Ricagni (Centrale del Latte): “Controllo dei costi, latte microfiltrato e lavorazione per conto terzi: così riprenderemo a correre. Ma la qualità dei prodotti freschi resta al centro”

di Ettore Grassano

“La Centrale del Latte non è soltanto un’azienda, con dei soci e un conto economico, ma un patrimonio di tutta la nostra comunità. Questo deve continuare ad essere, ovviamente tenendo il passo dei tempi, e progettando il futuro su un mercato che è in forte evoluzione”. Carlo Ricagni è, da poco più di un mese, il Presidente della Centrale del Latte Alessandria e Asti, di cui peraltro è stato vice Presidente nei 15 mesi precedenti. Figura di estremo equilibrio, e di riconosciuta competenza, Ricagni si muove da sempre all’interno del ‘sistema agricolo’ piemontese: tutti lo ricordiamo come Direttore della Cia di Alessandria, e attualmente è membro di giunta della Camera di Commercio di Alessandria e Asti, dove presiede la Commissione Prezzi, e membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Agrion.

“Ma se sono qui è perché me lo hanno chiesto gli allevatori soci della Centrale, non le istituzioni: e come avrei potuto dire no ad un’azienda che fa parte del mio immaginario e della mia cultura di territorio sin da quando ero bambino?”, sorride Ricagni. Che sa benissimo di dover affrontare (“in squadra con tutto il cda, e con il direttore Cerlesi che in questi anni ha lavorato ottimamente”) sfide non banali, sia sul fronte dei conti, che su quello delle strategie di sviluppo del business, in un comparto che è uscito dal biennio covid ‘con le ossa rotte’, e deve fare i conti, più in generale, con un forte cambiamento dei consumi da parte delle famiglie, soprattutto più giovani.

Presidente Ricagni, la sua nomina è stata vista da molti come un segno di ‘pacificazione’ all’interno della compagine azionaria della Centrale, ma anche come un recupero di ‘alessandrinità’…
Non c’è nessuna guerra in corso tra i soci, chiariamolo pure. Semmai diverse legittime visioni sulle strade da intraprendere per garantire a questa azienda il futuro che merita di avere. La Centrale del Latte è da sempre un fiore all’occhiello di questo territorio, un pezzo di storia locale, di cultura e di identità. E al contempo garanzia di qualità assoluta dei prodotti al consumo, e della filiera che c’è dietro alla bottiglia del latte, al burro o allo yogurt. Fermo restando che la nostra offerta è assai più ampia, ma non possiamo citarli tutti!

Nelle scorse settimane è stato approvato, all’unanimità, il bilancio consuntivo relativo al periodo luglio 2021-giugno 2022, con una perdita di circa 700 mila euro…
Confermo, ma teniamo conto che stiamo parlando di uno dei momenti più difficili e tormentati della nostra economia, conseguente alle evoluzioni della fine del periodo pandemico. Lo stop del settore Horeca (che comprende anche bar, pasticcerie, gelaterie, ristorazione…) – comparto che rappresenta più del 30% del fatturato della Centrale – ha gravato pesantemente sui nostri conti, come su quelli di gran parte delle realtà del settore. Ora è il momento di rimboccarci le maniche, e lavorare su innovazione e sviluppo. Occorre rilevare peraltro che l’approvazione del bilancio è relativa alla chiusura del 30 giugno 2022, e che nei nove mesi successivi, grazie al lavoro e all’impegno di tutta la squadra che opera nella nostra Centrale, a cui si deve aggiungere la completa ripresa delle attività economiche, in particolare del settore Horeca, i conti ed il bilancio stanno riequilibrando velocemente, permettendoci di ragionare sul futuro della società. Inoltre lo sforzo economico dei soci ha consentito di superare il periodo della pandemia senza far ricadere su chi lavora in azienda le criticità di una fase economica mai vissuta dal dopoguerra ad oggi.

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Cosa sta succedendo davvero nel ‘mondo del latte’? Perché è così difficile far ‘tornare i conti’?
La concorrenza è sempre più forte, e il mercato tende a comprimersi, o comunque ad evolvere. La pandemia ha cambiato, forse irreversibilmente, i consumi delle famiglie, e con questo cambiamento occorre confrontarsi. Faccio l’esempio più pesante, ed eclatante, che è quello del latte microfiltrato, detto a media conservazione: è questo oggi il business in crescita, perché sempre più persone tendono ad acquistare il latte con cadenza settimanale, o quindicinale, e non più giornaliera. La nostra Centrale, che ha sempre avuto, e ha tutt’ora, il proprio core business nel latte fresco, di alta qualità, lo ha compreso per tempo, e abbiamo saputo fare investimenti per oltre un milione di euro, che ci consentono di offrire il meglio anche su quel versante. Chiaramente nel breve questo significa costi aggiuntivi: ma non puoi non sostenerli, se vuoi investire sul futuro.

Il latte della Centrale per gli alessandrini è un simbolo, più o meno come i cappelli di Borsalino. E lo si è sempre trovato ovunque: dal grande supermercato alla piccola panetteria/latteria di paese: continuerà ad essere così?
Assolutamente sì, è la nostra forza. Anche se, non nascondiamocelo, questo significa farsi carico di costi distributivi estremamente onerosi: un conto è rifornire grandi supermercati, altro è coprire un territorio estremamente ampio, in qualche caso disagevole, dove però abbiamo sempre scelto di esserci, e così continueremo a fare. Lo spirito cooperativistico e sociale con cui la Centrale nacque, quasi un secolo fa, è nel nostro dna, e continua a caratterizzarci.

La presenza pubblica dei comuni nell’azionariato ha sempre sottolineato questa vocazione sociale dell’azienda. Oggi il Comune di Alessandria c’è ancora, ma ha ridotto la sua presenza, non partecipando alla ricapitalizzazione…
Il comune deve fare i conti con le sue regole, legge Madia e dintorni, anche se fortunatamente, in virtù di una legge del 2019 (fortemente voluto dall’on. alessandrino Riccardo Molinari, ndr) realtà come la nostra centrale possono continuare ad avere una partecipazione pubblica: lo riteniamo fondamentale, proprio per rafforzare l’idea che siamo un’impresa che fa business, e deve stare sul mercato con un’offerta di qualità, ma senza dimenticare il proprio ruolo anche sociale.

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Grande distribuzione e horeca: due canali imprescindibili, in cui siete egualmente presenti: ci saranno novità?
Il settore horeca, ossia bar, pasticcerie e gelaterie, rappresenta da solo circa il 30% del nostro fatturato, e rimane per noi essenziale: lì con la qualità e la freschezza dei nostri prodotti a marchio garantito facciamo la differenza. Sul fronte grande distribuzione, ci siamo in maniera estremamente pervasiva, praticamente riforniamo con prodotti a nostro marchio tutte le principali catene. Stiamo mettendo a punto una filiera che ci consentirà, a breve, anche la lavorazione per conto terzi, che rappresenta certamente uno degli asset del futuro per far crescere il fatturato.

Ambiente e scolaresche: la pandemia ha inevitabilmente stoppato il rapporto con le scuole del territorio, e le tante iniziative di ‘taglio ambientale’ rivolte alle famiglie. Riprenderete il percorso?
Assolutamente sì: siamo convinti che sia giusto abbinare qualità del prodotto e rispetto dell’ambiente, e che questo messaggio sia oggi recepito e apprezzato da quote crescenti di consumatori. Occorre mostrare come tutta la nostra filiera sia orientata alla sensibilità ambientale: dai campi alle stalle, fino alla certificazione di qualità, e al packaging ecologico. E’ importante raccontare tutto questo processo soprattutto alle generazioni più giovani, che sono anche le più sensibili e ricettive a questi temi. La qualità del latte, e degli altri prodotti derivati, è strettamente collegata al processo di filiera, e al rispetto dell’ambiente, e degli animali.

La Centrale del Latte di Alessandria e Asti: le tappe fondamentali

1931, la Centrale viene fondata, come società cooperativa, da una decina di allevatori alessandrini. La prima sede della cooperativa era nell’ex ghiacciaia di Alessandria, in via Borsalino, dove il latte veniva raccolto, pastorizzato e imbottigliato, e veniva venduto solo in città, insieme al burro

1953, nasce la Nuova Centrale del Latte, società per azioni a capitale misto: l’attuale sede di viale Massobrio viene inaugurata il 10 ottobre 1954.

1980, in occasione del rinnovo della convenzione con il Comune, la Centrale diventa La Centrale del Latte di Alessandria fino al 1987.

1987, in occasione dell’acquisizione della Centrale Comunale di Asti, entrano nella compagine sociale anche Comune e Provincia di Asti e l’azienda prende il nome odierno, La Centrale del Latte di Alessandria e Asti Spa.

2007, la Centrale del Latte Alessandria Asti acquisisce anche quella di Viareggio, producendo latte a marchio Mì Latte

2015, viene rilevata la rete di vendita e il marchio Latte Mù della Centrale del Latte di Savona.

Produzione: oltre 15 milioni di litri l’anno, e più di cento prodotti

Sito Internet: www.iltuolatte.it

Attuale assetto societario:

Centro Cooperativo Raccolta Latte e piccoli produttori 41,76%
Azienda Pederbona (SGA) 28,9%
Piemonte Latte (cooperativa di Savigliano, Cuneo, che riunisce 270 allevatori piemontesi) 18,5%
Comune di Alessandria 6,9%
Frascheri Spa 3,08%
Banco-BPM 0,55%
Comune di Novi Ligure 0,31%