Manca poco più di un mese al giorno fatidico delle elezioni comunali di Palazzo Rosso, e nel centro sinistra alessandrino la tensione pare salire a mille. Non sappiamo se sia a causa dei segnali che arrivano dai sondaggi di cui si sussurra in questi giorni (e a cui crediamo pochissimo: l’unico sondaggio vero sarà quello dell’11 giugno, e tanti elettori, delusi e sfiduciati, decideranno se votare e per chi solo all’ultimo), o per ‘fibrillazioni’ di altro tipo, ma certamente la nota diffusa sabato sul web dal senatore Borioli e dal consigliere regionale Ravetti, che CorriereAl ha immediatamente rilanciato, ha suscitato in molti (compreso chi scrive) più di qualche perplessità, e ironia.
Personalmente ignoro chi sia Graziano Canestri, di cui nei giorni precedenti abbiamo pubblicato riflessioni pacate sul suo percorso politico, e sulla sua legittima decisione di candidarsi col Quarto Polo (cosiddetto, dicono Borioli e Ravetti, esponenti di punta del Partito cosiddetto Democratico).
Ci ha pensato poi domenica sera una nota di Felice Borgoglio (fra i promotori del progetto Quarto Polo e della candidatura di Oria Trifoglio) a ricordare impegno civico ed incarichi nel mondo del volontariato dello stesso Canestri, con una risposta comprensibilmente un po’ ‘piccata’ alle parole dei due eminenti piddini.
Francamente ora temo che arrivi pure la replica ufficiale dell’Anpi, e che insomma per non parlare degli enormi problemi dell’Alessandria del 2017 qualcuno cerchi di spostare le lancette della Storia indietro di parecchi decenni, e di buttarla in ‘caciara’ per militonti. Che non sono pochi, per carità: ma sono certo che a sinistra siano molte di più le persone senza ‘l’anello al naso’, capaci di guardare avanti, e non indietro. Occupandosi del futuro di Alessandria, con attenzione ai temi concreti, e sorridendo di chi, dall’alto (??), pensa di poter dispensare patenti di legittimità democratica.
Ma attenti soprattutto perchè, nell’anno di grazia 2017 del secolo ventunesimo, c’è una grande maggioranza di alessandrini ‘non ideologici’ e amareggiati, tentati di non recitare più, in questo teatrino un po’ penoso da commedia dell’arte, il ruolo di comparse.
L’altra sera ho provato a sondare alcuni amici, che non fanno militanza politica da nessuna parte, e che in passato credo abbiano votato un po’ per tutti, in base al ‘sentiment’ di stagione. Ebbene, so che i partigiani Borioli e Ravetti lo troveranno incredibile, ma nessuno di loro sapeva chi fosse Canestri (egregio Graziano, tenga presente che per buona parte delle sue preferenze personali sarà opportuno ed educato che lei ringrazi, almeno a posteriori, il senatore e il consigliere regionale piddini), e nessuno era preoccupato per derive fasciste cittadine o nazionali. Per quanto a dire il vero in Italia un po’ di ‘aria’ da partito unico da qualche anno si respiri, eccome.
Invece, gli alessandrini suddetti mi hanno chiesto, banalmente: “ma per noi, che vinca uno o l’altra o l’altra ancora, che cosa cambierà?”. Ecco: probabilmente le prossime elezioni comunali per Palazzo Rosso (ma anche le successive politiche nazionali, che si terranno se e quando mister Renzie, e forse altri soggetti meno visibili, riterranno opportuno) le vincerà chi saprà rispondere a questa semplice domanda: “Ma per i cittadini, se vince uno o l’altra, che cosa cambia?”.
In caso contrario, l’11 giugno gli alessandrini saranno altrove, al mare o in campagna. E avremo perso tutti.