
di Ettore Grassano
“Sto andando a Torino, per un incontro in Regione che spero possa essere positivo per il nostro territorio: se vuole tenermi compagnia al telefono, ci facciamo una chiacchierata durante il tragitto”. Dopo un inseguimento di diversi giorni, ci sembra un’opzione realistica, e in fondo anche divertente. “Ovviamente rigorosamente in viva voce, e nel rispetto delle norme vigenti per l’uso del telefono in auto”, precisa subito. Luigi Benzi, Gigi per gli amici, oltre ad essere Presidente della Provincia di Alessandria, e Sindaco di Quargnento, è una persona di grande cordialità e che sa essere divertente, anche quando si tratta di affrontare le non poche criticità dell’Ente che presiede da nove mesi.
“Le mie giornate cominciano la mattina alle 7, e finiscono in tarda serata, fa parte del ruolo. Stamattina sul presto, per fare un esempio concreto, ero a Quargnento che davo una mano alla manutenzione del verde, e ora sto andando a incontrare il Presidente Cirio. Cerco di fare tutto con passione, seguendo sia le necessità della Provincia che quelle del Comune di Quargnento.”

Alle ultime elezioni comunali in verità Benzi, al quarto mandato, ha ottenuto quasi l’87% dei voti validi degli elettori di Quargnento, per cui sulla sua popolarità in paese ci sono pochi dubbi. Più interessante è invece capire come ha vissuto l’esperienza dei primi nove mesi a Palazzo Ghilini, caratterizzati da priorità che si chiamano strade, frane, ambiente, deposito nucleare ma, soprattutto, risorse scarse. “Eh sì, è proprio quello il problema vero – conferma il Presidente della Provincia -. Siamo un ente di secondo livello di finanza derivata, ossia viviamo principalmente di trasferimenti da Stato e Regione, e in più stiamo completando un percorso di ‘risanamento’ dei conti verso il riequilibrio finanziario, avviato da chi mi ha preceduto (Gianfranco Baldi e Enrico Bussalino, attuale assessore regionale della Lega, ndr) grazie alle qualificate competenze dei nostri dirigenti, e insomma non possiamo sbagliare neanche di un euro”. Che con la situazione delle strade del territorio, tanto per fare un esempio sotto gli occhi di tutti, non è propriamente una passeggiata.

Presidente Benzi, partiamo proprio dalle strade. Lo scorso settembre ci disse: “Per fare le cose per bene ci vorrebbero almeno 5 milioni di euro l’anno, e ne abbiamo poco più della metà”. Nei mesi scorsi, ad un certo punto, avete temuto anche di perdere quelli..
In realtà, a tutt’oggi, siamo ancora in attesa che da parte del Ministero arrivi l’atto ufficiale che sancisca la disponibilità dei 350 milioni di euro che ad un certo punto sono stati revocati. Nel nostro caso, si tratta di circa 2 milioni di euro su 2 milioni e 600 mila: come dire il collasso totale. E attenzione, parliamo di risorse che servono (e neanche bastano) per asfaltare le strade più ammalorate. Abbiamo dovute fermare gare e affidamenti, e siamo in attesa del semaforo verde ufficiale da Roma. Però è chiaro che i lavori partiranno probabilmente a settembre.

Da tutto questo sono però esclusi alcuni interventi, come quello necessario a Carrega Ligure, in val Borbera..
Purtroppo sì. A Carrega stiamo parlando di una frana di circa tre anni fa, e servono almeno 100 mila euro l’anno per la manutenzione delle reti di protezione e il monitoraggio costante della situazione: la montagna tutt’ora si sta muovendo al ritmo di circa 8 millimetri al giorno, e far finta di niente sarebbe da irresponsabili. Abbiamo reperito le risorse necessarie in questi giorni, con priorità assoluta: andremo ad intervenire rapidamente. Ma chiariamoci: per un intervento risolutivo ci vogliono circa 4 milioni di euro, occorre creare una vera galleria artificiale, e ovviamente è impossibile muoversi senza il contributo dello Stato, e della Regione. Ma la Val Borbera non è l’unico territorio provinciale a presentare simili criticità. La Provincia ha in carico 1.835 chilometri di strada, sia per la manutenzione ordinaria che straordinaria, e le risorse per fare tutto, diciamolo chiaramente, non ci sono.
Situazione complicata..
Molto, ma non demordiamo, e continuiamo a fare tutto ciò che è possibile, e ad attrezzarci per l’impossibile, sensibilizzando gli enti superiori, ossia Stato e Regione.

Tutto è nato dalla mai riuscita riforma Renzi Del Rio del 2014?
Certamente sì, quello fu lo spartiacque vero. Togliendo alle Province competenze, e quindi risorse, si è arrivati a questo punto, e attivare il meccanismo inverso, per quanto necessario, non sarà certamente semplice. Spesso si parla di tornare ad elezioni provinciali dirette, ossia ad affidare ai cittadini il compito di scegliere i propri amministratori, e personalmente sono assolutamente d’accordo. Ma non basta quello: occorre ridare alle Province competenze, e le risorse dirette per esercitare quelle competenze. Peraltro ogni Regione ha oggi proprie specificità, che credo occorra riformare. In Lombardia, ad esempio, la situazione degli enti Provincia è meno critica che altrove, perché la Regione ha deciso di delegare alle Province maggiori funzioni, come il turismo, il lavoro e la cultura con organici adeguati.

Il capitolo personale è altra nota dolente?
Purtroppo sì: siamo pochi, 210 persone rispetto alle oltre 800 di vent’anni fa. Altro scenario, certamente: ma se pensiamo all’enorme mole di lavoro, ad esempio, sul fronte ambientale, con tutte le procedure autorizzative legate agli impianti per le energie rinnovabili, la carenza di personale si fa sentir, eccome. Anche qui, il discorso si lega inevitabilmente ad un progetto complessivo di rilancio dell’Ente Provincia, che non può che partire da Roma. Nel frattempo, facciamo tutto il possibile, e non posso che ringraziare anche la disponibilità dei consiglieri, tutti quanti, perché non si tirano mai indietro.

Lo scorso anno, al momento della sua elezione, non mancarono momenti di tensione in fase di conteggio e riconteggio dei voti. Il centro sinistra non ne voleva proprio sapere di accettare la sconfitta. Oggi lei conta su 12 consiglieri, 6 di centro destra e 6 di centro sinistra. E’ complicato, o la situazione è migliorata?
Nel rispetto delle rispettive posizioni e dei differenti ruoli, il rapporto con i consiglieri di opposizione è per fortuna assolutamente costruttivo. Quasi sempre prevalgono buon senso e ragionevolezza, siamo tutti lì in realtà per cercare di fare del nostro meglio al servizio del territorio, in condizioni spesso tutt’altro che facili.

Dieci giorni fa la conferma da Roma: 5 milioni di euro (2 nel 2025, 3 nel 2026) dal Governo per lo studio di fattibilità della tangenziale di Gavi, oltre a 20 milioni per il nuovo Ponte Bormida. Entrambi in esecuzione dell’emendamento dell’on. Molinari inserito nella legge di bilancio. Il fronte Gavi spetta a voi, siete pronti?
Lo saremo rapidamente, nei tempi previsti. Con il consigliere Perocchio abbiamo già avuto incontri con il sindaco di Gavi, e il percorso, certamente non breve, sarà avviato nel migliore dei modi. Si tratta di un progetto importante, che agevolerà non poco la viabilità in un’area della provincia a forte vocazione vitivinicola e turistica, e assolutamente centrale per il Terzo Valico.

Vicenda acqua, Presidente Benzi: siamo in dirittura d’arrivo, finalmente?
Siamo all’epilogo finale del primo step, ossia all’affidamento ‘ponte’, per 18 mesi, delle infrastrutture idriche ad un nuovo veicolo societario interamente pubblico, So. Ge. Ri., che consente di evitare qualsiasi sospensione, o addirittura restituzione, dei fondi del PNRR fondamentali per il rifacimento delle infrastrutture idriche del territorio di competenza dell’Egato 6. Da qui a fine 2026 saranno valutati tutti gli scenari consentiti dalla normativa, e si deciderà come arrivare all’affidamento definivo del ciclo idrico integrato ad un unico soggetto in tutto l’Ambito di riferimento. Sempre avendo ben presenti due esigenze: il pieno rispetto della legge, e la necessità di erogare un servizio di qualità, a prezzi accessibili a tutti. L’acqua, ricordiamocelo, è un bene essenziale alla vita, e nessuno può o deve rischiare di esserne privato.

Non meno complicata è la situazione dei rifiuti, Presidente: lì cosa succederà?
Si stanno valutando soluzioni che possano consentire ad Aral un pieno proseguimento dell’attività, salvaguardano l’occupazione ma naturalmente anche i conti della società. L’attuale discarica in località Calogna potrà essere utilizzata ancora per alcuni mesi, ma solo per utilizzare i nuovi spazi creati dai cedimenti effettivi: non è possibile innalzarla nuovamente, e neppure lavorarci ora, nei mesi estivi: solo da metà ottobre a marzo. Per questa estate i rifiuti del Consorzio di Bacino vengono portati all’inceneritore Iren di Torino, o in discariche di altri territori, con formule di mutua compensazione.
In ogni caso occorre trovare un’altra soluzione: un’ipotesi allo studio è rimodulare la discarica di Castelceriolo, con una metodologia di ‘riprocessamento’ dei vecchi rifiuti, resa possibile dalle tecnologie oggi disponibili in Aral, e la conseguente creazione di nuovi spazi. Il che potrebbe consentire di arrivare al 2032/2033, quando dovrebbe essere pronta la quarta linea dell’inceneritore di Torino.

Quindi al momento è archiviata l’ipotesi di realizzare un termovalorizzatore nel basso Piemonte?
Al momento sì: la Regione ha deciso di destinare la quarta linea dell’infrastruttura di Torino proprio in buona parte ai rifiuti provenienti dal Sud del Piemonte.

Una delle competenze fondamentali della Provincia è rappresentata dall’Ambiente: e qui le criticità certamente non mancano..
E’ un universo estremamente complesso, e anche qui facciamo i conti con risorse inadeguate, e un personale che si prodiga in maniera straordinaria. Quando si dice Ambiente viene subito da pensare a situazioni di inquinamento industriale, che certamente non mancano. Ma lì al nostro ente spetta essenzialmente la verifica del corretto funzionamento degli impianti, mentre tutta la parte di rilevazione dei livelli di inquinamento di acqua, aria e suolo è di competenza di Arpa Piemonte, con le cui strutture naturalmente collaboriamo in maniera molto positiva e costruttiva. Ma Ambiente significa anche e soprattutto, per noi, l’iter autorizzativo di tutti gli impianti di produzione di energia alternativa a quella fossile. E anche lì, come le cronache in parte raccontano, si tratta di un impegno gravoso: da un lato occorre incentivare la produzione dell’energia (e il nostro territorio provinciale ha già dato da questo punto di vista), dall’altro però occorre saper dire no ad impianti che siano lesivi sia del paesaggio, sia delle produzioni agricole. Si tratta insomma di un equilibrio sempre delicato, complicato da raggiungere, e anche da mantenere.

Chiudiamo con un aggiornamento sul Deposito Scorie Nucleari: per il nostro territorio un rischio ormai scongiurato?
Siamo in vigile attesa. Nei mesi scorsi il Ministro Pichetto ha fatto dichiarazioni importanti, e condivisibili, che vanno nella direzione del superamento di un un’unica struttura nazionale. Anche se naturalmente rimane il tema della bonifica di Saluggia, che è al confine con il nostro territorio, e anche delle ex Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo. Aspettiamo atti ufficiali da Roma, anche se è indubbio che la battaglia dei nostri territori, dai sindaci alle associazioni, è servita e molto per sensibilizzare, e far comprendere che l’Alessandrino, per tante ragioni che sono state ampiamente documentate, non sarebbe certamente area idonea ad ospitare una simile struttura.