di Ettore Grassano
Quando è stato indicato dai vertici del suo partito come assessore regionale alla Sanità, il casalese Federico Riboldi non solo ha risposto ‘presente’, ma è partito ‘a passo di carica’ su dossier, emergenze, progetti in corso di realizzazione (dall’edilizia sanitaria al ‘nostro’ Irccs, ce n’è per tutti i gusti). Una calda estate di passione e lavoro, quella dell’assessore Riboldi. 38 anni, di cui gli ultimi venti dedicati alla politica, e gli ultimi cinque vissuti con entusiasmo da primo cittadino della sua città. “Che non mi scordo: Casale e il Monferrato sono nel mio dna, li porto nel cuore: il nostro territorio, con il centro destra alla guida della Regione, sta vivendo da alcuni anni un rilancio importante: ma è un percorso soltanto agli inizi”.
Assessore Riboldi, l’assessorato alla Sanità gestisce i tre quarti del budget regionale, ed è certamente il più delicato e complesso. Dopo la ‘ricognizione’ del primo mese che idea si è fatto della situazione?
Ho accettato la delega alla Sanità consapevole delle sfide che avrei dovuto affrontare e, a un mese dall’insediamento, penso di essere già riuscito non solo a farmi un’idea della situazione, ma di prendere in mano alcuni dei fascicoli sui quali dobbiamo intervenire il prima possibile, tra cui sicuramente la revisione del CUP e le liste di attesa e imprimere alla macchina una carica di energia e rinnovamento delle quali aveva bisogno.
Le liste di attesa sono, da lungo tempo, la criticità più forte ed evidente: prenotare una visita, o esami che vadano oltre il generico prelievo di sangue, pare sia sempre più un ‘terno al lotto’. E i vari Cup centralizzati implementati sinora non hanno brillato: si può proporre ad un paziente, spesso anziano, di Alessandria di andare a farsi una lastra ad Asti, a Casale o addirittura a Vercelli? E viceversa, naturalmente.
Come detto, CUP e liste di attesa sono la priorità. Per il primo dobbiamo puntare a un sistema efficace affinché ogni cittadino, attraverso anche l’introduzione di un sistema che utilizzi l’intelligenza artificiale, possa avere un prodotto innovativo, ma al contempo semplice. In questa direzione, stiamo organizzando un hackathon sull’intelligenza artificiale che sarà propedeutico per la riforma del CUP. Un evento che si terrà il 23 e 24 settembre e vedrà coinvolti i principali attori nazionali sull’AI e le start-up.
Per quanto riguarda le liste di attesa, invece, è giusto ricordare che siamo di fronte a una criticità nazionale, tant’è che anche il Governo è intervenuto con una norma ad hoc che, ne sono certo, ci permetterà di operare per il miglioramento anche di questo aspetto.
Per quanto ci riguarda, abbiamo preso in mano da subito la problematica e ad ogni incontro con i Direttori Generali li abbiamo spronati affinché ciascuno si adoperi a trovare una soluzione al problema, perché le liste d’attesa sono al primo posto nell’agenda di tutti noi. Inoltre, stiamo organizzando un sistema di trasporto, specialmente per anziani e per chi non ha l’utilizzo di un mezzo proprio, per favorire la possibilità di spostamento tra ospedali piemontesi nella logica di offrire a tutti reparti di eccellenza.
Il privato accreditato, spesso demonizzato dalla sinistra, non solo ha ormai un ruolo imprescindibile (senza saremmo già al collasso), ma conti alla mano costa meno e funziona mediamente meglio. È un po’ il modello lombardo, in fondo. Il suo ruolo è destinato a crescere, magari con controlli rigorosi, per evitare situazioni ‘ex post’ come quella di Villa Igea ad Acqui Terme?
Il settore pubblico e quello privato accreditato devono garantire una sanità integrata, avendo come obiettivo primo la salute e il benessere dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli. A questo devono accompagnarsi controlli puntuali, perché, come ci ha insegnato l’esempio di Villa Igea, la sostenibilità economica, al pari della qualità delle prestazioni e delle cure, è una delle nostre priorità.
Per questo motivo, ho voluto incontrare AIOP Piemonte, perché penso sia centrale confrontarsi e allinearsi su questi obiettivi comuni ricordando sempre che come formazione politica e ideologica credo nella primazia, nell’indirizzo e nel controllo da parte del pubblico. In questa occasione ho ribadito che la sanità privata può essere di grande aiuto per ridurre i tempi delle liste d’attesa.
Capitolo personale: medici e infermieri in fuga, legittimamente in cerca di prospettive lavorative migliori. E difficoltà a formare tutte le professionalità necessarie. Non è questione che la Regione possa risolvere da sola, ma cosa pensate di fare?
Il privato ha certamente capacità di attrarre personale, sia dal punto di vista economico sia da quello organizzativo, forse più del pubblico. Ne siamo consapevoli e su questo dobbiamo lavorare: il pubblico ha tutte le carte in regola per tornare a essere attrattivo non solo a livello regionale, ma anche nazionale e internazionale: alcune realtà già oggi lo sono ed è importante che lo diventi l’intero sistema sanitario.
Entrando nello specifico, vorrei ricordare che già in questo primo mese siamo intervenuti in tal senso con la richiesta, da parte dell’avvocatura della Regione, dell’irricevibilità del ricorso al Tar che sta bloccando le assunzioni a tempo indeterminato degli infermieri vincitori dell’ultimo concorso e, a breve, Azienda Zero bandirà un nuovo concorso; mentre abbiamo previsto una proroga della graduatoria degli Oss. Tutto ciò per incentivare l’ingresso di nuove risorse fondamentali per aumentare le prestazioni mantenendo un livello qualitativo molto alto.
Secondo qualche osservatore, con il centro sinistra di Chiamparino e Saitta il Piemonte finiva a Moncalieri, all’insegna insomma di un forte ‘torinocentrismo’. Questo fu particolarmente evidente a casa nostra, con un forte ridimensionamento di presidi ospedalieri (da Casale Monferrato a Tortona, per fare due esempi) su cui poi il centro destra dal 2019 ha ricominciato ad investire. Oggi qual è la situazione?
Io arrivo da Casale Monferrato, quindi conosco perfettamente i danni provocati durante il governo del centro sinistra, ma per fortuna negli ultimi anni la situazione è cambiata, anche se rimediare è sempre più faticoso e lungo. Quello che posso dire è che una sanità vicina al cittadino permette di favorire le fasce più deboli della popolazione e noi andremo in questa direzione lavorando al potenziamento dell’attuale rete ospedaliera, anche con la costruzione di nuovi ospedali che andranno a sostituire strutture ormai vecchie e desuete. Anche in un’ottica di funzionalità, risparmio energetico e qualità della vita di chi opera all’interno dei presidi ospedalieri.
Primo Irccs pubblico del Piemonte, basato su una forte partnership tra Alessandria e Casale Monferrato, oltre che con un ruolo determinante dell’Upo. Durante il suo mandato l’iter sarà finalmente completato?
Ho incontrato, a pochi giorni dalla mia nomina ad Assessore, il Ministro della Salute Orazio Schillaci e sul tavolo gli Irccs in Piemonte sono stati tra i primi argomenti trattati, perché poter finalmente avere anche nella nostra Regione un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblico sono convinto che potrà essere un volano per l’attivazione di molti altri.
In particolare sulla candidatura dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria, mi preme ricordare di come la lungimiranza del direttore del DAIRI, il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, il dottor Antonio Maconi, abbia permesso oggi di avere un percorso ben tracciato. Sui tempi, però, non posso ancora sbilanciarmi, ma sono convinto che ben prima della fine del mandato riusciremo a ottenerlo.
Nuovo Ospedale di Alessandria: quali sono i tempi di realizzazione previsti? Le risorse ci sono?
Il nuovo ospedale di Alessandria rientra in ciò che ho detto in precedenza, ossia che vogliamo potenziare la rete ospedaliera attuale sostituendo le strutture vecchie e desuete con nuovi presidi ospedalieri che permettano di razionalizzare e migliorare tutti i servizi offerti. L’ospedale di Alessandria, peraltro, da poco è diventata Azienda Ospedaliero – Universitaria e che diventerà, spero presto, IRCCS; è importante che possa avere una struttura adeguata, moderna e funzionale per sfruttare al massimo queste nuove competenze.
Sui tempi non abbiamo ancora delle certezze perché siamo nella fase della progettazione, mentre le procedure per l’individuazione della localizzazione sono state espletate e quindi possiamo essere ottimisti sull’iter.
Nei prossimi mesi cercheremo di dare, non solo su Alessandria, un’accelerazione sui tempi perché l’obiettivo finale, che si tratti di ospedali o l’incremento di personale e attrezzature tecnologiche, è sempre il miglioramento qualitativo e quantitativo dell’offerta sanitaria per i cittadini piemontesi.
Assessore Riboldi, una riflessione finale sul ‘suo’ Monferrato: lei ha lasciato a Casale un’impronta molto forte, e tocca ora al sindaco Capra, che fu suo vice, procedere nel rafforzamento della Capitale del Monferrato. Cosa manca, davvero, a quest’ultimo per essere come le Langhe?
Noi non vogliamo essere una copia delle Langhe. Noi siamo il Monferrato, antica entità statuale per oltre quattro secoli. Scrigno di arte, architettura e bellezza di livello internazionale. A differenza dei cugini langaroli, ai quali riconosciamo capacità non comuni nella valorizzazione del proprio territorio, noi vogliamo mantenere come valore la nostra biodiversità e non arrivare ad avere una mono cultura: le nostre colline devono essere popolate di vigne, cereali antichi, nocciole, alberi da frutto, pascoli e boschi, unico viatico per continuare a mantenere uno status internazionale nell’oro bianco del Piemonte: il tartufo. Ho sempre pensato che il turismo sia centrale nello sviluppo di un territorio e in questo senso ho operato nei miei cinque anni di mandato di Sindaco, assegnando questa delega proprio a colui che oggi guida la Città di Casale Monferrato, il mio amico Emanuela Capra. Quindi sono certo che il buon lavoro svolto proseguirà a partire dai grandi risultati già raggiunti, come l’aggiudicazione di Città Europea del Vino 2024 con i territori vitivinicoli del Gran Monferrato e dell’Alto Piemonte.
Le Langhe sono diventate il centro turistico che conosciamo non dall’oggi al domani, ma con un percorso lungo, ma ben definito: sono convinto che noi quel percorso l’abbiamo intrapreso!