Che tira e molla indecoroso. Nuovo colpo di scena (si fa per dire: a parte chi ci lavora dentro, giustamente interessato, di queste manfrine temo che ormai ai cittadini italiani importi pochissimo, e non so dar loro torto) sul fronte di Palazzo Ghilini.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge di riforma delle Province, e per quanto ci riguarda ha smentito la decisione del consiglio regionale del Piemonte di pochi giorni prima.
Ossia Alessandria e Asti saranno nuovamente accorpate. Ora il decreto dovrà essere convertito in legge, e siamo avvezzi a tutto, per cui vedremo che accadrà. In teoria a gennaio le attuali giunte verranno meno, mentre resterà il presidente, che potrà delegare “non più di tre consiglieri” per adempiere, nella breve fase di transizione, a tutta una serie di adempimenti di bilancio, dismissioni, ricognizione di piante organiche e patrimonio immobiliare. Niente commissari, a quanto pare. E a novembre 2013 nuove elezioni, vedremo con quali regole.
E’ bene o è male, tutto ciò? Al nostro territorio porterà giovamento, danno o sarà un processo burocratico “indifferente” per noi comuni cittadini? Difficile capirlo ora: certamente al momento il caos regna sovrano, e i punti interrogativi sono più delle certezze.
Per Alessandria e Asti, in particolare, occorre capire se la riorganizzazione (da avviarsi presumibilmente già da gennaio) significherà accorpamenti di sedi e, inutile girarci attorno, anche riduzione di organici.
E poi c’è la questione delle competenze: i centri per l’impiego, ma anche altri settori come la cultura o il turismo, a chi finiranno? Saranno soppressi, smistati ai comuni o che altro? E gli attuali dipendenti?
Insomma, un percorso ad ostacoli, che finora è parso procedere per “strappi” e smentite. Attendiamo sviluppi, con un atroce presagio: da maggio altro governo, altra corsa. Scommettiamo?
Intanto il presidente della Provincia di Alessandria Paolo Filippi su facebook picchia duro: “Ho letto in un comunicato stampa or ora che Bersani sarà al Alessandria ad incontrare il Sindaco e il segretario del Pd. Peccato, perché se ci fossi stato gli avrei detto tutto quello che penso del sostegno alle misure del governo che lui sostiene, specialmente riguardo al massacro degli enti locali. Lo faccio da qui: caro, si fa per dire, Bersani: il partito da cui storicamente provengo, la dc, poneva al centro le autonomie locali, la cura del territorio, la crescita dal basso della sua classe dirigente. Tu che eri comunista vivevi situazioni simili. Ora ci avete abbandonato, lasciate mandare in dissesto programmato per legge i nostri enti locali, mettete in grave difficolta’ la vostra classe dirigente sul territorio. Correte dietro alle gonne non di belle gnocche ma di ministri che di tecnico hanno solo il nome. Mi vien da dirvi: andate poi da loro a farvi fare la campagna elettorale….”
E. G.