Forse Nero ha ragione [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso

È proprio vero, le piante ti ascoltano.
Ho un ricordo di bambino: accendo il televisore, la RAI trasmette una miniserie che vede protagonista un corpulento detective; Nero Wolfe ha la passione per le orchidee, le cura, le osserva da vicino con il monocolo, pare dialogare con loro senza aprire bocca quasi ci fosse un travaso mentale di informazioni tra l’essere umano e il corpo vegetale.
Ero davvero piccolo allora e mentre i miei genitori seguivano la vicenda con attenzione io mi distraevo e giocavo con i Lego o con i soldatini.
Guarda papà e mamma come stanno attenti – pensavo tra me e me – cosa può fare la televisione!

Quella miniserie vide la luce nel 1969.
L’interprete principale era Tino Buazzelli, romano, attore di teatro di ottima levatura che fece anche molto cinema negli anni Cinquanta e Sessanta, gli anni in cui il cinema italiano non sempre produceva pellicole indimenticabili.
Il Nero Wolfe televisivo aveva al suo fianco un assistente di bell’aspetto, Archie Goodwin (interpretato da Paolo Ferrari) e un maggiordomo di nome Fritz Brenner (interpretato da Pupo De Luca).
Nero Wolfe risolveva casi intricati attraverso il ragionamento anziché l’azione, trovava le soluzioni nei momenti di silenzio anziché nel bailamme, aveva intuizioni risolutive nel colloquio silenzioso con le sue orchidee.

Nato dalla penna dello scrittore statunitense Rex Stout (1886 – 1975), Nero Wolfe è un personaggio di fantasia.
Ha quasi un secolo però incarna l’attualità.
In un mondo in cui la gente parla all’altra gente sperando di avere una risposta che non avrà, parla agli animali sapendo che non potrà avere risposta, forse dovrà cominciare a parlare con le piante.
In quel caso la risposta silente darà soddisfazione.
O quantomeno alla peggio non potremo recriminare.
Cosa può fare la letteratura!


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