I ministri di quel che resta della Repubblica italiana in fuga in elicottero dalla Sardegna, perchè anziché la solita parata di autorità locali (tromboni e trombette) si sono trovati a dover fronteggiare gli italiani veri, normali, e un tantinello arrabbiati.
Nel frattempo, nelle principali piazze italiane, si assisteva al solito pietoso copione dei proletari in divisa a dar manganellate alla plebe in rivolta. Un dejà vu che dovrebbe far riflettere su quel che, in questi casi, è in genere il passo successivo.
Questa è l’Italia vera di fine 2012, come nei migliori film di George A. Romero. Quello della Notte dei morti viventi.
Poi c’è il simulacro istituzionale, in cui vecchie cariatidi barricate nei loro palazzi fingono di confrontarsi su chi ha il senso dello Stato più sviluppato. Che poi, tradotto in soldoni, significa portar l’acqua al proprio mulino, cercando impossibili quadrature del cerchio, per non prendere coscienza della realtà che li circonda.
Ma cosa volete che importi agli italiani, davvero, se si vota a marzo o ad aprile, o se si fa o no l’election day? Tanto hanno capito benissimo come funziona, quali sono i torti e le ragioni, e che nella lotta per la sopravvivenza dovranno fare da soli, come sempre. In cinque anni questo Parlamento non è riuscito a realizzare le famose riforme per la modernizzazione del Paese, lo avreste mai detto? E, tutti presi a fronteggiare la crisi (la loro, si intende), non sono neppure riusciti a modificare il porcellum elettorale, o a ridurre il numero di deputati e senatori. Va beh, bazzeccole dai, rispetto a quel che ci attende. Che fissino pure le prossime scadenze elettorali in base ai loro intrallazzi. Temo per loro che non abbiano ben compreso in quale clima, la prossima primavera, l’Italia andrà alle urne. E nelle piazze.
E. G.