di Ettore Grassano
Gli immigrati ci pagano e pagheranno le pensioni, sostiene da tempo l’economista Tito Boeri, presidente dell’Inps. Senza i figli dei migranti gli insegnanti italiani sarebbero disoccupati, gli fa da ‘rinforzino’ Emma Bonino.
Entrambi straparlano, sul tema specifico, e fanno demagogia a buon mercato.
Boeri, in particolare, commette due errori, in maniera certamente intenzionale:
1) Mescola intenzionalmente stranieri regolari, che in Italia lavorano e pagano le tasse, con la massa di persone senza arte ne parte che sta invadendo la nostra penisola in questi ultimi anni. Individui di cui non mettiamo in discussione le motivazioni (che poi sono sempre le stesse della storia dell’umanità: cercare di star meglio di come si sta), ma che certamente, per l’Italia del 2017, rappresentano un salasso, un’emergenza sociale ed economica, e non un’opportunità. E se un paese neanche più sa (o vuole) difendere i propri confini, e in compenso figure dal ruolo autorevole mescolano intenzionalmente le mele con le pere, siamo messi male.
2) Anche sul fronte stranieri regolari, e che lavorano, non ci pare poi così nobile sostenere: “pagano l’Inps ma la pensione non gliela daremo, quindi oggi ci servono”. A parte che lo stesso ragionamento (“la pensione non gliela daremo”), vale in realtà anche per i trenta quarantenni lavoratori italiani di oggi, ma soprattutto ci sono analisi autorevoli che dimostrano che il ragionamento è un pò più complesso di così.
Leggetevi ad esempio sul tema queste riflessioni, nel blog della Fondazione Einaudi. Insomma, L’immigrazione va gestita politicamente, cioè va governata e non subìta, come conclude Elena Vigliano. E oggi questo non succede, con un’incoscienza irresponsabile per la quale pagheremo inevitabilmente un conto salatissimo.
Intanto, mentre si ragiona sul terzo hub di prima accoglienza in Piemonte (dopo quelli di Settimo Torinese e di Castel d’Annone, l’ipotesi più accreditata ad oggi pare Vercelli), trova finalmente conferma ufficiale, sul sito della Prefettura di Alessandria, la notizia relativa all’arrivo di nuovi migranti anche nella nostra provincia. Voce che girava già insistente, ma priva di certezza, nel corso delle ultime settimane di campagna elettorale. E del resto è lapalissiano che, se un Paese decide di non difendere i propri confini (o non sa farlo, che in fin dei conti è lo stesso), poi queste persone da qualche parte devi collocarle, e nessun territorio è esente.
In provincia di Alessandria ci sono 190 comuni, tanti di piccolissime dimensioni.
Buona parte di questi ancora non ospitano migranti, per cui potrebbero essere utilizzati ‘alla bisogna’: il sito della Prefettura parla per ora di ‘manifestazione di interesse’, quindi si suppone che il criterio sia l’assegnamento in primis a quei comuni che si dichiarano disponibili. Ovviamente con incentivi, come quelli previsti dalla Regione Piemonte per le amministrazioni che aderiscono ai progetti Sprar.
Se però anche questo non bastasse che succederà? Scatterà l’obbligo di accoglienza per sindaci e cittadinanza?