
di Ettore Grassano
Quanti di voi sono soddisfatti della qualità del servizio offerto dal medico di famiglia? Più o meno la metà, secondo un sondaggio di CorriereAl di qualche settimana fa. Il che dimostra forse che questa è una questione, in fin dei conti, legata alla professionalità dei singoli medici, più che al tipo di inquadramento professionale della categoria.
Certamente però chi ha una certa età, e ricorda cosa ha rappresentato il medico di famiglia (Medici di Medicina Generale è la definizione corretta) fino ad una ventina di anni fa, non può non cogliere la differenza: da vero pilastro della sanità, e primo punto di riferimento imprescindibile per tutti noi, a lotteria del caso. Se ti va di lusso, tiri un sospiro di sollievo. Se va male, provi un altro giro di roulette, incrociando le dita. “Però almeno se sei insoddisfatto oggi puoi cambiare, mentre se i medici di base fossero dipendenti Asl dovresti tenerti quello che ti viene assegnato, e camminare”, dice il difensore dell’attuale status quo. “Cambiare un piffero: i medici di base dovrebbero avere al massimo 1.500 mutuati a testa, e spesso ne hanno più di 2.000, tanta è la scarsità di professionisti. In queste condizioni, dove puoi andare a sbattere?”, replica chi vorrebbe che l’ex ‘medico della mutua’ diventasse un dipendente Asl a tutti gli effetti, e non un ricco libero professionista di fatto senza controlli, come succede oggi, specie dal covid in poi.
La realtà la conosciamo tutti, sulla nostra pelle, e trovo francamente imbarazzanti certe prese di posizioni retoriche degli organismi di categoria che sembrano usciti freschi freschi dagli anni Novanta del secolo scorso.
Esistono medici di famiglia eccellenti, straordinari, che non conoscono orari e hanno come priorità assoluta la salute del paziente. Mi hanno raccontato di una Dottoressa, in Lombardia, che spesso alle dieci di sera è ancora in ambulatorio (anche perché i medici di medicina generale vengono anche ingiustamente sommersi di burocrazia), e che non si nega neanche nei week end se qualcuno sta male davvero.
Per contro, però, basta confrontarsi un po’ in giro in loco, tra amici e conoscenti, e il quadro che emerge nell’Alessandrino è ben diverso. Ci sono tanti medici di medicina generale che ormai neanche hanno mai incontrato de visu i loro pazienti, e si limitano ad elargire ricette via email, da portare in farmacia. Addirittura pare ormai un’eccezione la visita a domicilio, e se lo posso comprendere per persone in grado di spostarsi autonomamente, lo trovo semplicemente raccapricciante per anziane e anziani (e quante/i sono, nel nostro territorio!) che in teoria avrebbero diritto a due visite domiciliari al mese, ma spesso appunto neanche hanno il piacere di conoscere il medico che li ha in cura. Di questo passo, capite bene perché le persone con un po’ più di dimestichezza finiscono sempre più per consultare anche su questo fronte l’Intelligenza Artificiale, con tutte le serie controindicazioni del caso (su salute e legge non affidatevi mai al web: genera solo panico!). Chapeau invece ad una figura a cui spesso i medici guardano con malcelata ‘sufficienza’, ossia i farmacisti. Loro sì oggi sono rimasti l’unico reale presidio sanitario sul territorio, e tutti noi ne sperimentiamo spesso efficienza e disponibilità.
Non vorrei poi buttarla troppo sul pecuniario, ed irritare oltre modo figli e pronipoti di Ippocrate: ma mi dicono che ormai, conti alla mano, un medico di famiglia si mette in tasca ogni mese più di un primario ospedaliero, per cui anche lì non è che si possano troppo lamentare, diciamo così.
La mia esperienza personale degli ultimi anni con il medico di famiglia? Pessima, ovviamente, come si evince da questa analisi/commento: e sono a disposizione di Asl e Ordine dei Medici per raccontarla privatamente nei dettagli. Un esempio su tutti: 64 giorni per ottenere l’avvio della procedura di riconoscimento della legge 104. Sessantaquattro giorni, e 124 euro, iva inclusa: regolarmente fatturati, sia chiaro.
Ma rimango anche un inguaribile ottimista, abituato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo: per cui comincio proprio in questi giorni un nuovo percorso, nell’assoluta convinzione che la differenza, alla fine, la fanno sempre le singole persone. E che ad Alessandria esistono anche medici di famiglia di assoluta eccellenza.