Alcune precisazioni. Il Liceo Classico “Plana” non esiste. Esiste un Liceo chiamato “Saluzzo-Plana”, da quando il “Plana” fu incorporato dal Ministero P.I. al “Saluzzo”: in tali casi prevale il nome della scuola più grande e sparisce quello della piccola. Unico evento in Italia, rimase il nome “Plana” ma giustamente dopo “Saluzzo”.
Noi del “Saluzzo”, quando fu comandata l’incorporazione, non fummo contenti; il nostro istituto contava già più di 800 allievi e più di 100 docenti. Sarebbe stato più logico accorpare il “Plana” con lo Scientifico “Galilei“. Non ti dico lo stupore dei docenti del “Plana” al primo collegio dei docenti, quando si accorsero che noi del “Saluzzo” non eravamo onorati da tale fusione, che peraltro ci fu imposta.
Ciò che il popolo ignora è che l’arrivo in una scuola di un docente dipende dal caso: un pensionamento, un decesso, un trasferimento improvviso. Quando un docente arriva in una scuola per lui “comoda”, magari dopo la gavetta e dopo aver girato la provincia, non chiede quasi mai il trasferimento perché esso comporta la perdita di parte del punteggio e il rischio, in caso di diminuzione di una classe, perché è il primo a perdere il posto. Così si spiega il fatto che anche le scuole ritenute prestigiose hanno alcuni docenti sotto la soglia della tollerabilità, e altre ritenute meno prestigiose, abbiano docenti di qualità eccelsa.
Basti leggere i nomi del docenti del “Saluzzo” degli ultimi 50 anni per comprenderlo: Bice Garavelli Mortara, Franco Livorsi, Adelio Ferrero, Dino Bonabello, la prof. Buscaglia di francese, Cassinelli di latino, Ferraris di filosofia, presidi Garuzzo, Pietrasanta, Picchio ecc.
Non altrettanto si può dire del “Plana” dopo i mitici anni ’70, a parte il prof. Carbonero, una gloria nazionale, e qualche altro. Fermo restando che solitamente il docente più bravo è colui che non cerca di apparire, e fa il suo lavoro con umiltà.
Dunque, poiché il “Plana” come nome non esiste più per decisione ministeriale, da anni, tutta la discussione appoggia sul nulla. E per primo Umberto Eco avrebbe respinto tale onorificenza: lui sì aveva stile, non vanagloria.
Elvio Bombonato – Alessandria
Ps: Come mi è stato giustamente rilevato su Facebook, ho sbagliato a fare i
nomi dei docenti del”Saluzzo” perché a 71 anni ne dimentichi qualcuno. Per esempio il grandissimo docente di scienze prof. Guido Giudice, laureato alla Normale. Inoltre ho omesso il nome di tanti altri eccellenti colleghi, con alcuni dei quali ho tuttora proficui contatti. Due grandi italianisti, il prof Giuseppe Grassano, il primo in Italia a proclamare il valore anche stilistico e linguistico di Primo Levi, insegnò all’Istituto Tecnico di Novi; Delmo Maestri, il “fratello maggiore” di Umberto Eco, insegnò sempre a Ragioneria, senza sentirsi sminuito. Per chiudere una battuta: se cambiassimo Plana con Eco, il nome dell’Istituto diventerebbe Saluzzo-Eco: la testata di un giornale.