
di Mattia Roggero*
Ci sono giorni in cui il confine tra incapacità politica e superficialità diventa sottile. E da ieri, con il concreto rischio licenziamento di 36 lavoratori di AMAG Mobilità, Alessandria scrive una delle pagine più amare della sua storia recente.
Non si tratta soltanto di un problema occupazionale, né di una banale disputa amministrativa. Qui siamo davanti al fallimento conclamato di una visione politica che da tre anni naviga a vista, senza progettualità, senza coraggio e, soprattutto, senza assumersi le proprie responsabilità.
Un evento tanto assurdo quanto prevedibile, il risultato diretto di scelte mancate, di decisioni rimandate, di tavoli lasciati vuoti. È cronaca, non opinione, che il Sindaco abbia scelto di alzarsi e abbandonare il confronto anziché guidarlo. Una scelta simbolica, ma anche tragicamente concreta: quando la politica scappa, il conto lo pagano sempre i lavoratori.
Il paradosso è tutto qui: il presidente di AMAG Mobilità è una nomina politica dell’Amministrazione comunale. È la prova plastica che questa non è solo una vertenza aziendale, ma un vero cortocircuito istituzionale. Una crisi generata da uno scontro tra Palazzo Rosso e l’azienda stessa. E nel mezzo, come sempre, le persone. Quelle che per anni hanno garantito un servizio pubblico, amministrazione dopo amministrazione, azienda dopo azienda, ma che han sempre servito per la stessa causa.
E mentre accadeva tutto questo, il Comune procedeva con un affidamento temporaneo a una società esterna (in attesa della nuova gara bloccata), che già dal 16 giugno ben prima della formalizzazione dell’incarico cercava personale per la gestione dei parcheggi. Un tempismo che, almeno dal punto di vista etico, solleva più di un interrogativo.
Di fronte a tutto questo, è fin troppo comodo, oggi, scaricare responsabilità su altri. Ma la politica è fatta per governare la complessità, non per fuggirla. E dopo tre anni di mandato, non si può più fingere che sia sempre colpa di chi c’era prima.
Si poteva fare diversamente? Sì. E non è retorica. Esisteva la possibilità concreta di ricondurre il servizio sotto il controllo pubblico, rafforzando il Gruppo AMAG e garantendo sia i posti di lavoro sia la qualità del servizio ai cittadini. Ma si è scelta un’altra strada. Si è scelto invece il percorso forse più comodo sul piano formale e il più devastante sul piano sociale.
Ora ci si affida alla speranza che la Giustizia Amministrativa ad ottobre tracci un solco chiaro dentro questo caos amministrativo, capace di riordinare la rotta e aprire la strada a un bando, che preveda nero su bianco la salvaguardia occupazionale di quei 36 lavoratori.
Il tempo, si sa, è galantuomo. Ma non si può più giocare con il tempo, per questo, chi oggi ha ancora senso di responsabilità ha il dovere di impegnarsi, senza ambiguità, perché ogni spiraglio diventi una possibilità concreta.
Perché dietro ogni scelta mancata, c’è sempre qualcuno che paga. E questa è una lezione che Alessandria non può più permettersi di ignorare.
*Capogruppo Lega Consiglio comunale Alessandria