
di Ettore Grassano
I suoi interventi in consiglio comunale sono puntuali, circostanziati, argomentati. Che si tratti del Gruppo Amag, di Aral, del bilancio comunale o di un contestato progetto, come il nuovo asilo al Quartiere Cristo, il capogruppo di FdI Emanuele Locci muove sempre da dati, numeri, documenti. Qualcuno sostiene che stia già studiando da sindaco, e che sia estremamente preoccupato per le inevitabili ricadute future delle scelte (o spesso non scelte) dell’amministrazione Abonante, e lui non si sottrae: “Sicuramente mi farò trovare pronto, e certamente Alessandria ha bisogno di tornare ad un’amministrazione di centro destra, per uscire da questa palude di ideologismo, e da questa paralisi su tutti i progetti. Ad oggi l’opposizione procede coesa e compatta, c’è un grande gioco di squadra e questo credo possa rivelarsi un elemento estremamente positivo per la città”.
Proviamo allora a capire, con il capogruppo di Fratelli d’Italia, cosa ci aspetta nei prossimi due anni, e quali sono le proposte con cui (nel 2027, a meno di sorprese mai da escludere) il centro destra si presenterà agli alessandrini, chiedendo il loro consenso, per tornare a guidare Palazzo Rosso.

Presidente Locci, che valutazione si sente di dare di tre anni di amministrazione Abonante?
Tre anni negativi dove i tratti salienti sono stati l’immobilismo e l’assenteismo del primo cittadino. L’amministrazione Abonante ha dimostrato di non avere né visione né coraggio, sopravvive solo grazie al “reddito di assessoranza”, il vero collante politico di questa maggioranza sono gli emolumenti quasi raddoppiati rispetto alla precedente amministrazione. Hanno fermato la smart city e per ora anche il secondo ponte sulla Bormida, hanno adottato regole urbanistiche che stanno mettendo in difficoltà investimenti e riqualificazione del patrimonio immobiliare urbano, hanno perso tempo nel revocare la concessione sulla gestione dei cimiteri che già da tempo appariva assolutamente inadeguata, la cura del verde ed il decoro cittadino sono ai minimi storici sotto ai limiti della decenza, la sicurezza appare critica e gli episodi di aggressioni e di danneggiamenti si moltiplicano specialmente nel centro cittadino. Le aziende partecipate, a parte Aral, sono allo sbando a causa di management inadeguati e nessuna capacità di programmazione come ormai ampiamento evidenziato dalle cronache locali. Il bilancio comunale è in sofferenza strutturale, i servizi ai cittadini peggiorano e l’unica cosa che cresce è la distanza tra Palazzo Rosso e le reali esigenze degli alessandrini. La città è ferma e ciò che va avanti sono solo i progetti avviati dalla precedente amministrazione, come i lavori all’ex complesso conventuale San Francesco e al Teatro Comunale. Per il resto, ogni giorno che passa aumentano i problemi lasciati irrisolti.

C’è un provvedimento che si sente di approvare? Una scelta che avrebbe fatto anche lei insomma?
La revoca della concessione all’attuale gestore dei cimiteri, come detto, la condivido ma l’avrei fatta prima. E spero che procedano a revocare anche gli altri project financing in essere nella nostra città, non ce ne è uno che stia portando benefici all’ente o ai cittadini.

Guardiamo all’attualità, ossia dalla vicenda Amag Reti Idriche: cosa succederà ora?
A volte sembra che i continui cambi di indirizzo di questa amministrazione siano fatti per mandare in confusione le aziende del gruppo Amag e l’autorità d’ambito Ato6. Purtroppo, a causa di questa incoerenza di indirizzi, crescono le criticità per la tenuta di Amag Reti Idriche ed il rischio è quello di arrivare ad un punto in cui vedremo sacrificare la governance pubblica dell’acqua, cedendo spazi strategici ai privati. Il rischio è duplice: da un lato un danno economico al Comune, dall’altro l’aumento delle tariffe per i cittadini. Serve un’inversione di rotta: più controllo pubblico, più trasparenza, più efficienza. Non possiamo accettare che beni comuni come l’acqua o le reti siano trattati come merce e vadano a finire sotto il controllo dei privati orientati al profitto e non al servizio.

È ormai evidente a tutti che, in linea con le intenzioni della giunta Rossa (di cui Abonante fu assessore alle Partecipate), l’attuale amministrazione intende far crescere il ruolo di player privati nella governance del Gruppo Amag, mentre cinquant’anni fa fu proprio il centro sinistra a creare il sistema delle ‘municipalizzate’. Lei cosa farebbe, se fosse sindaco?
Partiamo da un dato: il sistema delle municipalizzate è stato concepito per garantire servizi pubblici di qualità, sotto controllo pubblico. Oggi questo sistema è stato svuotato da gestione miope, da logiche spartitorie e da nomine non sempre trasparenti. Se fossi sindaco, lavorerei per riformare profondamente la governance: manager scelti per competenza, bilanci leggibili, investimenti mirati, sinergie tra società partecipate. E soprattutto: più responsabilità politica nelle scelte, perché chi governa deve assumersi l’onere delle decisioni.

‘Sistema rifiuti’: dalla raccolta allo smaltimento, in molti territori questo è un comparto ‘virtuoso’, che genera reddito e risorse. Alessandria invece si distingue per una Tari ‘alle stelle’, e una qualità del servizio da profondo sud. Anche qui, non resta che privatizzare?
Il problema non è pubblico o privato, il problema è l’inadeguatezza dell’attuale modello. Ad Alessandria paghiamo la Tari tra le più alte d’Italia per un servizio che non rispetta standard accettabili né raggiunge le quote minime richieste di differenziata. Serve una revisione integrale: investimenti in tecnologia, tracciabilità del ciclo dei rifiuti, più controlli e un piano industriale serio. Esattamente quello che si voleva fare con la smart city dove il modello della raccolta puntuale con cassonetti intelligenti avrebbe rappresentato una svolta per la città. Sul fronte smaltimento un buon piano industriale proposto da Aral è invece stato stralciato nelle sue parti essenziali dall’amministrazione Abonante, esponendoci a futuri rischi di rincari anche per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Ora bisognerebbe mettere ordine, integrare al meglio il ciclo rifiuti e poi valutare strumenti gestionali efficienti.

Cimiteri e verde pubblico, sembra quasi una barzelletta: in primavera cresce l’erba, e scatta il panico a Palazzo. Se poi si riesce ad organizzare un taglio decente, partono proclami trionfalistici. Altrove non si discute mica così tanto di erbacce: come mai?
L’ordinario sta diventando straordinario in questa città e più si va avanti più ci si sta abituando a questo. I servizi essenziali come il decoro dei cimiteri e lo sfalcio del verde dovrebbero essere scontati chiunque amministra e bisognerebbe valutare le amministrazioni sulle scelte strategiche che portano sviluppo e crescita ad una comunità. Ormai gli alessandrini si stanno rassegnando alla mediocrità di chi li governa tanto che anche tagliare l’erba diventa motivo di vanto da parte del Sindaco e degli amministratori della città.

Parliamo di sicurezza: ci sono tante persone, non solo anziane, che non si fidano più ad uscire per le vie del centro quando scende il buio. È inevitabile, o qualcosa si potrebbe fare?
La sicurezza è una priorità. Chi vive una città deve sentirsi al sicuro di uscire ad ogni ora e l’illuminazione oltre che la frequenza dei luoghi giocano un ruolo essenziale in questo. Serve presidio, prevenzione e tolleranza zero verso degrado e microcriminalità. Occorre utilizzare gli strumenti di polizia predittiva rafforzati dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, rafforzare il corpo di Polizia Municipale, investire in videosorveglianza e valorizzare il lavoro che viene fatto in sinergia con le forze dell’ordine. Per questo bisogna dare segnali chiari: mai più ignorare o proteggere sotto falso buonismo ideologico chi danneggia, molesta o delinque. Tolleranza zero, nei fatti e nella comunicazione.

C’è, per fortuna, anche un’Alessandria che non si è fermata: insediamenti logistici e riqualificazione scalo merci, Università e ricerca, nuovo teatro sono progetti partiti con il centro destra, che stanno procedendo…
E che nella maggior parte dei casi continuano a procedere, fortunatamente. E questo grazie all’indispensabile ruolo giocato dal centrodestra a tutti i livelli di governo, dal livello regionale con il “nostro” Federico Riboldi assessore alla Sanità, al livello nazionale con il governo Meloni ed i parlamentari di centrodestra del territorio che giocano un ruolo fondamentale per continuare a portare risorse preziose e supportare progetti strategici per la città. Poter sempre contare sull’impegno del nostro concittadino Capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari e sulla disponibilità di Enzo Amich di Fratelli d’Italia è un valore aggiunto che il centrodestra continua a portare alla città di Alessandria nonostante il governo cittadino sia politicamente ostile.

Il secondo ponte sul Bormida invece ‘segna il passo’: arriveremo davvero a dover gestire, prima o poi, l’ennesima emergenza?
Mi sembra una situazione quasi comica. Un’opera “inaugurata” sulla carta dal centrosinistra vent’anni fa che vede oggi il centrosinistra remare contro continuando a rinviare la decisione di avviare l’opera adducendo scuse sulle coperture finanziarie. Dicevano che mancavano venti milioni di euro oltre a quelli già trovati dalla precedente amministrazione di centrodestra e, nonostante un emendamento di Molinari alla Camera abbia portato altri venti milioni su quest’opera, oggi il sindaco dice che ne mancano di nuovo altri venti. Sarebbe il caso di iniziare un’opera strategica per questo territorio e, se ulteriori risorse serviranno, la Giunta Cirio ed il Governo Meloni sono sicuro che non ci lasceranno soli.

Due mesi fa, al Teatro Ambra, più di 400 alessandrini, non tutti militanti di partito, si sono riuniti per cercare di dar voce non solo al malcontento, ma ad un bisogno di futuro. Il centro destra ha in cantiere altre serate di quel tipo?
Il centrodestra vuole continuare ad informare i cittadini su cosa succede a Palazzo Rosso, vuole ascoltarli per capire qual è la percezione che hanno della nostra città, coinvolgerli nel processo di definizione degli obiettivi di governo del territorio. Eventi come quello al Teatro Ambra segnano un altro passo di un percorso coerente, serio, strutturato e condiviso. Questo è il modo in cui lavoriamo e che vogliamo proseguire perché Alessandria merita di essere governata meglio di così.

Palazzo Rosso 2027. L’alleanza di centro destra al momento ad Alessandria appare solida e coesa, senza alcune ‘tensioni’ che invece talora trapelano altrove, a Torino come a Roma. Avete già provato a confrontarvi anche sul candidato sindaco, o preferite lavorare prima sul programma, e trovare una sintesi a pochi mesi dal voto?
Ora è il momento di costruire la visione, i programmi e gli obietti. Per affrontare la scelta formale del candidato Sindaco, soprattutto nei comuni importanti come i capoluoghi di provincia, i partiti si riuniranno più in prossimità delle scadenze elettorali, due anni sono ancora una lunga prospettiva. Una cosa me la sento di dire però, io non credo nei candidati sindaco “calati” dalla cosiddetta società civile. Ci sono alcuni elementi di cui secondo me sarà importante tenere conto: il consenso personale raggiunto nelle precedenti elezioni amministrative per scegliere qualcuno che sia conosciuto ed apprezzato dai cittadini, l’esperienza maturata nell’aula di Palazzo Rosso per avere memoria storica e conoscenza approfondita della macchina comunale e di quanto avvenuto negli ultimi vent’anni, competenze qualificate in ambito politico ed amministrativo. Poi, è chiaro, il centrodestra in questa città ha sempre vinto quando, unito, ha presentato candidati sindaco espressione dei partiti più rappresentativi della coalizione. Anche questo sarà un elemento di cui tenere conto.