ma chiedetevi come sia possibile che un Veltroni qualunque sia riuscito, in una sola annata sportiva, a retrocedere per illecito, spendere una cifra folle, arrivare sull’orlo della radiazione della squadra e poi chiedere pure i danni per essere stato “costretto“ a mollare il mazzo. Solo in questa città Veltroni poteva permettersi di fare quello che ha fatto….
Adesso arriviamo a Di Masi, perché l’Alessandria che ha comprato lui è la stessa salvata da quel miracolo post veltroniano. Ebbene, sarò spietato con le parole ma ritengo che il nostro Presidente allora da Capra abbia acquistato quello che per lui rappresentava un sogno.
Purtroppo il suo “sogno” spesso in questi anni si è rivelato invece una sorta di calcolo renale: una sindrome non mortale ma che, ogni tanto e senza spiegazioni plausibili, provoca coliche dolorose quanto inspiegabili. Inutile dire che il settembre appena trascorso è stato “il mese delle coliche”, e ottobre non promette gran che di meglio.
Avevo sostenuto in tempi non sospetti che il vero DS di questa annata sportiva sarebbe stato ancora Magalini, e che il nuovo Direttore Sportivo (Sensibile, ndr) poteva fare al meglio solo il liquidatore di un organico che qui aveva dato già tutto quel che poteva, e comunque troppo poco rispetto ai costi.
Certamente Sensibile ha commesso errori pure lui, ma riconosciamogli un’attenuante: quando operi in una situazione con pochissime vie di fuga, a volte l’errore è indotto. Adesso si deve salvare il salvabile e, se da una parte è indispensabile dare forza alle persone impegnate in questo percorso, dall’altra sarebbe peccato mortale insistere su uomini che evidentemente non sono all’altezza. E affermare che questo “progetto” va avanti comunque, e comunque con questi uomini, non è da “visionari” (cito testualmente) ma semplicemente da zucconi. Sostenere poi che questo gruppo di giocatori lavora efficacemente durante la settimana ma poi in partita non riesce a trasferire quanto fatto in allenamento, significa dover constatare che questa Alessandria è affetta da un morbo contro il quale non è ancora stata trovata la medicina giusta. E sperare che il paziente guarisca da solo mi pare un azzardo.
Quanto a Stellini, vorrei capire se lui sia convinto che spostare uomini o cambiare moduli sia la strada giusta, sperando, prima o poi, di azzeccare una quadra che risolva d’incanto i problemi di organico.
Bene, se è quello che spera dovrà essere molto fortunato (e noi con lui). Se invece ripensa le metodologie fin qui applicate ritengo che possa arrivare a gennaio (tempo di mercato) senza essere a distanza siderale dalle posizioni di classifica che contano.
Se poi non ha in mente né una cosa né l’altra sarà meglio per tutti che lasci la presa.
Voglio chiosare invece con due parole per il Presidente.
Di Masi, lei ha presente le reazioni tipiche di un tifoso per un risultato, positivo o negativo che sia o, peggio ancora, del giornalista medio di casa nostra? Bene, il suo ruolo impone che, nel bene e nel male, lei debba tenere l’atteggiamento opposto. Lo so, è più facile dirlo che farlo, ma quella ritengo sia l’unica strada percorribile per diventare un buon dirigente (participio presente del verbo “dirigere”, ovvero “colui che dirige”). Se no si rimane “diretti“, e se è la “pancia del Presidente” che comanda che il cielo ci aiuti.