di Graziella Zaccone Languzzi

1) Apprezzo l’iniziativa di porre una statua intitolata al Papa alessandrino San Pio V (al secolo Antonio Ghislieri) in piazza Don Soria di fronte all’ospedale Santi Antonio e Biagio: “Inaugurata la statua di San Pio V: un omaggio al Papa alessandrino”. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Solidal ETS e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, su proposta del Comitato per le celebrazioni dei 450 anni dalla sua morte, per restituire visibilità pubblica a una figura centrale nella storia della sanità locale e nazionale. Ho apprezzato l’idea di valorizzare l’unico Papa nato nel territorio alessandrino. Il suo pontificato è durato oltre sei anni, e San Pio V è stato un grande Papa. In questa occasione viene ricordato per l’impegno profuso nell’incoraggiare i fedeli a praticare la carità verso i malati, sottolineando l’importanza di prendersi cura di coloro che soffrono e di dare loro aiuto e conforto promuovendo la creazione di ospedali e case di cura per i malati, offrendo un ambiente sicuro e protetto dove ricevere le cure mediche e il supporto necessario. Ma Papa San Pio V è stato un Pontefice molto attivo e si occupò di diverse questioni, sia nella Chiesa che nella politica. Il suo pontificato fu caratterizzato da un forte impegno nella riforma ecclesiastica e nella difesa della fede cattolica contro le eresie. Dati i tempi che stiamo vivendo in Italia e in Europa, lo voglio ricordare come “il Pontefice della vittoria di Lepanto”. Un po’ di storia: Papa San Pio V fu fervente difensore della fede cattolica, durante il suo Pontificato vi fu il più grande evento di quei tempi, la battaglia di Lepanto del 1571, che sancì la vittoria delle flotte cristiane della Lega Santa guidate dalla Repubblica di Venezia sulla flotta dell’Impero ottomano. Ossia la rivalsa cattolica sul mondo islamico. Cosa successe: la flotta turco musulmana era pronta a sferrare l’attacco decisivo nel Golfo di Lepanto di fronte a trecento navi che aspettavano l’ordine per piegare definitivamente l’Europa Cristiana. Il 07 ottobre 1571 ebbe inizio una battaglia navale decisive per la storia cristiana. Dopo tre ore di combattimenti, le forze alleate della Lega Santa sconfiggevano quelle ottomane. Alla notizia della vittoria, Papa Pio V diede ordine di far suonare tutte le campane della città eterna, e come segno di ringraziamento alla Madonna istituì il 07 ottobre la festa della Beata Vergine del Rosario. Fu San Pio V l’organizzatore delle forze militari che fermarono l’invasione musulmana nel Vecchio Continente, e in merito a questo episodio ecco un fatto storico che ci racconta fino a che punto può arrivare la paranoia politico culturale ideologica di chi siede negli scranni più alti di questo paese. Nel marzo 2007 Fausto Bertinotti, presidente della Camera dei Deputati durante il governo Prodi/2, fece rimuovere dalla Sala del Cavaliere (o Sala Gialla) la grande rappresentazione della Battaglia di Lepanto, che celebrava la vittoria delle flotte cristiane della Lega Santa sulla flotta dell’Impero ottomano. Evento storico che si porta dietro significati di rivalsa cattolica sul mondo islamico, e Bertinotti riteneva potesse offendere le sensibilità delle persone musulmane. Il quadro finì in uno scantinato di Montecitorio. Nel 2008 sotto il governo Berlusconi il dipinto raffigurante la Battaglia di Lepanto ritornò in evidenza a Montecitorio nella sala “Bruno Salvadori”, importante sala riunioni del Palazzo dei gruppi parlamentari. Dopo secoli siamo da punto a capo, questo articolo la dice lunga su ciò che sta avvenendo: “Il rapporto sui Fratelli musulmani che scuote la Francia: “Minaccia alla coesione nazionale”. Il presidente francese Macron ha convocato il Consiglio di Difesa per l’intensa attività di proselitismo e la creazione di ghetti dove si sta introducendo progressivamente la legge islamica. In questa Europa zoppicante in tutto occorre urgentemente un altro Pio V.
Voto: 10

2) Dal 1° ottobre 2025 scatterà il divieto di circolazione dei diesel euro 5 nei Comuni con più di 30 mila abitanti nelle regioni del Bacino Padano e cioè Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Questo blocco ha portato il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante ad attaccare e accusare la Regione Piemonte per la mancanza di sostegno economico ai cittadini e per gli scarsi investimenti sul trasporto pubblico. Si legge qui: “Diesel Euro 5, scatta il divieto dal 1° ottobre 2025: Abonante attacca la Regione”. Il punto però è un altro: l’Unione Europea intende imporre una svolta green (sulle automobili, ma anche a breve sul patrimonio immobiliare italiano) che è assolutamente insostenibile, sul piano economico, per ampie fasce della popolazione. La sinistra europea di oggi insomma (come quella italiana, del resto) sembra ragionare su un mondo di persone benestanti, che possono permettersi di essere ‘green’, di comprare auto costose, di vivere in case ecologiche, e via discorrendo. Sono semplicemente fuori dalla realtà. Ma stiamo a casa nostra: il segretario cittadino della Lega Alessandro Rolando ha risposto al sindaco Abonante: “Blocco veicoli Euro 5 da ottobre, Rolando (Lega) replica ad Abonante: Conseguenza della direttiva europea”. Il Parlamento UE ha votato a favore di misure per la transizione ecologica sulle emissioni auto, stabilendo lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035: l’obiettivo è verso la mobilità elettrica e la riduzione delle emissioni di gas serra e limitando la circolazione delle auto diesel. Le norme sono state approvate con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni. Qui l’elenco di chi ha votato l’ennesima mazzata contro noi cittadini: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Azione-ItaliaViva hanno votato a favore dello stop alle auto a benzina e diesel. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: hanno votato contro la normativa. Ppe (di cui fa parte Forza Italia): ha votato contro insieme ai conservatori dell’Ecr (Fratelli d’Italia) e alla destra di Identità e democrazia (Lega). 26 eurodeputati del Ppe: hanno votato a favore insieme ai socialisti (Pd), i Verdi, il M5S, la maggior parte di Renew Europe e la Left. In Italia il più forte oppositore del Green Deal nel Governo è il Ministro Matteo Salvini, che parla di una decisione folle e sconcertante contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei. Condivido la dichiarazione dell’On. Riccardo Molinari (Lega): “Se vogliamo uscire dalla crisi industriale europea dobbiamo eliminare questa follia ideologica del Green Deal”. Ora quattro regioni fermano le auto creando miriadi di problemi, ma se anche nel Bacino Padano circolassero solo auto elettriche cambierebbe pochissimo: lo smog è un problema complesso influenzato da diversi fattori, tra cui la produzione di inquinanti industriali, il riscaldamento domestico e allevamenti intensivi. Il sindaco Abonante dovrebbe prendere atto che certe decisioni estreme prese con leggerezza a Bruxelles creano solo danni e problemi a chi a meno possibilità di “lor signori”, che non vivono con 1200 euro al mese quando va bene, come succede alla maggioranza dei piemontesi.
Voto: 2

3) Sul Deposito Nazionale Scorie Radioattive il Governo ha deciso di non decidere. Per il momento in questa provincia tiriamo un sospiro di sollievo, ma attenzione: nell’alessandrino, e ai confini tra il casalese e il vercellese conviviamo già con la più alta concentrazione di centrali nucleari in Italia: “Deposito nucleare nazionale? Ogni sito si tenga le sue”. In oltre vent’anni nessun Governo ha avuto il coraggio di collocare il Deposito Nazionale scorie nucleari. L’Italia ha difficoltà ad individuare e approvare un sito, per una combinazione di fattori politici, tecnici e di opposizione da parte delle comunità locali. L’idea di un deposito unico, che avrebbe dovuto ospitare tutte le scorie nucleari del paese, è stata sostituita da una nuova strategia che prevede la realizzazione di tre depositi regionali. Il Governo ha deciso che le scorie resteranno dove sono già ubicate. A differenza di altri Stati europei, se valutiamo la fragilità dell’Italia in base alla sua struttura territoriale, ci vuole poco a capire che nessuna Regione sarebbe in grado di ospitare un deposito unico di scorie nucleari perché ogni territorio presenta varietà geologiche e orografiche non idonee, con zone alluvionali, franose, sismiche, vulcaniche. L’Italia è densamente abitata con la presenza di falde acquifere, coltivazioni di pregio e industrie. Seguo questo argomento dal 2004, e a chi mi conosce ho sempre detto: “vuoi vedere che alla fine lo rifilano a noi?”. Nel 2020 scrissi le mie osservazioni in merito: “Deposito Nazionale Rifiuti Radioattivi in Piemonte? Speriamo di no!”. In Piemonte, gli impianti sono la centrale elettronucleare “Enrico Fermi” a Trino (VC), l’impianto Eurex a Saluggia (VC), il deposito Avogadro a Saluggia (VC) e la Fabbricazioni Nucleari a Bosco Marengo (AL). Mi paiono sufficienti, e ci volevano piazzare pure il deposito nazionale addirittura di superficie? Ho seguito questo argomento che fa il paio con i rischi alluvionali del nostro territorio provinciale che confina con Vercelli, perché si collegava al rischio corso nel 2000 durante l’alluvione nel casalese e vercellese con l’inondazione del Po. Il tragico evento di estrema portata causò l’esondazione della Dora Baltea e la rottura degli argini del canale Farini, arrivando ad allagare i siti nucleari. Se le scorie liquide ad alta radioattività fossero state trascinate dalla Dora in piena al Po, gli effetti sarebbero stati devastanti per l’intera Pianura Padana. In quell’occasione il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia parlò di “catastrofe planetaria sfiorata”. Leggete qui: “Il nucleare che scorre nel fiume Po”. Dal 2001 iniziai a leggere i contenuti delle sedute della VIII Commissione Ambiente e Territorio alla Camera, quando vi era da parte dei Comitati interesse sulle alluvioni, e nel 2003 salvai il contenuto di una seduta presieduta al tempo dal Vicepresidente, l’alessandrino On. Franco Stradella. Un’audizione dei rappresentanti dell’ENEA e del commissario straordinario dell’ente, il professor Carlo Rubbia. E’ un “mattone” ma molto interessante da leggere. Il Premio Nobel Rubbia nel 2003 parlava di depositi scorie nucleari ‘profondi’ esistenti in paesi europei (oggi ce ne sono alcuni anche geologici laddove è possibile). In effetti in diversi paesi dell’UE, inclusa la Francia e la Spagna, i depositi nazionali per le scorie nucleari sono localizzati in miniere o su aree precedentemente utilizzate per l’estrazione di minerali, che garantiscono l’isolamento della radioattività per lunghi periodi. In Italia si sarebbe potuta utilizzare la profondità di miniere esaurite, magari in una Regione con assenza di intensità sismica e assenza di vulcani. Una Regione c’è con queste caratteristiche, ma anche là i cittadini non vogliono la “pattumiera” più indesiderata d’Italia.
Voto: 5