di Pier L. Cavalchini
In forma di monologo-confessione, “Memorie dal sottosuolo” (uscito a puntate a partire dal 1864) è la storia della fallita redenzione di una prostituta e, nello stesso tempo, la tormentata indagine sull’inconscio, il “sottosuolo”, e sull’impossibilità di capire a fondo se stessi e gli altri. Un romanzo di Dostoevskij non molto conosciuto qui da noi ma che ben si attaglia alla nostra rappresentativa calcistica cittadina.
La nostra cara “Alessandria”, quella con l’emblema dell’orso, urlante a volte, appoggiato ad un albero, in altre occasioni, sempre con i suoi occhioni sognanti e spesso “spaesato” trattata come una prostituta o poco più, è stufa di farsi prendere in giro.
Come quando si è sentita dire per cento volte “ci salveremo”….”tranquilli”….prima in coda ad una eccezionale esperienza in Serie B e poi in due campionati di sofferenza in Serie C. Sempre con molti complimenti, con salamelecchi imbarazzanti e sempre, sempre, con il più classico del pugno di mosche a fine corsa. La storia degli ultimi anni, purtroppo, è risaputa.
Nel testo di Dostoevskij l’io narrante è uno dei cosiddetti “uomini superflui”, uno che si limita a prendere atto dell’immensa ricchezza nascosta nel proprio intimo e non trae alcuna conseguenza pratica, soffrendo acutamente, al tempo stesso, del proprio fallimento. Una descrizione perfetta dell’affezionato, semplice, onesto, sostenitore dei Grigi. Non “tifoso sfegatato e acritico”, si badi.
La stragrande maggioranza di chi va a vedere le partite al Moccagatta o ha seguito l’Alessandria calcio prima su DAZN poi sui canali C Vivaticket, è critico al punto giusto, sa riconoscere chi gioca meglio e ne accetta le conseguenze. Appunto “sa dell’immensa potenzialità dei mezzi della propria squadra ma non riesce a far fare a giocatori e società il salto di qualità che tutti si aspetterebbero”. Osserva e talvolta apprezza le evoluzioni altrui ma sa che quella condizione di spettatore passivo non fa che aumentare il suo fallimento.
E così si precipita giù, sempre più giù. Con una società ufficiale (quella targata U.S) che ha accumulato dieci punti di penalità e più di due milioni di debiti e con una nuova realtà crescente che si basa, non a caso, su Forza e Coraggio.
Bene. Usciremo prima o poi da questo sottosuolo e, col tempo, così come da un interminabile girone dantesco con un centinaio di fermate, usciremo dal Purgatorio per “rivedere le stelle”.
Quest’anno ci limiteremo a pochi flashes, giusto poche righe ma, speriamo, incisive e utili.
Cominciamo, allora. 18 agosto 2024. Alessandria. Stadio Giuseppe Moccagatta. Quasi un migliaio di spettatori stipati nella storica tribuna, campo sostanzialmente in perfette condizioni. Di fronte la FC (Forza & Coraggio) Alessandria e l’ACQUI FC (questa volta l’acronimo sta per il più classico Football Club). Squadra (l’Alessandria) con parecchi diciassettenni e diciottenni in campo, supervisionati da un pari numero di trentenni. Gioca soprattutto di rimessa e cerca di fare il possibile per non prenderle.
L’Acqui più compatto, più organizzato, specie nel primo tempo, con due, tre occasioni da gol nitidissime, tiene meglio il campo ma non punge. Molto bravo il portiere Canegallo dell’Alessandria nell’opera di organizzazione della difesa e, in alcuni casi, di intervento diretto con paratone da cinema. Più equilibrato il secondo tempo con alcune nuove individualità di un certo interesse nei Grigi (per questa volta non facciamo nomi e diamo un bel “bravo” a tutti) e, di conseguenza, maggiore equilibrio, anche nelle occasioni. Nient’altro da segnalare. L’allenatore Greco (ex giocatore alessandrino) si è dichiarato più che soddisfatto e ha fatto capire che si è iniziata la strada di riemersione dal sottosuolo col piede giusto. Vedremo alla prossima. E se prima erano “cento” dal “riveder le stelle” ora siamo a novantanove.