Ospedale delle mie brame, sei il più grande desiderio del reame [Centosessantacaratteri]

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di Enrico Sozzetti

C’è chi ha scritto che c’è stato un «colpo di scena». In realtà bastava solo verificare le dichiarazioni e non fermarsi alle affermazioni roboanti della prima ora. Quando la Regione Piemonte, per bocca del presidente della giunta, Alberto Cirio, e dell’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, ha annunciato, dopo un incontro di aggiornamento con la rappresentanza della Conferenza dei sindaci dell’Asl, i direttori dell’azienda ospedaliera e dell’Asl Al e l’Università del Piemonte orientale, che era stata individuata un’area diversa per costruire il nuovo ospedale di Alessandria, bastava semplicemente controllare. E sarebbe subito risultato che la zona di circa duecentomila metri quadrati compresa tra la tangenziale di Alessandria e via Moccagatta, dietro alla clinica ‘Città di Alessandria’, è destinata a verde pubblico (attualmente i campi sono coltivati) e non è per ora edificabile. È questa la zona dove dovrebbe sorgere, per la Regione, il nuovo ospedale che occuperebbe circa novantaquattromila metri quadrati e avrebbe una dotazione di cinquecentotrentotto posti più una novantina di ‘posti tecnici’.

Da una ricostruzione avvenuta nei giorni successivi all’annuncio è emerso che la zona è stata scelta ‘sulla carta’, con l’amministrazione comunale non c’è stato confronto e nemmeno contatti con i proprietari dei terreni.

Poi c’è la questione viabilità. Sempre la Regione ha ammesso di essersi basata per la decisione sulla presenza della tangenziale e di collegamenti urbani, ma di non conoscere in dettaglio i flussi quotidiani di traffico. Ma se è vero che via Moccagatta è connessa con la tangenziale e con la viabilità ordinaria, è altrettanto vero che tutte le strade dovranno essere potenziate dato che mediamente sono alcune migliaia le persone che ruotano quotidianamente in ospedale. E senza contare che dovrà essere collegata direttamente anche la centrale del 118 attraverso un ipotetico percorso che passerebbe a ridosso di un’area boschiva e terreni di proprietà privata.

Durante l’incontro con i giornalisti, Cirio e Icardi non hanno chiarito qual è stato il processo decisionale che ha portato alla scelta dell’area rispetto a quella dell’aeroporto. E Luigi Icardi a una domanda specifica ha risposto «non sappiamo di chi sia l’area».

Successivamente durante una riunione di due Commissioni consiliari, Pierfranco Robotti, dirigente del Comune di Alessandria, ha «espresso perplessità», per usare le parole del sindaco, Giorgio Abonante, rispetto ad alcuni aspetti tecnici, da quello urbanistico («Bisognerà cambiare la destinazione d’uso») a quello della viabilità («Si arriva in quell’area da una strada al momento piccola e poi servirà una discesa dalla tangenziale»).

Cosa accadrà ora? «La nostra risposta sarà nelle osservazioni che stiamo scrivendo e che invieremo alla Regione» dice il primo cittadino.

I tempi teorici. Entro aprile dovrà essere sottoscritto il protocollo di intesa (non prima perché la Conferenza dei sindaci ha avuto un mese di tempo per presentare eventuali osservazioni), entro il 30 settembre dovrà essere affidato l’incarico per il progetto di affidabilità (è anche il termine ultimo per presentare una manifestazione di interesse da parte di privati per realizzare l’opera in partnership con il pubblico) che dovrà essere consegnato entro il mese di giugno del 2024. Il progetto definitivo dovrà essere pronto entro la fine di dicembre del 2025 per consentire la successiva consegna del cantiere e dare il via ai lavori. Tecnicamente è l’Inail che compra l’area, e il progetto, dalla Regione e la affitta per una ventina di anni. L’inserimento del nuovo ospedale di Alessandria nei piani di investimento immobiliare dell’Inail risale per la prima volta all’aprile del 2021.

Ma forse non bisognava fare prima tutte le valutazioni urbanistiche, sulla viabilità e anche idrauliche (pare ci siano dubbi anche su questo fronte) e solo dopo dare l’annuncio?