E chi lo ferma più Donato Lanati? Sono trascorsi solo due mesi dall’intervista estiva in cui il famoso enologo ci raccontò la sua ‘seconda vita’ come motociclista enduro (ma la moto, come il volo, è in realtà autentica passione giovanile per Lanati, mai scomparsa), e già il suo nome circola nelle classifiche di gare europee di assoluto livello, come la Isny Classic che si disputa ogni due anni in Baviera, e che lo ha visto impegnato ai primi di settembre.
“Dopo le Valli Bergamasche – sorride Lanati -, non potevo proprio esimermi dal cimentarmi con un’altra ‘classica’ del Campionato Europeo. Ho voluto andare là alcuni giorni prima per uniformarmi all’ambiente della gara ….e sono stato colto da una piacevole sorpresa: un territorio per tre giorni, ogni tre anni, si ferma per dedicarsi interamente al motocross come per una “festa competitiva” alla quale partecipano piloti di tutta Europa e soprattutto gli abitanti del luogo che di solito sono riluttanti a ogni forma di “motore” nella loro campagna, infinitamente bella e curata, che in quei tre giorni mettono a disposizione dei motociclisti e dei loro mezzi, supportandoli e creando un’atmosfera accogliente e festosa senza tralasciare il rigore e la severità della competizione come solo i tedeschi sanno fare”.
Lo ‘spirito teutonico’ ha colpito l’enologo monferrino, pur abituato da decenni a confrontarsi con palcoscenici internazionali, e culture diverse da quella italica.
“In Baviera tutto funziona alla perfezione: traccia dei percorsi, segnalazioni, tempi delle gare, sia per i concorrenti che per gli spettatori che sono davvero numerosi, quattrocento partecipanti alle gare e alcune migliaia di spettatori da tutto il mondo. Quest’anno le condizioni climatiche non hanno aiutato, ha piovuto incessantemente per tre giorni e tre notti. La mia emozione questa volta era inibita dalla paura per quei percorsi complessi e per me completamente nuovi, non tanto per il fango che si era formato e che a tratti raggiungeva il serbatoio delle moto, quanto per le salite ripide come solo nei campi di motocross mondiale si possono vedere e soprattutto per l’abbondanza di radici degli alberi che fuoriuscendo dal terreno, lastricano il percorso e divengono come ghiaccio quando sono bagnate”.
Ma Donato Lanati, che a queste gare si prepara con scrupolo e severi allenamenti da due anni, sa anche come fare: “Guai usare il freno anteriore perché la caduta è assicurata e per rimettersi in piedi è indispensabile il supporto degli spettatori; senza trascurare poi gli avversari esperti e agguerriti che annoverano campioni da tutta Europa.
Una volta partito e superata la paura, sono stato colpito dal calore degli spettatori presenti lungo tutto il percorso e dalla bellezza del paesaggio che mi hanno avvolto e assorbito e dalla mia mente è sparito ogni pensiero che non fosse accelerare, staccare, non usare il freno davanti …. superare fango e guadi profondi, affrontare le radici sempre più grandi e scivolose, cercare la traiettoria più semplice e veloce con gli occhiali ricoperti dagli schizzi e dal fango, per guadagnare secondi che sono “posizioni”. Sino agli ultimi minuti (5 ore totali di gara) i pensieri andavano ai bulloni, alla catena, ad ogni parte della moto che avrebbe potuto cedere e non resistere alla fatica meccanica e alle sollecitazioni del fango e delle radici impietose anche perché il tempo dei “controlli orari” per le manutenzioni era sempre ridotto”!
Una gara, la Isny Classic, in cui arrivare al traguardo è tutt’altro che scontato: “La gioia – commenta Donato Lanati – è stata immensa quando ho iniziato a capire, negli ultimi 15 minuti, che forse sarei arrivato al termine e che avrei potuto superare la scritta “ARRIVO” dopo l’ultimo rigoroso controllo del “trasponder” di quella gara internazionale. Il risultato peraltro ha superato le mie più rosee aspettative quando ho letto decimo su 40 di categoria”.
E ora? Tutto lascia immaginare che il Lanati motociclista enduro non si fermerà qui, anche se lui minimizza: “vedremo, vedremo, per quest’anno sono soddisfatto”.
Meno contento, certamente, l’enologo monferrino di fama mondiale è stato nelle scorse settimane, leggendo su qualche giornale locale che starebbe per vendere Cascina Meraviglia, e in sostanza per fare qualche passo indietro sul fronte professionale. Ma è davvero così?
“Certamente mi sarebbe piaciuto essere interpellato, visto che si parla della mia attività. Ma il giornalista è lei, mi dica: si fa così il vostro lavoro? Rilanciano semplicemente qualche link dalla ‘rete’? Comunque, posso tranquillizzare i malpensanti: Enosis è un’eccellenza e tale rimarrà, volta esclusivamente a mantenere e accrescere le competenze delle figure professionali al suo interno, e il supporto tecnologico in ausilio alle aziende per le quali operiamo, che sono sempre più importanti e presenti in tutto il mondo. Recentemente ad esempio abbiamo stipulato un accordo di partnership con la Sacmi (azienda leader mondiale nella meccanica e ceramica, per capirci un miliardo e cinquecento milioni di fatturato annuo) che ci ha affidato il progetto dell’innovazione della filiera tecnologica rivolta all’enologia. Inoltre quest’anno le aziende con le quali lavoriamo hanno ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti, dai più autorevoli critici a livello mondiale: come Wine Spectator che ha riconosciuto un punteggio di 90 ad un nostro Gavi (Meirana), o Parker che ha dato 94 punti ad un nostro vino altoatesino (LR), punteggi molto insoliti per vini bianchi. E ancora il premio speciale della giuria del The Winesider BIWA assegnato al Gavi Vecchia Annata di Broglia come primo vino bianco italiano da vitigni autoctoni (Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera 18/9/2017). Altro non aggiungo perché le strategie di un’azienda che lavora in campo internazionale come Enosis non possono essere condivise con il gossip locale, e i nostri unici interlocutori sono le aziende con le quali lavoriamo e condividiamo ogni scelta perché loro sono il nostro vero valore”.
Quindi non ha ancora venduto, dottor Lanati? “No!….non ho ancora trovato la penna!!”.
Ettore Grassano