di Beppe Giuliano
Capitolo 14
Sport era sinonimo di ginnastica, cioè purezza, perfezione estetica, equilibrio: quadretto che – prima d’essere spazzato via dalla guerra – era già stato modificato dall’eco dei Giochi Olimpici di Londra 1908, con l’impresa mancata di Dorando Pietri. (Dario Ricci e Daniele Nardi in ‘La migliore gioventù’)
Alice D’Amato ha vinto lo storico primo oro Azzurro della ginnastica femminile. Oltre un secolo dopo la prima medaglia della ginnastica maschile, vinta a quei Giochi di Londra del 1908 che di solito ricordiamo proprio per la drammatica maratona di Dorando Pietri.
Londra 1908 salvò con ogni probabilità il futuro delle Olimpiadi, dopo il disastro delle edizioni del 1900, la prima parigina, e il baraccone di St.Louis 1904.
Noi esaltammo Pietri e festeggiammo il ginnasta Alberto Braglia. All’epoca era assegnata solo la medaglia del concorso indivuale, composto da anelli, cavallo, sbarra, fune e parallele: Braglia fu il migliore in tutte e cinque.
Aveva già vinto ai Giochi intermedi di Atene nel 1906, organizzati nel decennale della prima Olimpiade moderna, farà il bis nel 1912 a Stoccolma, dove trascinò anche gli altri Azzurri all’oro a squadre.
Modenese, uno dei sei figli di un muratore, era di modesta costituzione, di mestiere sarà fornaio. Lavorava tutta la notte, dormiva fino a mezzogiorno, si allenava nella palestra della società sportiva Panaro fino alle dieci di sera poi tornava a fare il pane fino all’alba del giorno successivo. Dopo la vittoria olimpica lo ricevette Re Vittorio Emanuele III: “Alberto Braglia, con le vostre gesta sportive voi avete onorato l’Italia. Dite, adesso, cosa possiamo fare per voi? Avete un desiderio? Esprimetelo”. E lui chiese un posto, prima alla manifattura tabacchi, poi da bidello: lavorava ogni inverno alle Belle Arti.
L’estate, invece, prese a girare con uno spettacolo acrobatico in cui interpretava alcuni personaggi del ‘Corriere dei Piccoli’: Mascherato da Fortunello o da Cirillino, Braglia guadagnò ciò che lo sport mai avrebbe potuto dargli, e rese felici i ragazzi di ogni angolo del mondo.
Il ‘Corriere dei Piccoli’ era uscito in edicola il 27 dicembre 1908 come supplemento del ‘Corriere della Sera’, soprattutto con traduzioni di tavole a fumetti americane, poi affiancate da personaggi nostrani che ne fecero la grandissima fortuna, a cominciare dal Signor Bonaventura di Sto, la firma di Sergio Tofano.
Fortunello era per esempio ‘Happy Hooligan’ del disegnatore Frederick Burr Opper mentre Cirillino, il piccolo della saga familiare The Newlyweds, veniva dalla penna di George McManus che creò pure Arcibaldo e Petronilla.
Fu la terribile crisi del ‘29 a rovinare “il fornaio di Modena” e Braglia quando morì settantenne, quasi dimenticato, frequentava la mensa comunale dei poveri.
Anche Ettore Petrolini interpretò Fortunello (nella foto)