Protopapa (Lega): “Terme risorsa strategica, Acqui deve diventare capitale del turismo del benessere”. Ma parliamo anche di sanità, trasporti, agricoltura

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di Ettore Grassano

Le statistiche delle presenze ai consigli, e alle votazioni, lo danno tra gli amministratori più ‘stakanovisti’ della Regione Piemonte. L’acquese Marco Protopapa, dopo un’esperienza di cinque anni come assessore della Lega ad Agricoltura, Caccia e Pesca, è passato nel 2024 tra i banchi del consiglio regionale, e continua ad essere, in particolare per la provincia di Alessandria, un punto di riferimento costante. Terme e rilancio del territorio acquese, sanità, trasporti, sostegno alle piccole comunità e alla rete capillare delle pro loco sono alcuni dei temi che lo vedono impegnato quotidianamente. Ma anche un costante focus sull’agricoltura: la valorizzazione di una struttura di eccellenza come la Tenuta Cannona di Carpeneto lo si deve in buona misura al suo personale impegno.

Proviamo allora a farci raccontare priorità e traguardi della legislatura Cirio 2, guardando in particolare all’Acquese, e a tutto l’Alessandrino.

Consigliere Protopapa, partiamo da casa sua, ossia Acqui e Acquese: un’area dalle potenzialità enormi, per tanti motivi mai completamente sviluppate. La questione Terme a che punto è?
La questione Terme è da sempre centrale per il rilancio dell’Acquese, e sono fiero di dire che oggi possiamo parlare finalmente di una fase concreta di ripartenza. Dopo anni di stallo, abbiamo lavorato in sinergia tra la Regione, il Comune di Acqui Terme e la Provincia per costruire un progetto di rilancio serio e sostenibile. Le Terme rappresentano non solo un’eredità storica e culturale, ma anche una risorsa economica strategica. L’obiettivo è tornare ad essere un polo attrattivo per il turismo del benessere, con ricadute positive su tutto l’indotto: commercio, ristorazione, ospitalità. Proprio in queste settimane un mio emendamento depositato, rivolto alla creazione di un Polo Termale Acquese, potrà far coordinare direttamente al Comune di Acqui Terme la gestione delle concessioni delle acque, se approvato nella Legge di Riordino, e potrà diventare e creare una importante svolta per un rilancio del termalismo in città.

Nei giorni scorsi la società delle Terme ha però richiesto il rinnovo della concessione: questo cosa significa?
Significa che, nonostante la scadenza della prima delle quattro autorizzazioni sull’uso delle acque termali si è dichiarata disponibile a portare avanti la gestione.
Questo fa sicuramente piacere perché è il principale interlocutore, ma nello stesso tempo le amministrazioni pubbliche coinvolte hanno deciso di avviare nuove regole e soprattutto condizioni per dare una maggiore valorizzazione del comparto termale Acquese.
Credo che la proposta inviata sia un bel segnale e quindi che si debba arrivare ad un momento con tutti gli elementi principali su di un tavolo liberi da vincoli, per poter così riorganizzare un sistema termale dove tutti saranno chiamati a fare la loro parte con una direzione comune e vincente per lo sperato rilancio, fermo ormai da troppi anni.

Altro tema ‘caldissimo’, ad Acqui come in altri centri zona della provincia, è la sanità: come si fa a tenere alta la qualità delle prestazioni nei diversi presidi ospedalieri, e al contempo evitare il ‘profondo rosso’ sui conti? Tenendo conto che c’è anche la variabile personale: medici e infermieri sono professionalità sempre più rare…
È una sfida quotidiana. Il nostro impegno, fin dalla scorsa legislatura, è stato quello di difendere i presìdi territoriali, valorizzando le eccellenze locali e investendo in tecnologie e innovazione, senza però dimenticare l’aspetto umano. Per affrontare la carenza di personale sanitario, sono previste politiche regionali che prevedono assunzioni e incentivazioni, soprattutto in aree periferiche speriamo di raccogliere interesse. Serve una sanità di prossimità, che sia sostenibile economicamente ma anche accessibile a tutti. Sicuramente la “telemedicina” segna una svolta del sistema sanitario ma il suo inserimento per essere efficace e assimilato dovrà essere inserito in modo graduale.

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Questione trasporti: anche qui l’acquese è zona particolarmente tormentata, ma non va meglio al capoluogo di provincia, dove i collegamenti con Milano sembrano una costante chimera…
Purtroppo paghiamo anni di scelte sbagliate e di investimenti mancati. Ma ora c’è una nuova consapevolezza: il territorio alessandrino, se vuole crescere, deve essere collegato in maniera efficiente con i grandi centri. In Commissione abbiamo già aperto interlocuzioni con Trenitalia e RFI per migliorare la linea ferroviaria verso Milano e Genova, e stiamo lavorando per rafforzare anche il trasporto su gomma. Serve una strategia integrata, che rispetti le esigenze reali di pendolari, studenti e lavoratori.

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Il suo partito, la Lega, in questi anni si è particolarmente impegnato per sostenere l’associazionismo locale, con particolare riferimento all’universo delle pro loco: siete soddisfatti dei risultati ottenuti per la provincia di Alessandria, e perché ritenere sia così strategico sostenere questo comparto?
Siamo soddisfatti, ma non ci fermiamo. Le pro loco sono il cuore pulsante delle nostre comunità: mantengono vive le tradizioni, creano coesione sociale, attraggono turisti. Sono presidii di cultura e partecipazione. Per questo abbiamo promosso bandi regionali dedicati, semplificato le procedure di accesso ai contributi, e rafforzato il dialogo tra istituzioni e mondo del volontariato. Il modello Alessandrino dimostra che quando si investe sul territorio, i risultati arrivano. Ecco perché abbiamo voluto con massimo impegno trovare nuove risorse per aumentarla platea dei beneficiari nell’ultimo bando proposto.

Veniamo all’agricoltura, consigliere Protopapa: come assessore se ne è occupato per cinque anni (non facili per il settore), e non ha certamente smesso di guardare con attenzione alle esigenze del settore. La Tenuta Cannona, a Carpeneto, è un esempio significativo di come la Regione può e deve giocare un ruolo di primo piano: in questo caso a sostegno di viticoltura e enologia…
Esatto, la Tenuta Cannona è un’eccellenza, un laboratorio a cielo aperto dove si fa innovazione vitivinicola. L’abbiamo salvata dal declino, investendo su ricerca, formazione e sinergie con il mondo produttivo. È la dimostrazione che l’agricoltura del futuro è sostenibile, tecnologica e fortemente legata al territorio. Per avere sempre più giovani che tornino a investire in questo settore, vitale per il Piemonte dobbiamo proporre innovazione e ricerca. Un territorio che deve imparare a diversificare le sue colture adeguandosi al cambiamento climatico : ecco ad esempio che proprio alla Cannona sono stati impiantati oliveti ed è in previsione di creare un frantoio.

PNRR a sostegno dell’economia piemontese: dal suo osservatorio regionale, ha l’impressione che lo strumento complessivamente stia funzionando, e che darà risultati significativi?
Il PNRR è un’opportunità unica, ma come ogni grande piano richiede una regia attenta. In Piemonte abbiamo cercato di canalizzare le risorse in progetti concreti e cantierabili, evitando sprechi. Le prime ricadute si stanno già vedendo, specie su scuole, sanità e infrastrutture digitali. La vera sfida sarà garantire continuità anche dopo il 2026, affinché queste risorse generino effetti strutturali sull’economia e sull’occupazione e possono essere messe a disposizione di nuovi progetti innovativi e sostenibili: mi auspico che da questa importante opportunità si ottengano risultati anche sull’aspetto della connettività delle aree marginali ancora poco considerate.

Cosa significa oggi per lei svolgere attività di consigliere di maggioranza, dopo l’esperienza come assessore? La possibilità da un lato di lavorare di più per il suo territorio, conoscendo a fondo anche le dinamiche decisionali di giunta?
Essere consigliere oggi significa avere una responsabilità doppia: da un lato rappresentare i cittadini, dall’altro contribuire alla stabilità e all’efficacia dell’azione di governo, soprattutto sul tema legislativo. L’esperienza da assessore mi ha dato strumenti importanti per comprendere come funzionano le macchine amministrative e conosce il Piemonte a 360° in tutte le sue peculiarità e forze. Ora posso mettere questa conoscenza al servizio del territorio, con più tempo e attenzione per i bisogni locali. E questo, per chi come me vive profondamente il legame con la propria terra, è motivo di grande soddisfazione.

Consigliere Protopapa, che Piemonte si immagina tra dieci anni?
Mi immagino un Piemonte sempre più competitivo, attrattivo, sostenibile e sempre più collegato al mondo intero. Un territorio che valorizza le sue eccellenze – dal manifatturiero all’agroalimentare, dal turismo alla ricerca – senza perdere l’anima delle sue comunità sempre di più apprezzate dai numerosi turisti che da dopo il lockdown si sono affezionati ai nostri territori. Ribadisco, un Piemonte dove le aree interne, come l’Acquese e l’Alessandrino, siano protagoniste e non periferie dimenticate, anche perché si stanno dimostrando luoghi di nuovo attrattivi per abitarci e creare attività : fondamentale sarà renderli facilmente collegati alle grandi realtà urbane perché solo costruendo una Regione a misura di territorio, possiamo garantire futuro ai nostri giovani e qualità della vita per tutti.


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